Non è la prima volta che il Crocifisso miracoloso conservato nella chiesa di san Marcello al Corso arriva in Vaticano. Il Cristo pregato da papa Francesco lo scorso 15 marzo e caro ai romani che gli attribuiscono la fine della Grande peste del 1522, viene solitamente portato verso la Basilica di San Pietro per la celebrazione dei Giubilei.
Nel 2000, il 12 marzo, prima Giornata di Quaresima Giovanni Paolo II lo abbracciò nella giornata dedicata al perdono. Risalente al XV secolo, attribuito alla scuola senese e custodito dai Servi di Maria, che officiano la chiesa che si torva a due passi da piazza Venezia, a Roma, sopravvisse all’incendio del 23 maggio del 1519 che, invece, distrusse completamente la chiesetta. I testimoni di allora raccontarono che, in mezzo alle ceneri, il crocifisso dell’altare maggiore era completamente integro con ancora la lampada a olio accesa ai suoi piedi. I fedeli, che poi si organizzarono nella Compagnia del SS. Crocifisso, cominciarono a recarsi tutti i venerdì a pregare accendendo lampade davanti al Cristo. Quando poi, tre anni dopo, Roma fu investita dal flagello della peste, sfidando i divieti delle autorità, i romani portarono il Crocifisso in processione verso la basilica di San Pietro. Si racconta che, mano a mano che il corteo procedeva, in uno spostamento che durò 16 giorni, dal 4 al 20 agosto, l’epidemia dava segni di regressione. Quando il Crocifisso fu riportato nella chiesa di San Marcello la città era completamente guarita. Dal 1600 la statua, che reca, sul retro della croce i nomi di tutti i Pontefici con l’anno di indizione dell’Anno Santo, viene esposto per i Giubilei all’adorazione dei fedeli.
Nel 1900, quando la processione fu vietata dal sindaco di allora, il papa Leone XIII mandò la sua carrozza dal Palazzo apostolico per prelevarla in modo clandestino.
Per la preghiera voluta da papa Francesco, il Crocifisso sarà posizionato appena all’interno del cancello della basilica di San Pietro insieme con l’icona della Madonna Salus populi romani. Il Pontefice, in una piazza San Pietro totalmente vuota, alle 18 pregherà, dal sagrato, per la fine della pandemia e, dopo una sua riflessione e l’adorazione, impartirà, Urbi et Orbi, la benedizione con l’indulgenza plenaria.