Non bastavano il rischio
di default, l'euro in bilico, i rigurgiti neonazisti, lo spread,
proprio no. In Grecia, l'ultima minaccia per il Governo, appena
eletto e tutt'altro che stabile, viene dal rapporto presentato ieri
da Amnesty international: l'accusa, accompagnata da fatti e
testimonianze dirette, è di quelle che meritano risposte convincenti
subito. Prima che la situazione sfugga di mano. A patto che non sia
già accaduto... Sarebbe infatti ammissibile, di fronte ai propri
cittadini esasperati e alla comunità internazionale, accettare che
la polizia di un Paese democratico abusi dei propri poteri mettendo
in atto violenze smisurate e immotivate contro manifestanti in
atteggiamenti palesemente pacifici? La verità è che non sembra al
momento esserci una via d'uscita che restituisca credibilità alle
forze dell'ordine greche quando sono in primis le stesse autorità ad
aver chiuso non solo uno, ma entrambi gli occhi, di fronte a una
lunga serie di brutalità denunciate dalle vittime. Il risultato di
questa indifferenza è un clima che più elementi della polizia
devono aver equiparato, nei mesi scorsi, all'impunità. Una
situazione che, pur in un contesto totalmente differente, sembra aver
fatto leva su meccanismi simili a quelli che portarono alle
degenerazioni tristemente note consumate durante il G8 di Genova.
"Il nuovo Governo
greco ha ora l’opportunità di riconoscere il livello di violenza
da parte delle forze di polizia, di prendere le misure necessarie per
garantire che la polizia agisca con moderazione e mostri chiari segni
identificativi durante le manifestazioni, nonché di rimediare alle
carenze della stessa polizia, degli inquirenti e delle autorità
giudiziarie nella conduzione di indagini imparziali ed efficaci,
anche procedendo all’istituzione di un meccanismo realmente
indipendente per ricevere denunce sull’operato delle forze di
polizia. Se non lo farà, ulteriori violazioni dei diritti umani
finiranno per essere impunite", ha dichiarato David Diaz-Jogeix,
vicedirettore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty
International.
Già, perché questione
centrale dell'intera vicenda è proprio non sminuire, degradare,
minimizzare come incidenti isolati un fenomeno che i numeri raccolti
da Amnesty assicurano essere di portata più che rilevante. "Nessuno
è al di sopra della legge, tanto meno le persone che hanno il potere
di farla rispettare. Se le autorità greche non considereranno una
priorità assoluta le violazioni dei diritti umani commesse dalle
forze di polizia e le carenze sistemiche che le consentono,
l’impunità continuerà a prevalere", ha proseguito
Diaz-Jogeix.
Oltre all’uso di forza
eccessiva, Amnesty ha raccolto molteplici denunce di utilizzo
improprio di sostanze chimiche irritanti e di granate stordenti. Ma
c'è dell'altro: l'identificazione dei pubblici ufficiali che si sono
macchiati di tali crimini è resa oggi ancor più complicata
dall'impossibilità delle vittime a riconoscere i propri carnefici i
quali, per le occasioni citate, si sono evidentemente preparati allo
scontro senza lasciare nulla al caso. In particolare, nascondendo
premeditatamente il numero identificativo assegnato a ogni agente che
avrebbe poi consentito di risalire a loro (cosa peraltro piuttosto
complicata essendo normalmente posto dietro il casco). Amnesty
International ha anche ricevuto segnalazioni di percosse e diniego di
contattare medici e avvocati durante l’arresto e la detenzione.
Insomma, un quadro tutt'altro che rassicurante.