I single sono il 30 per cento della popolazione italiana, eppure fino a pochi anni fa per la Chiesa “non esistevano”. Recentemente stanno invece prendendo piede alcune iniziative pastorali, fra cui il percorso 12 ceste promosso fra francescani di Assisi, che si sta diffondendo in tante città, da Milano a Torino passando per Catania. Il nome fa riferimento alla pagina del Vangelo dedicata alla moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Come si ricorderà, in seguito al miracolo di Gesù avanzarono 12 ceste che non erano degli scarti ma l’espressione dell’abbondanza dell’amore di Dio. Dunque, i single come ricchezza della società: il che è un vero e proprio ribaltamento di prospettiva se si pensa che persino la politica ignora la categoria. Si prevedono sostegni alle famiglie, alle mamme in carriera, aiuti per i pensionati, gli anziani, le Rsa, ma chi non ha legami parentali è fuori dai giochi sociali. Abbiamo quindi seguito il percorso 12 ceste a Roma. «Come dice don Renzo Bonetti (fra gli ideatori del cammino, ndr), i single hanno una dimensione profetica: mostrano che non è lo status di vita a dare pienezza alla persona», dice don Raimondo Sanfilippo, viceparroco della chiesa di Sant’Eugenio dove si svolgono gli incontri.
«Questi incontri mi hanno cambiato la vita», assicura Maria Cristina, 55 anni, di Roma. «All’inizio ci soffrivo: da single credente ero un po’ figlia di nessuno, perché non esistevano proposte a noi dedicate all’interno delle parrocchie. Allo stesso tempo mi sentivo anche defraudata da Dio: ho sempre voluto mettere su famiglia, era un desiderio buono, quindi perché mi veniva negato? Poi negli ultimi anni ho capito che c’è un progetto di Dio sulla mia vita, che va al di là delle mie idee. Non ho un marito e dei figli, è vero, ma ho tanti altri doni». Nei gruppi si condividono anche le difficoltà. In una condivisione, per esempio, una ragazza ha parlato del suo «dolore invisibile: nessuno lo vede, chi ha figli pensa che la vita da single sia facile e spensierata, ma non è così».
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