Tutte le immagini di questo servizio sono del fotoreporter di Fabrizio Annibali
Missionario laico e «piccolo servo inutile», come si firma quando scrive le lettere ai potenti d’Italia e d’Europa. Ma Biagio Conte è anche l’uomo dei pellegrinaggi record. L’ultimo, che sta compiendo in queste settimane, lo ha portato via traghetto da Palermo a Genova. Poi, rigorosamente a piedi, nel cuore dell’Europa: Svizzera, Germania, Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, forse Romania e Ungheria, passando per le tre sedi del Parlamento europeo. Oltre quattromila chilometri tra andata e ritorno. Protesta contro la politica dei muri, «già condannati dalla storia», dice. Chiede «solidarietà e rispetto per ogni cittadino emigrante o immigrato».
Predica che la vera Unione europea da costruire «è quella che rispetta gli esseri umani e l’ambiente». Indossa un saio di tela verde semplicissimo: «Verde è il colore della speranza, quella che papa Francesco ci esorta a non farci rubare da nessuno». Fratel Biagio, che ha pronunciato i voti di povertà, castità e obbedienza senza entrare in nessun ordine religioso, porta con sé i calzari, un bastone, due cartelli e un bagaglio con l’essenziale: dentifricio, biancheria, sacco a pelo, stuoia, il Vangelo. Mangia solo la sera perché, precisa, «il mio è un cammino penitenziale ».
Non ha il cellulare, né l’orologio. Ogni giorno percorre venticinque chilometri. «E pensare che sarei dovuto finire sulla sedia a rotelle», spiega in una sosta del suo cammino presso la “Casa Betania delle Beatitudini” fondata a Seveso da fratel Ettore Boschini dove appena arriva si inginocchia e bacia il pavimento della chiesa. Poi si ferma a pregare davanti alla grotta della Madonna di Lourdes riprodotta come quella originale con Bernadette Soubirous in ginocchio davanti alla Vergine. Biagio Conte questa storia che ha a che fare con Maria la racconta senza enfasi, quasi con discrezione. S’intreccia profondamente alle conseguenze di quella sua conversione del 1990 che lo porterà a fondare la Missione di speranza e carità e ad aprire, a Palermo, tre rifugi per derelitti. Il primo, quello di via Archirafi 31, era l’ex disinfettatoio comunale per la quarantena dei militari malati. Ora ospita 120 emarginati. Per rimettere a posto quella e altre strutture Biagio Conte ha dovuto faticare tanto insieme agli altri “fratelli” che hanno scelto di seguirlo: «Lavoravo come muratore e facchino fino alle 3 di notte per sistemare le nostre case. Forse», racconta, «ho tirato troppo la corda, per dieci anni ho sofferto dolori alla schiena, prima il bastone, poi le stampelle, infine per muovermi dovevo utilizzare la sedia a rotelle. Alla fine i medici mi diagnosticarono una neuropatia alle gambe e mi dissero che avrebbero dovuto operarmi altrimenti rischiavo l’amputazione. Dissi: “Fermatevi un attimo, devo riflettere”. Non presi nessuna decisione. A Lourdes mandavo gli altri, io non avevo tempo. Finché quattro fratelli e un ragazzo disabile mi han detto: “O vieni anche tu o non andiamo”».
Era il 2013. Alla fine Biagio, grande devoto della Madonna, va a pregare nel santuario sui Pirenei, meta ogni anno di migliaia di ammalati che chiedono alla Vergine se non il dono della guarigione la forza di accettare e affrontare la malattia. «Arrivato davanti alla vasca, accanto alla grotta delle apparizioni, ero scettico», spiega, «dicevo ai miei amici: “Non basta stare qui?”. Davo la precedenza agli altri malati. Poi mi sono detto che ero andato lì spinto dalla fede e alla fine sono entrato a fare il bagno solo il penultimo giorno. Tornato a Palermo, all’improvviso mi sono alzato dalla carrozzella. Da allora, non ho più avuto problemi alla schiena. Una grazia inaspettata. Adesso non cammino, volo. Grazie alla Madonna che, forse, ha voluto che continuassi la mia missione a servizio degli ultimi e dei dimenticati».
Non esagera, Biagio Conte, sul fatto che vola. Prima di intraprendere questo pellegrinaggio nel cuore dell’Europa ha percorso a piedi tutta l’Italia. Prima di Pasqua ha girato a piedi il Marocco, da Nord a Sud, macinando migliaia di chilometri. «In un altro dei miei pellegrinaggi», racconta, «mi sono spinto anche fino a Fatima. È bello che fratel Ettore abbia voluto mettere all’interno della chiesa un’immagine della Madonna di Fatima per porre sotto la sua protezione questa missione che accoglie e dà conforto a tanti disperati scartati da tutti come ho voluto fare io in Sicilia». Questo pellegrinaggio nel cuore dell’Europa lo ha preparato isolandosi a pregare come eremita sulle montagne sopra Palermo: «Faccio questo cammino per identificarmi completamente con i migranti. Tutti. Quelli clandestini che arrivano dall’Africa sui barconi e gli italiani che sono costretti a emigrare per sbarcare il lunario. Il Sud si sta svuotando dei giovani. Ieri come oggi, molti italiani, quando lasciano la propria patria sono umiliati e discriminati all’estero. Non accetto le ingiustizie e la divisione dei popoli, l’intolleranza e le discriminazioni. Anche Gesù è stato profugo e fu costretto a fuggire in Egitto ancora bambino».
C’è un altro segno mariano in questo viaggio di Biagio Conte. Lo indica lui stesso, appena arriva a “Casa Betania”: è la bandiera dell’Unione europea, dodici stelle su sfondo azzurro, che fratel Ettore Boschini, quasi profeticamente, ha voluto appendere sulla facciata della chiesa: «Le stelle e il colore azzurro furono scelti perché richiamano l’iconografia dell’Immacolata Concezione», dice Conte, «significa che la Madonna non è estranea alle sorti di questo nostro continente che ha perso la speranza e vuole innalzare muri quando invece abbiamo bisogno disperatamente di ponti».