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sabato 22 marzo 2025
 
Lutto
 

Addio a Gimondi, monumento dello sport italiano

17/08/2019  Un campione amato e ammirato, sia per le sue imprese sportive sia per il suo stile di uomo cortese ed ironico. Lascia la moglie e due figlie. Martedì i funerali.

Felice Gimondi, morto ieri a 76 anni per un attacco di cuore mentre faceva il bagno in Sicilia durante una vacanza con  la moglie Tiziana, era un monumento dello sport italiano. Un campione amato e ammirato, sia per le sue imprese sportive sia per il suo stile di uomo cortese ed ironico. “Un albero maestro”, lo definì il giornalista sportivo Mario Fossati. Un esempio di “classe all’italiana”, come titola oggi il quotidiano sportivo francese L’Équipe.

Figlio di Angela Salvi e di Mosè Gimondi, Felice era nato il 29 settembre del 1942 a Sedrina, un piccolo comune all’imbocco della Val Brembana. Sua mamma (morta a 103 anni) era la postina del paese e portava la posta in bicicletta, il padre aveva una piccola impresa di trasporti. La prima bicicletta di Felice era di colore rosso e fu il regalo per la promozione alle scuole elementari. A 16 anni gli fu regalata la prima bicicletta da corsa. Ogni tanto Felice dava una mano alla madre portando al posta in bicicletta nelle loclaità più lontane da Sedrina, ma poi cominciò seriamente a fare il corridore.

La prima gara Felice la corse a Treviglio, la prima vittoria fu a Celana, sempre nel bergamasco. Il mondo del ciclismo si accorse di Gimondi quando era ancora dilettante. Nel 1964 Felice vinse  il Tour de l’Avvenir, un mini Tour de France dedicato ai corridori under 23 anni. Passato professionista, l’anno dopo Gimondi partecipò al Tour del France. Avrebbe dovuto fare il gregario di Vittorio Adorni, invece Gimondi prese la maglia gialla alla terza tappa e, a parte una parentesi di due giorni, la indossò fino al trionfo di Parigi.

Chissà quanto avrebbe continuato a vincere Gimondi se, sulla sua strada, non avesse incontrato il belga Eddy Merckx, soprannominato il “cannibale”. Ognuna delle sue grandi vittorie Gimondi l’ha strappata con  i denti, l’astuzia, la tenacia dei bergamaschi e la forza al grande rivale, che oggi lo piange dicendo “Stavolta perdo io”.  Gimondi ha vinto tutte le corse più importanti: dopo il Tour, tre Giri d’Italia (1967-1969-1976), la Vuelta di Spagna (1968), classiche “monumento” come la Parigi-Roubaix (1966), il Giro di Lombardia (1966-1973), la Milano-Sanremo (1974). Vinse la massacrante Parigi-Bruxelles due volte, a distanza di dieci anni, nel 1966 e nel 1976. In totale Felice Gimondi ha vinto 14 tappe fra Tour de France, Giro d’Italia e Giro di Spagna.

La sua vittoria capolavoro fu quella del campionato mondiale su strada nel 1973 a Barcellona. Alla fine della gara, in una giornata caldissima,  Gimondi si trovò in fuga con il solito Merckx, il giovane belga Freddy Martens e lo spagnolo Luis Ocaña. Come scrisse il giorno dopo sulla Gazzetta dello Sport Bruno Raschi, Merckx e Maertens  “avrebbero dovuto lasciarlo, secondo pronostico, alla pedaliera”. Invece Gimondi, scrisse sempre Raschi, “ha spolverato gli avversari rimontandoli al largo dopo una partenza nel vento, sostenuto da un rapporto ch’egli, unico, era a ancora in  grado di spingere”.

Gimondi conquistò il titolo mondiale all’età di 31 anni, pareva ormai avviato al crepuscolo, invece vinse ancora il Giro d’Italia del 1976, a 34 anni, vincendo il duello con il belga De Muynck nella tappa a cronometro dell’ultimo giorno ad Arcore. “Miracolo a Milano”, titolò il giorno dopo La Gazzetta dello Sport. Il ritiro dalle corse arriverà due anni dopo, nel 1978, alal fine del Giro dell'Emilio. Gimondi confidò di essere tornato in albergo con le lacrime agli occhi. Dopo il ritiro, Gimondi lavorò nel settore delle assicurazioni e come manager di varie squadre ciclistiche.  Nel 1998, quando Marco Pantani vinse il Tour de France, anche Gimondi (ultimo italiano a vincere la corsa prima del campione romagnolo) salì sul podio di Parigi.

Sposato dal 1968 con Tiziana Bersano (conosciuta durante un ritiro invernale della sua squadra a Diano Marina), Gimondi aveva due figlie, Norma e Federica. Intervistato nel 2016, Gimondi confidò: "Ho soltanto due rimpianti. Aver lasciato spesso sola mia moglie nei primi anni di matrimonio. E non aver visto crescere le mie bambine. Sono cose che valgono più di tutte le vittorie del mondo".

I funerali di Felice Gimondi saranno celebrati martedì 20 agosto alle 11 nella chiesa parrocchiale di Paladina, alle porte di Bergamo. 

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