Niente più padrini e madrine alla Cresima. Dal 1° gennaio 2018 nella diocesi di Brindisi – Ostuni a presentare al Vescovo i cresimandi saranno i loro catechisti che li hanno accompagnati nel cammino di preparazione. È la decisione dell’arcivescovo Domenico Caliandro che ha firmato un decreto reso pubblico nei giorni scorsi e firmato il 6 febbraio. «Non ho abolito la figura del padrino e della madrina», precisa Caliandro al telefono, «ma si tratta di un esperimento pastorale che sarà valido per tre anni. Dopodiché insieme ai sacerdoti della diocesi vedremo se proseguire su questa strada o tornare indietro. Anche prima del 2018 i genitori che lo desiderano possono già chiedere che siano i catechisti a presentare i loro figli per la Cresima».
Non cambia nulla per il Battesimo per il quale i genitori del bambino potranno continuare a scegliere padrino e madrina secondo i criteri richiesti dalla Chiesa. La scelta di monsignor Caliandro è arrivata dopo aver ascoltato a lungo tutti i sacerdoti della diocesi: «La sollecitazione in questo senso è arrivata proprio da loro», spiega, «alla fine il 98 per cento era d’accordo». Il motivo di questa scelta è duplice: «Il più delle volte i padrini della Cresima venivano scelti con criteri e finalità molto diversi da quello che intende la Chiesa. Ci sono stati casi, qui a Brindisi ma anche nelle altre diocesi dove sono stato vescovo, di persone, solitamente povere o di modesta estrazione sociale, che per fare il regalo al padrino e non sfigurare davanti ad amici e parenti hanno organizzato una cerimonia al ristorante facendo un mutuo in banca o, peggio, sono finiti nella morsa degli usurai. Questo non è bello, sono persone semplici che magari agiscono in buonafede o spinti da un senso di vergogna e non possono rovinarsi economicamente per questo. Il sacramento della Cresima non è la festa e la corsa al regalo ma il dono dello Spirito. Nella Chiesa antica il padrinato era un valore, oggi è diventato quasi un peso, un obbligo economicamente impegnativo da assolvere. In futuro, chi vorrà, potrà festeggiare con un piccolo buffet in parrocchia e in oratorio senza grosse spese».
L’altro motivo di questa decisione è legato a un aspetto pastorale: «I catechisti», continua Caliandro, «sono le persone più adatte a presentare i ragazzi perché li conoscono, li seguono per otto anni nella preparazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e sono le persone che affiancano maggiormente la famiglia nell’educazione religiosa dei figli. Così, in futuro, sarà proprio il catechista a mettersi al accanto vescovo per presentare alla comunità il ragazzo che chiede la Cresima».
Mons. Domenico Caliandro, 69 anni, dal 2012 è arcivescovo di Brindisi dopo aver guidato la diocesi di Nardò-Gallipoli, dal 2000 al 2012, e quella di Ugento-Santa Maria di Leuca, dal 1993 al 2000
Altre diocesi, da Lecce a Melfi, hanno già fatto una scelta simile
La decisione di mons. Domenico Caliandro non è una novità assoluta: «La diocesi di Lecce ha preso questa decisione già da qualche anno », dice, «non siamo i primi». Di recente, anche il vescovo di Melfi, Gianfranco Todisco ha “congelato” la figura dei padrini per tre anni sottolineando il fatto che molte persone scelte erano inadatte per la scarsa consapevolezza del ruolo da svolgere dal punto di vista educativo e della fede.
Decisioni del genere sono comunque in linea con le leggi della Chiesa visto che il Codice di diritto canonico prevede i padrini per i battezzandi o cresimandi non in modo assoluto ma «per quanto è possibile» e che spetta «all’ordinario del luogo stabilire il criterio da seguire nella sua diocesi».
La questione dei padrini nei sacramenti più volte è venuta fuori nel dibattito su Amoris laetitia. In passato, i divorziati risposati non potevano assumere l’incarico di fare da padrino. Ora dopo il doppio Sinodo sulla famiglia e l’esortazione firmata da papa Francesco questo divieto è caduto: «Amoris laetitia», conclude mons. Caliandro, «è un’opera meravigliosa che chiede di accostarci a ogni singola persona e guidarla alla luce del Vangelo e degli insegnamenti della Chiesa. Il Papa in questo documento dice che c’è una via di salvezza per tutti perché Dio non condanna mai e spetta a noi vescovi il discernimento e riconoscere questo cambiamento nelle persone. La Chiesa si fa amica e compagna di strada come Gesù con i discepoli di Emmaus. Però la pastorale richiede tempi lunghi, quindi anche autorizzare una persona che si trova in una situazione particolare a fare da padrino richiede un’analisi attenta, non è un atto meramente burocratico come pensano purtroppo molti».