È una pagina bellissima e al tempo stesso drammatica quella del martirio di sei missionari del Pime nella regione dell’Henan, in Cina, nel lontano 1941. Una pagina che merita di essere rievocata oggi, 24 marzo, data in cui si celebra la Giornata di preghiera per i missionari martiri. Nel 1941 la provincia centrale del Henan era stata invasa dalle armate giapponesi; l’esercito nazionalista cinese aveva fatto saltare le dighe del Fiume Giallo, nel disperato tentativo di arrestarne l’avanzata. Vaste zone della provincia, isolate per la furia delle acque, erano diventate così terra di nessuno, in balìa di briganti, soldati sbandati e guerriglia anti-giapponese.
Impegnati da anni nella capitale Kaifeng e in due altre fiorenti missioni del Henan, i missionari del Pime scelsero di rimanere al loro posto, nonostante i rischi, continuando a servire le loro comunità e cercando di proteggerle in ogni modo. Ma nel giro di pochi mesi pagarono un prezzo molto alto per la loro scelta: sei di loro furono uccisi. Il 12 luglio toccò, per primo, a padre Cesare Mencattini, 31 anni, originario di Arezzo; di lui, nel 2011, la Emi ha pubblicato una raccolta di lettere bellissime, alla famiglia e ai confratelli, dal titolo Una vita per la Cina. Di lì a pochi mesi, 19 novembre 1941, la violenza si abbatté altri quattro missionari, tutti sotto i 40 anni, che operavano nella missione di Dingqun: Mario Zanardi, di Soncino (Cremona), Bruno Zanella, trevigiano di origine e Gerolamo Lazzaroni, di Colere (Bergamo). Insieme a loro venne ucciso il nuovo vescovo designato per Kaifeng, monsignor Antonio Barosi, di 40 anni, nativo di Solarolo (Cremona), che si era recato in quell’avamposto, all’estremità della missione, per incontrare i confratelli.
Le circostanze delle uccisioni parlano di barbare torture. Durante l’interrogatorio, a padre Zanella gli aguzzini versano in bocca petrolio e acqua bollente: poi lo gettano in un pozzo, nel quale, uno dopo l’altro, finiscono anche Barosi, Zanardi e Lazzaroni; quest’ultimo, che aveva solo 27 anni, probabilmente ancora vivo: aveva 27 anni! Sempre a Kaifeng, pochi mesi dopo (all’inizio del 1942) veniva rapito e poi sepolto vivo, insieme col giovane aiutante cinese, anche padre Carlo Osnaghi, milanese, di 43 anni. Le storie dei sei missionari del Henan sono state da poco raccontate in un libretto, Martirio in Cina. Come un vaso di nardo (Pimedit) scritto a quattro mani dai padri Giancarlo Politi e Angelo Lazzarotto, due tra i massimi esperti di Cina oggi nel Pime. Un testo agile e prezioso che colloca il martirio dei sei nel contesto della vicenda del Pime in Cina, durante gli anni turbolenti della Guerra. Anche in Cina la memoria dei sei martiri del Henan rimane tuttora molto viva.
A Hong Kong è appena stato pubblicato un libro su di loro, a cura di altri due missionari del Pime, i padri Gianni Criveller (grande esperto di Matteo Ricci e storia cristiana della Cina) e Mario Marazzi, veterano Pime a Hong Kong. Si intitola Semi di vita, sottotitolo “Vite offerte a Gesù e alla Cina. Profili di martiri del Pime e della Cina in Henan e Shaanxi”. Il volume è edito dalla Hong Kong Catholic Truth Society in due diverse edizioni: nel dicembre 2016 è uscita quella in ideogrammi semplificati, destinata a lettori della Cina continentale. A breve uscirà quella in ideogrammi tradizionali, per lettori di Hong Kong, Macao e Taiwan. «L’importanza di questa operazione – spiegano i curatori - sta nel fatto di poter mettere i lettori cinesi, in particolari quelli provenienti dalle ex missioni del Pime, in condizione di leggere queste storie, che prima non erano disponibili in lingua cinese». L’idea di pubblicare il libro è nata dagli “Amici dei martiri in Cina” un gruppo informale, guidato da Walter Belingheri di Colere (paese natale di padre Lazzaroni) che ha sovvenzionato parte dell’iniziativa editoriale e si sta muovendo per promuovere, se possibile, la causa di beatificazione dei missionari uccisi nel Henan.