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lunedì 14 ottobre 2024
 
Parliamone insieme
 
Credere

Una "grande sinfonia di preghiera" per prepararci al giubileo

25/01/2024  «Il 2024 sarà, per volontà di papa Francesco, l’Anno della preghiera. Di riscoprirla abbiamo un grande bisogno» L'editoriale di Credere. “Parliamone insieme” di don Vincenzo Vitale

Cari amici lettori, nell’Angelus di domenica 21 gennaio, Domenica della Parola, papa Francesco ha parlato della preparazione al Giubileo del 2025, chiedendo di «intensi­ficare la preghiera per prepararci a vivere bene questo evento di grazia e sperimentarvi la forza della speranza di Dio».

Ha dato così inizio all’Anno della preghiera 2024, «un anno dedicato a riscoprire il grande valore e l’assoluto bisogno della preghiera nella vita personale, nella vita della Chiesa e del mondo». Lo aveva già preannunciato nella Lettera a monsignor Fisichella per il Giubileo 2025, immaginando «una grande “sinfonia” di preghiera»: «Per recuperare», scriveva allora, «il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo», preghiera che si deve poi tradurre «nella solidarietà e nella condivisione del pane quotidiano». Tocchiamo qui un nervo scoperto del nostro vivere cristiano: non sappiamo quasi più l’abc della preghiera.

Eppure è un bisogno, spesso inespresso, che affiora in tanti. Ma che cosa signi­fica pregare? Spesso siamo fermi a un’idea un po’ pagana del pregare, come scriveva il teologo martire Dietrich Bonhoeffer, nella poesia Cristiani e pagani, del 1944: «Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione, / piangono per aiuto, chiedono felicità e pane, / salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte. / Così fanno tutti, tutti, cristiani e pagani». A parlarci di “iniziazione” alla preghiera è fra Roberto Pasolini, autore di un libro intitolato proprio così (vedi il nostro servizio a pag. 16). Qui desidero sottolineare solo un aspetto, riprendendo un’affermazione dell’intervistato: la preghiera «è l’arte di stare con Dio.

È il luogo in cui noi ci mettiamo in ascolto di Dio». È proprio la postura inversa di quello che comunemente si intende per preghiera: non tanto il chiedere, ma il mettersi in ascolto di un Dio che si rivolge a noi, ci “parla” e vuole entrare in dialogo con noi. «Parla, Signore, il tuo servo ascolta»: questo impara il piccolo Samuele, che diverrà profeta, dall’esperienza di rivelazione notturna del Signore nel tempio. Come ha spiegato papa Francesco nella Messa del 21 gennaio, preghiera e Parola sono legati: «Bisogna non essere “sordi” alla Parola. È il nostro rischio… la sentiamo, ma non la ascoltiamo; la ascoltiamo, ma non la custodiamo; la custodiamo, ma non ci lasciamo provocare per cambiare».

E ha sottolineato: «Soprattutto, la leggiamo ma non la preghiamo», mentre «la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo». Con la preghiera impariamo a «stare con il Signore» e impariamo ad aprirci agli altri. Nella poesia citata, Bonhoeffer prosegue, pensando al Cristo che patisce: «Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione, / lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane, / lo vedono consunto da peccati, debolezza e morte. / I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza». A ben vedere, non sono altri i frutti che un Giubileo deve portare nella nostra vita: assumere l’essere-per-gli-altri di Cristo. L’Anno di preghiera, che accompagneremo con servizi e approfondimenti, ci aiuti a predisporci per la grazia che il Signore vorrà donare a ciascuno e ciascuna.

 
 
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