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sabato 07 settembre 2024
 
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Il mondo perde Benedetto XVI: la fragile grandezza di Joseph Ratzinger, il Papa teologo

31/12/2022  S'è spento alle 9,34 del 31 dicembre. L'annuncio ufficiale della Santa Sede. Aveva 95 anni. Dalla mattina di lunedì 2 gennaio 2023, il corpo sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli. I funerali alle 9,30 del 5 gennaio, presieduti da papa Francesco. La vita e le opere di un uomo mite dalla fede forte. Che ha lasciato il segno della storia del cristianesimo e della cultura contemporanei. Il primo aprile 2005, a Subiaco, parlò a cuore aperto delle sfide palesi e subdole della modernità in un discorso che, per lucidità e coraggio, convinse molti cardinali elettori a votarlo come Papa qualche giorno dopo. L'11 febbraio 2013 rinunciò al pontificato, diventando il primo Papa emerito dell'era moderna

Joseph Ratzinger, il Papa emerito Benedetto XVI, si è spento sabato 31 dicembre 2022. Aveva 95 anni. Lo ha annunciato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni: «Con dolore informo che il Papa emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9,34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano». I funerali si svolgeranno giovedì 5 gennaio, alle 9,30. Saranno presieduti da papa Francesco.

Una vita ricca. Un magistero che ha inciso nella storia ecclesiale e nel pensiero contemporanei. Un conservatore che ha riformato la Chiesa, hanno detto di lui. Di certo, un credente in cui cuore e ragione erano indissolubilmente legati. 

«Viviamo un momento di grandi pericoli e di grandi opportunità per l’uomo e per il mondo, un momento che è anche di grande responsabilità per tutti noi. Durante il secolo passato le possibilità dell’uomo e il suo dominio sulla materia sono cresciuti in misura davvero impensabile. Ma il suo poter disporre del mondo ha anche fatto sì che il suo potere di distruzione abbia raggiunto delle dimensioni che, a volte, ci fanno inorridire». Il primo aprile 2005 era un venerdì. La sera, il cardinale Jospeh Ratzinger parlò a Subiaco, nel Monastero di santa Scolastica, dell'Europa alle prese con la crisi delle culture. A Roma Giovanni Paolo II stava spegnendosi: sarebbe morto l'indomani. Ratzinger pronunciò un discorso che, per lucidità e coraggio, convinse più di un cardinale elettorale a indicarlo come Papa.

Anche perché seguiva di poco il duro monito lanciato il 25 marzo dello stesso anno, Venerdì Santo, durante la Via Crucis  al Colosseo. «Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa», disse commentando la nona stazione (Gesù cade per la terza volta), «e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci».

A Subiaco, Ratzinger aveva messo in fila, una appresso all'altra, le questioni più scottanti - terrorismo e manipolazioni genetiche, in primo luogo -, che si aggiungevano ai grandi problemi planetari: «la disuguaglianza nella ripartizione dei beni della terra, la crescente povertà, anzi l’impoverimento, lo sfruttamento della terra e delle sue risorse, la fame, le malattie che minacciano tutto il mondo, lo scontro delle culture». Contestualmente Ratzinger denunciò il fatto che «al crescere delle nostre possibilità» non corrispondeva «un uguale sviluppo della nostra energia morale». «La forza morale», aggiunse con tono pacato ma con decisa fermezza interiore, «non è cresciuta assieme allo sviluppo della scienza, anzi, piuttosto è diminuita, perché la mentalità tecnica confina la morale nell’ambito soggettivo, mentre noi abbiamo bisogno proprio di una morale pubblica, una morale che sappia rispondere alle minacce che gravano sull’esistenza di tutti noi. Il vero, più grave pericolo di questo momento sta proprio in questo squilibrio tra possibilità tecniche ed energia morale».

Il 19 aprile, nel pomeriggio, Joseph Ratzinger diventò papa Benedetto XVI. Quelle parole pronunciate a Subiaco (sintesi di anni di studio e di impegno pastorale) divennero una sorta di mandato: (ri)dare un'anima all'Europa e al mondo; coniugare mente e cuore; andare incontro agli erranti ma non transigere con gli errori. Così fino alle 11.46 dell'11 febbraio 2013, un lunedì. «Un dispaccio Ansa», scrisse Alberto Bobbio, allora vaticanista di Famiglia Cristiana, e «la fragile grandezza di Joseph Ratzinger colpì il mondo». Non si dimise da Papa. Rinunciò al pontificato. 

 

Il 265/o pontefice della Chiesa cattolica, nono successore tedesco di Pietro, era figlio di un poliziotto e di una cuoca. Nacque il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn, là dove la Baviera (cuore cattolico della Germania) sfuma guardanndo l'Austria, a pochi chilometri dal santuario mariano di Altötting. Trascorse l'adolescenza a Traunstein, negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale fu arruolato nei servizi ausiliari antiaerei, mentre era iscritto d'ufficio alla Gioventù hitleriana. Prete dal 29 giugno 1951, conseguì un dottorato in teologia con una tesi su sant'Agostino e venne abilitato alla docenza con una su san Bonaventura. Il professor Joseph Ratzinger ha insegnato a Frisinga, Bonn, Muenster, Tubinga e Ratisbona.

È stato esperto al Concilio Vaticano II. Nel '77 Paolo VI lo ha nominato arcivescovo di Monaco e il 27 giugno lo ha creato cardinale. Il suo motto episcopale è stato "Collaboratore della verità". Ha partecipato ai conclavi che nel '78 hanno eletto papa Albino Luciani e papa Karol Wojtyla. Nell'81 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. È stato presidente della commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa cattolica, vice decano e poi decano dei cardinali.

È stato eletto Papa il 19 aprile del 2005, al quarto scrutinio. Numerosissime le sue pubblicazioni prima dell'elezione, ma anche da papa ha coltivato il dono della scrittura, innovando la comunicazione papale, in particolare con la lettera agli irlandesi sullo scandalo della pedofilia, e con quella ai vescovi sul caso del vescovo lefebvriano negazionista Williamson. E' sbarcato anche sui social network, con un profilo Twitter. Tra i suoi documenti anche due Motu proprio del 2007: uno per ripristinare la maggioranza dei due terzi per l'elezione di un pontefice e l'altro, il Summorum Pontificum, che ha liberalizzato la messa in latino. La lettera ai cinesi del 2009 non ha dato alla lunga i risultati sperati nei rapporti con Pechino. Poi, a sorpresa, la  decisione di lasciare il Pontificato.

Fine teologo, uomo timido dotato di grande capacità di ascolto, maestro nel predicare in modo accessibile anche sui temi più complessi, in quasi otto anni da papa ha incontrato milioni di persone, ha compiuto decine di viaggi internazionali e in Italia, ha scritto varie encicliche per dire che l'amore e la speranza non sono qualcosa ma qualcuno, cioé Cristo, e per rinnovare la dottrina sociale della Chiesa.

Ha scritto il Gesù di Nazareth in più volumi, per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo. Ha posto i temi della povertà e dell'Africa, dei giovani, dell'ecumenismo e dell'annuncio della fede al mondo secolarizzato al centro del proprio regno.

Ha lottato energicamente contro la pedofilia del clero, imponendo una inversione di rotta nella coscienza, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili. Un’indagine sugli abusi pedofili nella diocesi di Monaco lo chiamò in causa in quanto ex arcivescovo, «per quattro casi» nel periodo nel suo episcopato in Baviera, dal 1977 al 1982. Ratzinger replicò che si sarebbe difeso in Tribunale e alcuni collaboratori del Papa emerito replicarono alle accuse dicendo che «Joseph Ratzinger non era a conoscenza né del fatto che il sacerdote in questione fosse un abusatore, né che fosse inserito nell’attività pastorale. Gli atti mostrano che nella riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980 non si decise l’impiego del sacerdote per un’attività pastorale. Gli atti mostrano anche che in quella riunione non si trattò del fatto che il sacerdote aveva commesso abusi sessuali. Si trattò esclusivamente della sistemazione del giovane sacerdote a Monaco di Baviera, perché lì doveva sottoporsi a una terapia. Si corrispose a questa richiesta. Durante la riunione non venne menzionato il motivo della terapia. Nella riunione non venne perciò deciso di impiegare l’abusatore in alcuna attività pastorale».

 

 

Da mesi Ratzinger non riusciva più a parlare. Le condizioni del Papa emerito si sono aggravate a dicembre, quando ha iniziato ad accusare in particolare "problemi respiratori". Benedetto XVI ha trascorso la solennità del Natale all'ex monastero Mater Ecclesiae, sua abitazione da quasi 10 anni, dove per lui è stata officiata una Messa nella cappellina della struttura.

Al termine dell'udienza di mercoledì 28 dicembre, l'ultima del 2022, papa Francesco aveva invitato tutti a pregare per lui, perché molto ammalato. Poi era andato a trovarlo. Joseph Ratzinger è morto all'età di 95 anni. Ora che tutto è compiuto, è tornato a casa. La casa della sua giovinezza, la casa di papà Joseph e di mamma Maria. Così Benedetto XVI, il 2 giugno del 2012, disse di immaginare il Paradiso rispondendo alla domanda di Cat Tien, una bambina vietnamita, durante l’ Incontro mondiale delle famiglie nel Parco di Bresso.

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Benedetto XVI e Francesco, le immagini di un rapporto fraterno e affettuoso
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