Lingua morta a chi? Padre Reginald Foster scriveva, parlava, imprecava e twittava perfettamente in latino. Carmelitano scalzo, personaggi sui generis, è stato il latinista di quattro Papi. È morto di Covid il giorno di Natale in una casa di riposo di Milwaukee, nel Wisconsin. Foster, che le Guardie Svizzere avevano soprannominato “il benzinaio” per gli abiti da operaio che, facendo storcere il naso ai monsignori della Curia, indossava per le strade della Capitale come nei palazzi papali, aveva 81 anni per metà dei quali aveva lavorato in Vaticano come traduttore di encicliche, bolle e lettere apostoliche nella lingua di cui si era innamorato da ragazzino.
Figlio, fratello e nipote di idraulici, padre “Reggie” Foster parlava latino con l'eloquenza di Cicerone: «Con lui la Santa Sede ha perso uno dei personaggi più in technicolor di tutti i tempi», ha scritto John Allen, il vaticanista di Crux. In un telegramma, a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e indirizzato a padre Saverio Cannistrà, Preposito generale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, papa Francesco ha ricordato il suo impegno come studioso che, in Vaticano, ha dato luce con la lingua latina a innumerevoli documenti e, in modo altrettanto assiduo e generoso come maestro e insegnante, che ha formato numerosi allievi. «Che riceva dal Signore una grazia pari alla misura del contributo da lui reso nel tempo», è stata la preghiera del Papa, «ha dato luce con la lingua latina a innumerevoli documenti e, in modo altrettanto assiduo e generoso come maestro e insegnante, che ha formato numerosi allievi».
Soprannominato scherzosamente “Latin lover”, padre Foster (che parlava correttamente anche italiano, greco e tedesco) era arrivato a Roma per studiare nei primi anni Sessanta. Dal 1970 al 2009 ha lavorato nella sezione Letteratura latina della Segreteria di Stato, dove aveva dodici traduttori, cominciando con un messaggio di congratulazioni di Paolo VI all’allora dittatore dell'Uganda, Idi Amin. Da allora e per quattro decenni, fino a quando non è andato in pensione, è stata la voce latina di altri tre pontefici: Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di cui curava l'account Twitter in latino Pontifex_it, aperto da Ratzinger nel dicembre del 2012 e proseguito da papa Francesco. Oggi conta 944 mila followers e nella pagina iniziale si legge: “Tuus adventus in paginam publicam Papae Francisci breviloquentis optatissimus est”.
La traduzione di microchip? Assula minutula electrica
Per i suoi studenti dell'Università Gregoriana, Foster era “Reginaldus”: «Non c'è bisogno di essere eccellenti per sapere il latino: prostitute, mendicanti e papponi lo parlavano nell'antica Roma, dunque c'è speranza per noi», diceva. Padre Foster amava scandalizzare: nella privacy della sua cella monastica (dove dormiva per terra con solo una coperta leggera) diceva messa «vestito come alla nascita», aveva confidato una volta al Minneapolis Star Tribune in un aneddoto secondo alcuni apocrifo.
Negli anni era diventato sempre più indispensabile, scriveva in latino, lingua ufficiale della Santa Sede, i testi ufficiali del Magistero, fedele interprete di una lingua che non considerava affatto morta e invece adattabile al mondo contemporaneo: come quando trovò l'equivalente latino per microchip (“assula minutula electrica”) o insistette per riprogrammare il Bancomat della Città del Vaticano con l'opzione che avrebbe usato il suo amato Cicerone se si fosse trovato a passare di lì: “Inserito scidulum quaeso faciundam ut cognoscas rationem”, “Inserisci la carta per sapere come procedere”. Prelevare denaro, si legge sullo schermo, è la “deductio ex pecunia”. Il saldo invece è “rationum aexequatio”, i movimenti “negotium argentarium”. Alla fine lo sportello telematico ti dice: “Retrahe scidulam depositam”, ritira la scheda.
La formazione di padre Foster era riconosciuta in tutto il mondo, anche per il suo metodo pedagogico unico e per la presentazione della lingua latina come “vivente”. Ha insegnato a generazioni di studenti ad amare il layino e la città di Roma nel suo programma estivo di Roma Latina, Aestiva Romae Latinitas, sempre offerto gratuitamente. Nel 2010 l'Università di Notre Dame nell'Indiana gli aveva conferito la laurea honoris causa per il suo contributo agli studi di questa lingua.