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"Natanaele gli domandò:
«Come mi conosci?».
Gli rispose Gesù:
«Prima che Filippo ti chiamasse,
io ti ho visto quando eri
sotto l'albero di fichi».
(Giovanni 1,48)
«Come mi conosci?».
Gli rispose Gesù:
«Prima che Filippo ti chiamasse,
io ti ho visto quando eri
sotto l'albero di fichi».
(Giovanni 1,48)
Non sappiamo chi sia Natanaele, il discepolo condotto a Gesù dal futuro apostolo Filippo. C'è chi lo ha identificato con Simone il cananeo perché egli era di Cana (ma in verità “cananeo” significa “zelante”, combattente per la liberazione di Israele dai Romani oppressori). Poiché il nome “Natanaele” significa “Dio ha donato”, c’è chi lo ha riportato all'apostolo Matteo il cui nome vuol dire ugualmente “dono del Signore” (come anche Mattia).
Più popolare è la sua identificazione con Bartolomeo, l’apostolo che nelle liste dei Dodici segue sempre Filippo. Un nesso piuttosto esile, anche se accolto dalla stessa liturgia che nella festa di san Bartolomeo al 24 agosto fa leggere proprio il brano della vocazione di Natanaele, il quale, però, fu forse soltanto un generico discepolo di Gesù. Ciò che, però, ci sorprende nel racconto del quarto evangelista è la sua conversione istantanea da uno stato di scetticismo («Da Nazaret può venire qualcosa di buono?») a un’adesione piena («Rabbí, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!»), solo perché Gesù indovina il luogo in cui si trovava prima che Filippo lo invitasse a seguirlo per incontrare il maestro di Nazaret. Costui, infatti, lo aveva lodato come «un vero israelita in cui non c’è falsità» e gli aveva dichiarato di averlo visto sotto una pianta di fichi.
Su questa modesta annotazione dagli echi così prodigiosi si è esercitata la curiosità degli studiosi. C'è chi ha pensato che Gesù avesse scoperto la vera professione di Natanaele, quella di essere un rabbí o uno scriba, perché non di rado i maestri ebrei di allora insegnavano o studiavano sotto un albero di fico, considerato un simbolo della Torah , cioè della Legge di- vina, quella Legge che è citata da Filippo quando incontra Natanaele: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i profeti» (1,45).
Altri ri- tengono che – sulla base del simbolismo biblico dell’albero della conoscenza del bene e del male – Gesù alludesse a qualche peccato commesso da Natanaele sullo sfondo di un albero di fichi (le piante sono anche i muti testimoni del tentativo di violenza perpetrato nei confronti di Susanna, secondo il racconto del capitolo 13 del libro di Daniele). Per questa via le fantasie possono moltiplicarsi, andando ben oltre l’immagine dello «stare seduti sotto l’albero di fichi» che nella Bibbia è semplicemente un segno di pace messianica e di benessere.
E allora qual è la spiegazione più normale? Natanaele si sorprende perché scopre che Gesù sa intuire dati andando oltre la mera verificabilità sensoriale. La sua è una conoscenza che travalica la normale capacità umana, come spesso si nota nel quarto Vangelo. La meraviglia di quest’uomo semplice è la testimonianza della sua limpidità spontanea di persona in cui non c’è calcolo e doppiezza, pronto ad aderire a Cristo con purezza e semplicità di cuore. E Gesù gli prospetterà un’ulteriore conoscenza e una visione più alta: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste... Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo» (1,50-51).




