Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 22 gennaio 2025
 
 

Amnesty accusa la polizia greca

04/07/2012  Secondo l’organizzazione ci sono state violenze esagerate nei confronti dei cittadini che protestavano pacificamente. E aleggia un clima di impunità

 Non bastavano il rischio di default, l'euro in bilico, i rigurgiti neonazisti, lo spread, proprio no. In Grecia, l'ultima minaccia per il Governo, appena eletto e tutt'altro che stabile, viene dal rapporto presentato ieri da Amnesty international: l'accusa, accompagnata da fatti e testimonianze dirette, è di quelle che meritano risposte convincenti subito. Prima che la situazione sfugga di mano. A patto che non sia già accaduto... Sarebbe infatti ammissibile, di fronte ai propri cittadini esasperati e alla comunità internazionale, accettare che la polizia di un Paese democratico abusi dei propri poteri mettendo in atto violenze smisurate e immotivate contro manifestanti in atteggiamenti palesemente pacifici? La verità è che non sembra al momento esserci una via d'uscita che restituisca credibilità alle forze dell'ordine greche quando sono in primis le stesse autorità ad aver chiuso non solo uno, ma entrambi gli occhi, di fronte a una lunga serie di brutalità denunciate dalle vittime. Il risultato di questa indifferenza è un clima che più elementi della polizia devono aver equiparato, nei mesi scorsi, all'impunità. Una situazione che, pur in un contesto totalmente differente, sembra aver fatto leva su meccanismi simili a quelli che portarono alle degenerazioni tristemente note consumate durante il G8 di Genova.

"Il nuovo Governo greco ha ora l’opportunità di riconoscere il livello di violenza da parte delle forze di polizia, di prendere le misure necessarie per garantire che la polizia agisca con moderazione e mostri chiari segni identificativi durante le manifestazioni, nonché di rimediare alle carenze della stessa polizia, degli inquirenti e delle autorità giudiziarie nella conduzione di indagini imparziali ed efficaci, anche procedendo all’istituzione di un meccanismo realmente indipendente per ricevere denunce sull’operato delle forze di polizia. Se non lo farà, ulteriori violazioni dei diritti umani finiranno per essere impunite", ha dichiarato David Diaz-Jogeix, vicedirettore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International. Già, perché questione centrale dell'intera vicenda è proprio non sminuire, degradare, minimizzare come incidenti isolati un fenomeno che i numeri raccolti da Amnesty assicurano essere di portata più che rilevante. "Nessuno è al di sopra della legge, tanto meno le persone che hanno il potere di farla rispettare. Se le autorità greche non considereranno una priorità assoluta le violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di polizia e le carenze sistemiche che le consentono, l’impunità continuerà a prevalere", ha proseguito Diaz-Jogeix.

 Oltre all’uso di forza eccessiva, Amnesty ha raccolto molteplici denunce di utilizzo improprio di sostanze chimiche irritanti e di granate stordenti. Ma c'è dell'altro: l'identificazione dei pubblici ufficiali che si sono macchiati di tali crimini è resa oggi ancor più complicata dall'impossibilità delle vittime a riconoscere i propri carnefici i quali, per le occasioni citate, si sono evidentemente preparati allo scontro senza lasciare nulla al caso. In particolare, nascondendo premeditatamente il numero identificativo assegnato a ogni agente che avrebbe poi consentito di risalire a loro (cosa peraltro piuttosto complicata essendo normalmente posto dietro il casco). Amnesty International ha anche ricevuto segnalazioni di percosse e diniego di contattare medici e avvocati durante l’arresto e la detenzione. Insomma, un quadro tutt'altro che rassicurante.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo