In 11 scuole materne comunali sparse tra le province di Monza-Brianza, Lecco e Bergamo, le porte dell’asilo nido verranno aperte, sin da novembre, anche di sera, un solo venerdì ogni mese. Si tratta di poche ore, dalle 19.30 alle 22.30. Quanto basta per permettere ai genitori una breve uscita serale. Una scelta che potrebbe far storcere il naso a chi ritiene l'uscire la sera assolutamente secondario nella vita di un genitore.
Ma se ogni tanto sai di poter essere coppia affettiva e non solo coppia genitoriale, forse tutto funziona meglio. Chi aiuta le giovani famiglie, sa che fatica fanno mamma e papà a rimanere anche compagni di vita e partner affettivi, dopo la nascita del loro bambino.
L’ansia e le cure correlate allo stato di neo-genitori mettono l’uomo e la donna in secondo piano. Occuparsi di un figlio spesso significa doversi dimenticare di essere anche uomo e donna, marito e moglie. Un tempo c’erano anche i nonni e la famiglia allargata a prendersi cura dei bebè. Oggi invece tutti sono al lavoro e spesso anche si vive lontani dalla propria famiglia di origine. Per cui durante il giorno ci sono quasi sempre nido, tate e baby sitter, poi quando tornano a casa mamma e papà, il pargolo viene accudito e curato da loro. E’ un diritto sacrosanto del bambino avere genitori disponibili, pronti a farsi carico di ogni suo bisogno di giorno e di notte. Ma in questi tempi ipercongestionati, dove tutti siamo multitasking, si diventa genitori essendo al tempo stesso anche lavoratori a tempo pieno, magari pendolari, magari anche impegnati nell’accudimento di qualche famigliare anziano e bisognoso.
I genitori oggi sono cosi stressati e impegnati, così desiderosi di essere mamme e papà perfetti di un bambino ancora più perfetto, da dimenticarsi a volte di nutrire e sostenere la propria coppia affettiva, composta da due adulti che quel bambino hanno messo al mondo, ma che esistevano già prima che quel bambino nascesse.
Capita spesso nel lavoro di psicoterapeuta di incontrare giovani coppie sfinite e stremate, sull’orlo di una crisi insanabile, perché, dopo la nascita del bebè, si sono così concentrati così tanto sui propri compiti di mamme e papà da aver messo in secondo piano tutto il resto. Il termine coniato per descrivere la crisi della coppia coniugale dopo la nascita di un figlio è “baby clash”, ovvero, entro i suoi primi tre anni di vita, il neonato fa fare “clash” (cioè sfracella e fa collassare) la coppia che lo ha messo al mondo . Succede sempre più spesso ( alcune statistiche raccontano che ne venga coinvolta almeno 1 coppia su 10) perché mamma e papà non sanno più che marito e moglie vogliono essere. Spesso non si ricordano nemmeno di cosa vuol dire essere marito e moglie.
Invece, crescere un bambino implica prima di tutto tenere in vita anche la coppia amorosa adulta, quella che vive al piano alto della famiglia. Dopo i primi sei mesi, mamme e papà devono ricominciare a fare bene i compagni di vita. Devono riacquistare intimità e complicità adulta. Devono ridare forze ed energia anche alla loro vita sessuale, spesso annebbiata dalle lunghe notti insonni e dalla presenza del neonato nella culla di fianco al letto matrimoniale, se non addirittura nel lettone stesso.
Per me, fanno bene i nidi a dare una serata di libertà a mamma e papà, aiutandoli a ri-scoprirsi anche come coppia affettiva. Qualcuno penserà che questo è l’ennesimo esperimento per non far diventare mai grandi i neo-genitori, per non aiutarli a imparare la fatica e la frustrazione implicitamente connesse al ruolo genitoriale che impone di non concentrarsi troppo sui propri bisogni per riversare invece le proprie energie sul piccolo nato. Questo è vero nei primi 3-6 mesi, superati i quali la coppia adulta ha bisogno di nutrirsi. Allevare e nutrire un neonato rischia di “de-nutrire” i bisogni emotivi e affettivi dei suoi genitori se mamma e papà non sanno ritrovare anche il tempo della coppia.
A questo mi sembra che serva l’esperimento del nido aperto una sera al mese per favorire un tempo di libertà a mamma e papà. Per questo io plaudo l’iniziativa.