«Ho convissuto tanto tempo
con la paura di non poter
avere figli», confessa apertamente
Antonia Liskova.
«Non è che avessi un problema
particolarmente grave eppure sono stata
all’ombra di questa ansia per tanto tempo.
Fin dai miei diciassette anni ho, infatti, sofferto
di cisti ovariche e molti esperti mi prospettavano,
per questo, future difficoltà nel
diventare mamma». Tecnicamente è uno degli
effetti di questo disturbo, forse il più grave,
ma va detto che, per fortuna, non è così
facile che si realizzi. «E, infatti, a ventotto anni
ho avuto la mia Liliana e la luce è tornata
nella mia vita».
Un lieto fine, quindi, di una storia comune
ma anche a tratti difficile. «Sono tante le
ragazze toccate da questo problema che, anche
se non è una malattia gravissima come
il cancro o la leucemia, sa essere molto fastidioso.
Quando avevo il ciclo, per esempio,
restavo a casa da scuola pure tre giorni di fila
per il dolore».
La pillola anticoncezionale,
presa dopo accurate analisi e specifiche
diagnosi, ha la capacità di calmare le ovaie e
quindi di attenuare il fastidio nelle più giovani.
«Poi tanti medici ti dicono che, una volta
partorito, tutto rientra da sé ma sinceramente
nel mio caso non è stato del tutto vero».
Nonostante questo, Antonia è una ragazza
solare che ha sempre il sorriso sulle labbra.
«Quando hai il dono di creare vita, il resto
passa in secondo piano». Anche le eventuali
pressioni sociali per essere diventata madre
non troppo presto. «Non tanto in Italia quanto
in Slovacchia, il mio Paese natio. In verità
là adesso le cose stanno cambiando ma di base
i figli si fanno ancora in giovane età».
Nessun problema, però, per una che è
abituata ad affrontare le cose di petto. Lo
dimostra il suo approccio con la medicina
tradizionale. «Mia nonna era una specie di
“stregona”, si curava e ci curava con le erbe.
Usava molto la cannella, che da voi è sfruttata
solo nei dolci mentre da noi è presente
anche in molti piatti salati perché ha ottimi
poteri antinfiammatori. Nonostante ciò,
quando mia figlia ha quaranta di febbre,
non ci penso due volte a darle la tachipirina
».
Perché il senso pratico vince su tutto. «Non potrebbe essere altrimenti.
È una regola che vale sempre. Quando
sono su un set e lavoro, per esempio,
non mi posso certo permettere il lusso
di avere il raffreddore. Ancora non ho
avuto la fortuna di girare in un posto caldo
come le Maldive. Quando avverrà, ne
sarò lieta ma intanto mi difendo anche
grazie alle medicine. L’ultima volta ero
in mezzo ai boschi di San Candido in pieno
inverno».
Scenari bucolici piuttosto
familiari per l’attrice nata a Bojnice.
«Io vengo dalla campagna e alla campagna
torno appena posso. La salute
passa anche dal respirare aria pulita e vivere
la natura sulla propria pelle». Non è
sempre facile per chi vive a Roma. «Non
me ne pento però. Stare nella capitale è
una scelta legata a mia figlia che ha bisogno
di crescere in una città e non in
luoghi isolati. Quando siamo sature del
traffico e dello smog, possiamo sempre
concederci una fuga verso luoghi che
amiamo». Come per esempio? «La Puglia
in generale e il Salento nello specifico
sono mete molto frequentate da noi.
Là puoi ancora sentire solo il rumore del
vento tra gli alberi e il sapore di un pomodoro
vero in bocca».
Quello di un’alimentazione sana deve
essere un passaggio importante per
un’attrice sempre in forma come la Liskova.
«Fino a un certo punto. La verità
è che alterno momenti di anarchia assoluta
in cui mangio male e poco sano,
magari anche perché sono in mezzo al
lavoro più intenso, a momenti di catarsi
dove recupero verdure e frutta e ripulisco
il mio organismo».
Un movimento
ondulatorio che, però, riguarda solo lei.
«Con mia figlia sono molto più rigida e
disciplinata. È chiaro che le concedo la
patatina o la merendina, ma sto molto
attenta a quello che le metto nel piatto».
Forse anche grazie alla sua risaputa passione
per i libri di ricette. «Effettivamente
ne possiedo tantissimi e non smetto
mai di acquistarne di nuovi ma devo dire
in tutta sincerità che li apro saltuariamente e che li metto in pratica ancora
più raramente».
Il tempo, d’altronde, non è mai troppo
per una donna che lavora sodo come
Antonia. «Anche perché preferisco
investirlo nella mia spiritualità». In che
modo? «Credo che testa e corpo siano
strettamente collegati e che il benessere,
in senso lato, si possa raggiungere solo
quando si riesce a non mettere troppa
zavorra nei pensieri». L’analisi dell’artista
slovacca si fa molto interessante. «In
passato si soffriva meno di depressione
perché la gente lavorava di più. Farebbe
bene a molti di noi licenziare la domestica
e occuparsi personalmente delle
faccende di casa. Stirare, lavare i pavimenti
e fare una lavatrice sono attività
impegnative che ci liberano da molte ansie
superflue. Ho fatto un esempio come
un altro ma i modi di occupare il corpo
sono molti».
Per esempio? «Io adoro il
legno e vivo, attraverso lui, il mio alleggerimento
dell’anima. Recupero dai rigattieri
vecchi mobili e li riporto in vita».
È un incontro con la storia che ogni singolo
pezzo d’antiquariato ha avuto che
fa bene al cuore, ma anche ai muscoli.
«Mi tengo in forma così. La palestra e il correre sono attività
che mi annoiano
mentre potrei
scartavetrare
per ore un vecchio
comodino».
Metodi
alternativi ed economici
di fare fitness. «Anche
passeggiare è gratis e
può essere molto bello. Quando
torno da mia madre in Slovacchia,
e lo faccio molto spesso perché
credo nell’importanza delle mie radici,
mi concedo delle lunghe camminate
in mezzo al verde e mi rigenero».
Il resto dello spirito lo riempie
la fede. «Sono credente e
spero con tutta me stessa che
questo Papa sposti la Chiesa
da un balcone alle strade dove
stiamo tutti noi».
Intanto, in mezzo alla sua
strada, Antonia non ha intenzione
di restare ferma.
In questi giorni, non a caso,
è in tutte le sale cinematografiche
con il film
In the box distribuito
dall’Istituto Luce.