Il cardinale Giovanni Canestri.
Papa Francesco ha espresso «profonda commozione» e «sincera ammirazione» per il cardinale Giovanni Canestri, morto a Roma il 29 aprile all’età di 96 anni. La sua è stata una lunga vita nel clero: vescovo da 54 anni e cardinale da 27, aveva retto diocesi importanti come quelle di Cagliari e Genova. Questa mattina il cardinale Sodano ha celebrato il funerale nella Basilica di San Pietro, seguito dall’Ultima commendatio e dalla Valedictio presiedute dal Pontefice.
Nel pomeriggio, la salma sarà tumulata nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova, dove lunedì è prevista un’ulteriore cerimonia funebre con i vescovi liguri.
Nel ricordare il porporato piemontese, Papa Francesco ha voluto sottolineare i primi tempi di sacerdozio al servizio dei poveri della capitale, ricordando «con gratitudine il suo fervido ministero dapprima come viceparroco, negli anni duri della guerra, nelle periferie romane segnate da sofferenze e povertà; poi come parroco in due popolose borgate, intento ad educare specialmente i giovani alla gioia della fede».
Giovanni Canestri, nato a Castelspina (AL) nel 1918, entrò nel seminario di Alessandria a 11 anni. Trasferitosi a Roma per conseguire la licenza in Teologia alla Lateranense, era stato ordinato il 12 aprile 1941 grazie all’intervento diretto di Pio XII. «In tre del nostro gruppo», aveva raccontato , «eravamo stati esclusi dall’ordinazione a causa dell’età: un bergamasco, un siciliano di Catania (il futuro cardinal Pappalardo di Palermo, ndr) ed io. Questa era la situazione quando andammo in udienza dal Papa. E il Pappalardo inventò: “Adesso ci mettiamo uno dietro l’altro e chiediamo al Papa la dispensa”». Seguì «una solenne lavata di capo dal rettore del seminario», ma arrivarono anche la dispensa e l’ordinazione (nella foto, le esequie nella Basilica Vaticana).
Nel 1941 il primo incarico fu nel quartiere raccontato da Pier Paolo Pasolini («a Pietralata, quando Pietralata era… Pietralata!» diceva) e poi nella parrocchia di San Giovanni Battista de Rossi all’Alberone, fino a diventare parroco alla borgata Ottavia e a Casalbertone. Canestri parlava spesso di quel periodo romano: «La fame, le tessere annonarie, le mamme sempre più smunte e pallide per non lasciare mancare il minimo ai piccoli… e l’orticello di guerra. C’erano anche le paure: i bombardamenti e le Fosse Ardeatine». «Durante l’occupazione tedesca», raccontava, «sono andato a confessare, per il pochissimo inglese rabberciato che possedevo, dei militari inglesi cattolici in incognito a Roma».
Nel frattempo aiutava il parroco a distribuire 8mila minestre al giorno. Ricordava «l’immigrazione e l’urbanesimo. Molta gente veniva a Roma provenendo dal Lazio dopo lo sbarco alleato a Nettuno, camion carichi di gente che non aveva potuto portare letteralmente nulla con sé. Noi dell’Alberone eravamo la prima periferia di Roma “fuori porta San Giovanni”: abbiamo dato loro delle coperte, qualcuno lo abbiamo ricevuto a dormire nel cinema sottostante la chiesa».
Sempre da papa Francesco è richiamato un altro passaggio decisivo della vita di Canestri: fu uno dei volti italiani del Concilio.
«Nominato vescovo ausiliare di Roma», sottolinea il Pontefice, «si dedicò con intensità apostolica alle esigenze spirituali e materiali della gente, mentre partecipava assiduamente ai lavori del Concilio Vaticano II». Recentemente aveva raccontato che, quando vide la processione dei 2mila vescovi che precedevano Giovanni XXIII, pianse di emozione e gioia.
Nel 1961 era diventato vescovo ausiliare di Roma, dove era delegato per l’Azione Cattolica e aveva fondato un centro di teologia e formazione per i laici. Dal 1971 al 1975 guidò la diocesi di Tortona, prima di essere richiamato a Roma da Paolo VI come vicegerente a fianco del cardinale vicario Ugo Poletti. Nel 1984 fu mandato a Cagliari fino al 1987, quando passò a Genova per sostituire Giuseppe Siri.
Rimase alla guida della Chiesa del capoluogo ligure fino al 1995, quando gli subentrò Dionigi Tettamanzi per raggiunti limiti d’età.
Nella sua azione pastorale il Vaticano II era sempre il riferimento. Il papa ha voluto ricordare chi gli è stato accanto nell’ultimo periodo in cui era tornato a Roma, rivolgendo «un pensiero speciale per le Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù che lo hanno amorevolmente assistito specialmente in questi ultimi anni di infermità».