ADDIO AL RE DEL CALCIO
Era nell’aria, ma finché non c’era la notizia, viveva la speranza. Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé, ci ha lasciati. A 82 anni, il re del calcio è spirato in un ospedale di San Paolo, in Brasile, il Paese che lui ha fatto conoscere nel mondo come patria elettiva del football.
I TRE MONDIALI VINTI
Ci sono giocatori – non molti in realtà - che possono vantarsi di aver preso parte a 3 mondiali. Lui, 3 mondiali, li ha vinti. Nel 1958, non ancora diciottenne, trascina per la prima volta il Brasile sul tetto del mondo, annullando in finale la Svezia padrona di casa 5-2.
Quattro anni dopo c’è il bis, in Cile, ma a quel Mondiale non lasciò il segno per un grave infortunio alla seconda partita. Nel 1970 in Messico tornò protagonista, e fu per noi italiani l’amara occasione di constatare la sua forza atletica, oltre che tecnica. Nella più classica delle finali, Brasile-Italia, volò nell’aria rarefatta di Città del Messico per colpire il pallone e scaraventarlo alle spalle di Albertosi, con il nostro Burgnich sopraffatto da quel balzo felino. Finì 4-1 ma ci inchinammo al Brasile più forte di sempre, a detta di molti.
I RECORD SPORTIVI
O rei, il re. Un misto di velocità sul breve, tecnica e fantasia che lo hanno lanciato di diritto nell’empireo del calcio, un passo sempre avanti al suo mondo. Le statistiche non dicono tutto, ma aiutano a dare la giusta dimensione del fenomeno: è il calciatore ad aver segnato più reti in campionato con la stessa maglia, quella del Santos, 568 gol. Secondo i dati raccolti dalla Fifa, Pelé ha realizzato 1.281 gol comprensivi di amichevoli, incontri non ufficiali e nelle giovanili. 6 scudetti con il Santos nel campionato brasiliano, 2 Copa Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali. Innumerevoli i titoli di capocannoniere, sia con il club che in Nazionale.
OLTRE IL PALLONE
Dopo aver vinto il Mondiale del 1970, iniziò una curiosa avventura negli Stati Uniti, dopo approdò nei New York Cosmos con l’intenzione di promuovere il calcio in America Settentrionale. Forse è l’unica impresa mancata. Nel 1981 tornò a essere protagonista, ma questa volta sul grande schermo, nel film Fuga per la vittoria. La sua rovesciata nel finale di partita è l’emblema di quel lungometraggio e arriva a noi ancora oggi, 40 anni dopo, in tutta la bellezza di un gesto tecnico e atletico di rara maestria.
Perché Pelé per la storia del calcio è stato questo, un campione che ha saputo riunire in sé le più grandi doti, non solo sportive, ma anche umane, al punto che è stato sempre facile riconoscersi suoi “sudditi”, ammiratori incondizionati del re, O Rei.