Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 17 settembre 2024
 
Chiedilo a Credere
 
Credere

Ma si potrà vivere mantenendo le distanze?

21/05/2020  Ci sarà uno spazio da riempire con creatività: una sfida per raggiungere il cuore dell'altro

In queste difficili settimane, quando le persone mi chiedono cosa mi preoccupa di più di questo tempo di pandemia, non esito a rispondere con una parola: le distanze! È terribile che proprio quello che ci può salvare fisicamente dalla malattia, cioè tenere le distanze sociali, può nel contempo farci morire dentro, spiritualmente e umanamente. Tenere le distanze è un atteggiamento, per quanto certamente di opportuna precauzione, di diffidenza: significa pensare sempre che l’altro, senza volerlo, potrebbe farmi del male. Riconquistare questa fiducia nelle relazioni non sarà un processo facile. Nella distanza c’è scritta poi la sofferenza di non poter vedere i propri cari: siamo stati costretti a tenerci lontano dai nostri genitori anziani per evitare di fare loro del male, siamo stati costretti persino a tenerci a distanza dai nostri defunti, ci siamo dovuti tenere lontano persino dall’Eucaristia. Molte persone hanno visto i propri cari allontanarsi in ambulanza per non rivederli mai più. L’amore per il prossimo, cioè per chi ci è più vicino, è diventato improvvisamente l’amore per chi è distante. Anzi, l’amore per se stessi e per gli altri si traduce in questo tempo nella capacità di stare lontano. Se il virus non scomparirà del tutto, saremo costretti a ripensare il mondo, come stiamo già facendo: non ci sarà più il compagno di banco, non ci sarà più la sensazione di stringere una mano, non ci sarà più il conforto di un abbraccio. Forse possiamo cominciare allora a pensare fin d’ora come possiamo riempire in un altro modo lo spazio tra noi. Potremmo per esempio riscoprire la forza della parola, l’efficacia dello sguardo, la forza di un regalo che arriva inaspettato. La distanza non può essere l’ultima parola, perché siamo fatti per essere in relazione con gli altri. La distanza diventa uno spazio da riempire con fantasia e creatività. La distanza è un sfida, un’occasione, per scoprire modi nuovi per raggiungere il cuore dell’altro.

Inviate le vostre domande a lettori.credere@stpauls.it

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo