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mercoledì 23 aprile 2025
 
Scuola
 

Allarme scuole paritarie: migliaia a settembre potrebbero non riaprire più

09/04/2020  E' la denuncia di suor Anna Monia Alfieri, che parla di una stima del 30% di scuole a rischio a causa del mancato pagamento delle rette. la sua proposta al governo è quella di detrazione delle rette. «Se le paritarie restano in vita è anche un guadagno economico per lo Stato oltre che una garanzia della pluralità dell'offerta formativa»

Le scuole paritarie stavano vivendo da anni una grossa crisi ma l’emergenza coronavirus potrebbe metterle in ginocchio e molte di esse saranno costrette a chiudere con l’avvio del prossimo anno scolastico. A denunciare la drammatica situazione è suor Anna Monia Alfieri,, esperta di politiche scolastiche e gestore di scuole paritarie che ha lanciato una petizione che ha raccolto circa 80.000 firme affinché venga riconosciuta alle famiglie la detrazione  della retta che avrebbero dovuto pagare o che avevano già pagato per il tempo dell’emergenza coronavirus. Che cosa sta succedendo in queste settimane? «Molte famiglie, spaventate dalla diminuzione o scomparsa del reddito non pagano più le rette. Che sono la pressoché unica risorsa per le scuole paritarie, con le quali devono sostenere tutti i costi del mantenimento della scuola, gli stipendi dei docenti, le utenze, l’affitto dei locali. Già molte scuole erano indebitate e questa mancanza di introiti darà loro il colpo di grazia. Abbiamo stimato che il 30% delle scuole paritarie a settembre non riaprirà, per un totale di 300.000 studenti. E a rimetterci non saranno solo le scuole paritarie stesse ma anche quelle pubbliche, poiché questi studenti si riverseranno su di esse quando il grosso problema che si pone di fronte è il già eccessivo affollamento delle classi che renderà difficile permettere il distanziamento sociale. E graverà anche sulle casse dello Stato poiché si calcola che in media uno studente costa 10.000 euro l’anno, mentre il contributo che lo stato dà alle paritarie per ogni studente è di soli 500 euro».
Le scuole paritarie attualmente in Italia sono 12.564 per un totale di 866.905 studenti a fronte delle 40.749 statali. Per la maggior parte di esse si tratta di scuole dell’infanzia (8957). 1385 le primarie, 622 le medie e 1.600 le superiori. Il grosso di esse è concentrato al Nord,  tra Lombardia, Veneto e Trentino. 
Anche in mancanza del pagamento della retta le scuola stanno andando avanti con la didattica a distanza, che hanno approntato dotandosi a proprie spese della strumentazione necessaria. L’anno scolastico per essere validato e rilasciare i titoli corrispondenti deve andare fino in fondo. «Ma a settembre molte non ce la faranno», continua Anna Monia Alfieri. «E questo costituirà un impoverimento di tutto il sistema scolastico italiano, che perderebbe  la pluralità dell’offerta.  Mentre il quasi tutto il resto di Europa si può scegliere liberamente tra scuola pubblica e privata senza alcun aggravio dei costi, anche nella laicissina Francia. Eppure si calcola  che negli anni le scuole paritarie hanno fatto risparmiare allo stato 6 miliardi di euro».
Per il momento i nidi e le scuole di infanzia hanno messo in cassa integrazione insegnanti ed educatori, e alcune scuole non sono riuscite a pagare gli stipendi di aprile e peggio ancora sarà per quelli di maggio. «Grava anche l’incubo delle cause di risarcimento che alcuni avvocati improvvisati stanno proponendo alle famiglie», dichiara l’esperta. Per scongiurare la chiusura delle scuole l’opposizione ha presentato una serie di emendamenti al decreto scuola a favore delle paritarie che però sono stati derubricati dall’ordine del giorno. «Gli unici sostegni alle paritarie riconosciuti potranno andare alle scuole d’infanzia, e sono stati stanziati 2 milioni di euro per la didattica a distanza per un corrispettivo di 2 euro a studente», continua Anna Monia Alfieri.
Quindi tutto è perduto?
«La petizione con la richiesta di detrazione delle rette continua a raccogliere firme  e ripongo speranza nel premier Conte, una persona di grande equilibrio che spero capisca l’urgenza  di questo provvedimento. Soprattutto per il bene del paese. L’Italia è risorta dalla seconda guerra mondiale soprattutto grazie alle scuole, tante, pluralistiche, e per costruire il futuro  c’è bisogno anche di credere e investire nell’istruzione». 
 

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