Alice Mado Proverbio, docente di Psicobiologia all'università Milano-Bicocca spiega che «i neuroni-specchio audiovisivi consentono al nostro cervello, per esempio, di ricavare l’immagine di un gatto ascoltando il suo miagolio o la voce di una persona guardando una sua foto. I neuroni audiovisivi sono responsabili anche di fenomeni quali le allucinazioni uditive, se sollecitati da stati emotivi particolari come la paura. Basti pensare a quando, condizionati dal buio, crediamo di avvertire rumori che temiamo - scricchiolii, rumore di passi - nonostante il perfetto silenzio». In altre parole, la corteccia uditiva si attiva anche con la vista.
L'esperimento, su cui si basano queste considerazioni, ha visto come protagonisti 15 studenti universitari, maschi e femmine, che non presentassero disturbi né neurologici né psichiatrici: «Il campione è stato addestrato a eseguire un compito secondario rispetto agli stimoli indagati, per esempio premere un tasto alla vista di una gara ciclistica», chiarisce Proverbio, «mentre sullo schermo apparivano 300 fotografie colorate per circa un secondo a intervalli di 1.500–1.900 millisecondi. Benché le immagini fossero simili come luminanza, grandezza, valore affettivo, soggetti raffigurati, solo la metà evocava un suono specifico quale il pianto di un bambino, un martello pneumatico, campane, canto lirico».
Scopo ultimo, misurare l'attività bioelettrica del cervello prodotta dagli scambi sinaptici tra neuroni sottostanti: «Grazie alla tecnica chiamata Loreta (Low-resolution electromagnetic tomography)», aggiunge Alice Mado Proverbio, «siamo riusciti a ricostruire con immagini tridimensionali in che ordine si attivano le diverse aree cerebrali, millisecondo per millisecondo, mentre una persona immobile osserva delle fotografie».
E ancora: «L’esistenza di fenomeni di integrazione audiovisiva in questa regione del cervello spiega perché la vista del labiale favorisce la comprensione dei suoni linguistici, cosa che non avviene per esempio al telefono. Mentre un labiale incongruente con l’ascolto altera la percezione uditiva. Questo è il primo studio nell’uomo che offre dati neurofisiologici diretti sull’esistenza dei neuroni-specchio audiovisivi già identificati nella scimmia».