Adriano Sansa (foto Ansa)
Serve anche a noi, non solo agli indagati, la presunzione di non colpevolezza. Speriamo in cuor nostro che non sia vero l’orrore del Reggiano: bambini sottratti ai genitori con l’imposizione di memorie di abusi inesistenti, perfino con l’uso di scariche elettriche; padri e madri privati dei figli, per l’azione di servizi sociali, psicologi e terapeuti; coppie affidatarie corrotte e spaventosamente inadatte. Tutto a fine di lucro, con visite e ricoveri strapagati a carico pubblico. I delitti ipotizzati, truffe, falsi, maltrattamenti, estorsioni e lesioni gravissime, con danni irreparabili a bambini e genitori, significherebbero un mostruoso capovolgimento del criterio dell’interesse del minore che presiede al nostro sistema. Al di là di severissime condanne, occorrerebbe riflettere sul controllo dei servizi sociali, l’efficienza del tribunale per i minorenni, l’assenza di incompatibili attività dei suoi giudici onorari. Non è l’affidamento familiare in sé in discussione; è uno strumento prezioso se una famiglia naturale sia davvero abusante o gravemente incapace, non mai per povertà di mezzi, che va altrimenti soccorsa, di allevare i figli. Si tratta di una misura lecita solo dopo che siano stati tentati tutti gli altri sostegni; delicatissima, poiché incide nel corpo e nella mente del bambino, dei genitori naturali e affidatari. Snaturarla e inquinarla sarebbe un tradimento delle persone e dei valori più profondi della comunità e dell’umanità.