Si è concluso all’ Arcivescovado a Milano il processo diocesano di beatificazione del giovane Carlo Acutis, morto di leucemia fulminante all’età di 15 anni il 12 ottobre 2006 e già proclamato Servo di Dio. L’iter canonico per l’introduzione della causa - promossa dalla Diocesi di Milano - era stato approvato dalla Conferenza episcopale lombarda il 15 febbraio 2013. Dopo la tappa milanese l’iter proseguirà presso la Santa Sede. Una figura eccezionale quella di Carlo, che nella sua breve vita si è distinto sia per il fervore della sua fede sia per la generosità nei confronti dei più deboli. Ma era anche incredibilmente dotato nel campo informatico, tanto che era solito creare algoritmi
Carlo Acutis era nato il 3 maggio 1991 a Londra, dove i suoi genitori si trovavano per lavoro. Ma dopo poco si era trasferito a Milano con la famiglia. Ha frequentato le scuole elementari e medie presso le Marcelline, e si era poi iscritto al liceo classico presso l’Istituto Leone XIII. Volle prendere la Comunione a sette anni, in anticipo rispetto a quanto prevista normalmente, e da quel momento si recava a messa ogni giorno, così come quotidiana era la sua recita del Rosario e settimanale la Confessione. In particolare mostrava una spiccata devozione per la Madonna, che definiva “l’unica donna della sua vita”. “La nostra meta deve essere l’infinito, non il finito. L’Infinito è la nostra Patria. Da sempre siamo attesi in Cielo”, scriveva. “Tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie”, ed sono la Parola di Dio e l’Eucarestia gli strumenti per rimanere unici e non uniformarsi.
Sin da piccolo mostrò un interesse particolare per l’informatica,
realizzava da solo giornalini e siti web, montava dei video, conosceva
i linguaggi di programmazione. Quando ancora non sapeva di essere
ammalato realizzò un video in cui si dichiarava pronto a morire,
chiedendo di essere sepolto ad Assisi, come poi è effettivamente
avvenuto.
Di lui ha detto sua madre Antonia: «Era molto simpatico, lo
cercavano tutti, era molto amato, era molto generoso anche con i suoi
amici, li aiutava nei compiti, si preoccupava, aiutava i bambini più
piccoli. Sicuramente i suoi amici lo apprezzavano, poi aveva un forte
valore dell’amicizia. Ovviamente dove era possibile – sempre con tatto –
non perdeva mai occasione per testimoniare il suo amore per Gesù».
Entrava
in confidenza con i domestici di casa, e accompagnò una donna di
religione induista a farsi convertire e poi battezzare. Faceva
volontariato presso i senzatetto, ed era un giovanissimo catechista.
Quando arrivò la diagnosi infausta ai medici che gli chiedevano se
soffrisse disse: «C’è chi sta peggio di me» e offrì le sue sofferenze
al Signore, al papa e alla Chiesa «affinché la mia anima possa andare
dritta in Paradiso».
In occasione della beatificazione è stato
realizzato un documentario su di lui, “La mia autostrada verso il
cielo”, realizzato dall’Officina della Comunicazione in collaborazione
con il Centro Televisivo Vaticano e il volume Un genio dell’informatica
in cielo (Libreria Editrice Vaticana). Su di lui si può leggere la
biografia edita da San Paolo “Eucaristia mia autostrada per il cielo”,
scritta da Nicola Gori.
Si parla di lui come di un possibile patrono del web.