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lunedì 05 giugno 2023
 
Novità discografiche
 

30 anni di carriera per Ligabue all'insegna del magico 7

01/12/2020  Esce il 4 dicembre il nuovo album di inediti 7 del rocker di Correggio, che proprio quest'anno ha festeggiato i 60 anni. E anche un cofanetto con i 77 singoli della sua lunga e prolifica carriera. "In un momento come questo le canzoni possono servire a dare calore e conforto e infondere speranza"

22 album, 6 libri, 3 film da regista, oltre 800 concerti tra teatri, club, palasport, stadi e grandi spazi all'aperto. E 77 singoli in trenta anni di carriera. Questi i numeri di Luciano Ligabue, il rocker di Correggio che ha deciso di celebrare questo traguardo della sua carriera e i suoi 60 anni con due uscite: l’album di inediti 7 e il cofanetto 77 + 7, che appunto ripropone al pubblico tutti i singoli della sua produzione sterminata. La conferenza stampa di presentazione della doppia uscita, fissata per il 4 dicembre, è cominciata proprio così, dalla sua mania per il numero 7. «Quando ancora mi arrivava la posta cartacea trovai a brevissima distanza l’una dall’altra due lettere di numerologhe che mi dicevano che io incarnavo il numero 7. Perché sia il mio nome sia il mio cognome sono formati di sette lettere, perché il santo di cui porto il nome si celebra il 7 gennaio, perché la mia prima esibizione dal vivo è del 1987 e il mio primo concerto in uno stadio del 1997. Un po’ per gioco, un po’ per non inimicarmi le stelle, ho deciso di sfruttare questo mio legame con il 7».  I 30 anni di carriera Ligabue avrebbe voluto celebrarli come ama più fare, cioè con una grande festa dal vivo con i suoi numerosi fan. Ma l’anno della pandemia ha congelato tutti i concerti. «Così, io che per natura vado sempre avanti a testa bassa scrivendo tantissimo, forse troppo, mi sono ritrovato a rivolgere lo sguardo al passato. E ho deciso di confezionare questo album di ricordi». E da poco è uscito anche un libro È andata così,trent'anni come si deve (Mondadori) scritto con il giornalista massimo Cotto, in cui ripercorre la sua vita a partire dal momento in cui ha deciso che avrebbe voluto cantare. «La mia prima esibizione fu quando ancora suonavo con gli Orazero: era una domenica pomeriggio in un circolo culturale con 100 persone che conoscevo quasi tutte e condizioni tecniche al limite del ridicolo. Ma la sensazione che ho provato di fronte al pubblico è stata così bella che ho deciso che avrei voluto replicarla. Infatti suonare dal vivo è l’aspetto che più mi piace del mio lavoro, di cui sono grato al destino. Ho fissato come data del mio ritorno sul palco il 16 giugno per un concerto a Campovolo di Reggio Emilia per cui sono già stati venduti tutti e 100.000 i biglietti. Spero davvero che si possa fare, sarà una liberazione dopo più di un anno di frustrazione, rabbia e per tutti anche tanto dolore. Non riesco a immaginarmi un futuro di concerti in streaming, l’elemento umano quando canto è insostituibile». Sicuramente il periodo che stiamo attraversando mette a dura prova anche gli artisti. «Certo, la creatività è legata agli stati d’animo», dice il cantante, «e quelli di questo momento sono preoccupazione, paura, stress. Ma tutto ciò può anche suscitare un bisogno di speranza. Io cerco sempre di infonderla nelle mie canzoni. Non credo che le canzoni possa risolvere i problemi delle persone, ma sono come una mano su una spalla, recano conforto, calore, e fanno compagnia». Tra le canzoni del nuovo album ha un riferimento alla situazione attuale Volente o nolente, che parla di due innamorati costretti a vivere a distanza e che esprimono desideri anche molto naif su quello che vorrebbero fare insieme. E la canzone, cantata con Elisa, è il primo duetto dell’artista in un suo album, Il sodalizio tra i due cantanti era iniziato 15 anni fa quando Ligabue scrisse per Elisa Gli ostacoli del cuore. Ligabue alla professione di cantante ha affiancato quella di regista per tre film, tutti premiati con il Nastro d’argento. «Fare un film per me è molto più faticoso rispetto a fare musica, mi costringe anche a stare lontano dal palco, quindi per me è un grosso sacrificio che faccio solo se ho una storia importante da raccontare». Nel corso della chiacchierata con i giornalisti Ligabue confessa anche i suoi momenti di debolezza: «Spesso mi sono scontrato con l’immagine che gli altri avevano di me e che non corrispondeva a quello che ero davvero. Ciò fa sentire un po’ soli. Il peso della notorietà a un certo punto mi era divenuto così insostenibile che nel 1999 avevo meditato di ritirarmi, ma poi pensando a quando mi sarebbero mancati i concerti ho desistito».  Una considerazione infine su che come potremmo uscire migliori dalla pandemia: «Ci vuole molto ottimismo per crederci. Io credo però che dovremmo approfittare della situazione per fermarci, ripensare alle nostre priorità e capire come si può godere di tutti i vantaggi della nostra società cercando di essere davvero felci». 

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Multimedia
Ligabue duetta con Elisa in "Volente o nolente"
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