Per Andrea Acutis e Antonia Salzano è stato quasi un ritorno al passato, a quando accompagnavano il figlio Carlo al Leone XIII, l’istituto dei Padri gesuiti di Milano frequentato dal ragazzo per un anno, dal settembre 2005 al settembre 2006 (il 29 fu il suo ultimo giorno), fino alla diagnosi di leucemia fulminante che l’ha portato alla morte il 12 ottobre all’età di 15 anni.
L’Auditorium è gremito di persone, circa seicento tra alunni, ex alunni, professori e genitori, e, un po’ a sorpresa, sul palco, oltre alla madre, a portare la propria testimonianza c’è anche il padre Andrea, di solito molto schivo e riservato, insieme al direttore Vincenzo Sibillo, a padre Vitangelo Denora e al vescovo ausiliare di Napoli, monsignor Francesco Beneduce, moderati da Andrea Ceredani di Avvenire.
Viene proiettata una foto di Carlo Acutis a 9 anni che indossa una maglietta con la scritta “Start, acceleration, finish” e sorride spensierato. «In tutta la sua vita Carlo è stato sempre così: ha bruciato le tappe», dice la madre guardando l'immagine con un filo di commozione, «sempre un andare avanti il tempo e anche nella fede, perché altrimenti non avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto. In fondo 15 anni sono pochi. Però si vede che il Signore aveva questa fretta». I genitori raccontano di un ragazzo “normale”, ironico, allegro, giocoso, che ha vissuto la propria fede in maniera molto semplice ma convinta.
La Prima comunione a 7 anni, la Cresima a 11, il Catechismo insegnato ai bambini della parrocchia di Santa Maria Segreta, a Milano, la Messa tutti i giorni, la preghiera davanti a Gesù Eucarestia, ma anche i gesti di carità che Carlo compiva costantemente e quasi nel nascondimento come portare le coperte ai senzatetto, aiutare i poveri mentre viene proiettato un video molto creativo che lui aveva realizzato al Leone per invogliare i suoi compagni a fare volontariato. Era appassionato di informatica, leggeva i manuali di livello universitario, utilizzava piattaforme complesse come Java ma aveva un programma di vita che a tutte queste cose dava un orizzonte di senso, abbracciandole in un significato più ampio e profondo: «Diceva sempre “Essere sempre unito a Gesù, questo è il mio programma di vita”», racconta la madre, «ed è quello che ha fatto anche con grande creatività come la mostra interattiva sui miracoli eucaristici che ha girato il mondo facendo tappa in oltre diecimila parrocchie». E ha contribuito a fare di Carlo Acutis il “patrono di Internet” e accrescerne la devozione globale, soprattutto negli Stati Uniti e in America Latina.
Sul palco dell’auditorium viene proiettato per la prima volta anche l’ultimo registro di classe di Carlo Acutis, trovato dal direttore Sibillo che custodisce l’ultimo giorno del ragazzo in classe: il 29 settembre 2006, quando a scuola fu celebrata una Messa. «Io ero presente il 12 ottobre, nel giorno della sua morte», racconta monsignor Beneduce, all’epoca delegato per gli istituti scolastici gesuiti, «mi fu comunicato che un alunno era morto da poche ore: quell’aria di tristezza la ricordo ancora. Ma che non fosse uno dei tanti lo capii solo negli anni successivi, quando il bene che ha fatto è cresciuto come un seme».
Andrea Acutis, presidente di Vittoria Assicurazioni, cerca di spiegare perché, al di là della prossima canonizzazione, la storia di suo figlio ha colpito così tante persone: «Il suo carattere, più che la fede, impressionava favorevolmente molte persone», spiega, «il sagrestano della parrocchia, ad esempio, dopo la sua morte scrisse una poesia meravigliosa su Carlo. Incuriosito, andai a parlargli ma mi disse che non aveva mai avuto una conversazione con mio figlio, che lo salutava soltanto. Bastava questo per capire quanto fosse diverso nei rapporti con le persone». Andrea Acutis partendo dall’esperienza di vita del figlio si rivolge ai ragazzi e ai loro genitori: «Adesso viviamo con l’ideale della libertà ma questa lascia molti ragazzi confusi. Si chiedono: come si fa, prima ancora di pensare alla fede, ad avere ordine nella vita? Ecco, Carlo aveva capito che la nostra libertà è limitata, ma che c’è una libertà personale che neppure un dittatore potrebbe intaccare, che è quella di scegliere ciò che vogliamo amare. Carlo non era un bigotto ma aveva capito cos’è la libertà».
E alla domanda su come abbia vissuto la malattia fulminante del figlio risponde: «Il Signore non dà solo le croci ma anche la grazia di portarle».
Le spoglie di Carlo Acutis riposano ad Assisi, nel Santuario della Spogliazione dove nell’autunno del 2020 è stato beatificato. La canonizzazione era attesa il 27 aprile scorso in occasione del Giubileo degli adolescenti ma è stata rinviata in seguito alla morte di papa Francesco. La nuova data? I genitori non la conoscono mentre la madre Antonia esprime un auspicio: «Speriamo lo canonizzino il prossimo 3 agosto, insieme a Pier Giorgio Frassati, in occasione del Giubileo dei giovani. Entrambi avevano in comune lo stesso amore per Gesù e poi sarebbe l’occasione per unire adolescenti e giovani nel segno di due figure straordinarie».
Un auspicio, per ora. Spetta a papa Leone XIV decidere ma la devozione verso Carlo Acutis ha contagiato milioni di adolescenti e giovani di tutto il mondo come dimostrano gli stendardi con il suo volto che campeggiavano in piazza San Pietro il 27 aprile scorso per il Giubileo degli adolescenti.