Carlo Cirotto, presidente del Meic.
Il vero “clandestino” non è l’immigrato irregolare. Clandestino, in questo Paese, è chi si riempie ancora la bocca dei più beceri stereotipi razzisti. Chi pretende di trattare da criminale una persona costretta a lasciare la propria casa in cerca di una dignità perduta. Chi pensa di poter vivere in un mondo coi cancelli chiusi per tenere a debita distanza le differenze etniche, culturali e religiose. Clandestino, in Italia, è chi crede che con il codice penale si possa cancellare la millenaria capacità di accoglienza che caratterizza la nostra cultura e la nostra storia.
E’ per questo che il Meic non può che aderire alla campagna di Famiglia Cristiana per l’abolizione del reato di clandestinità. E’ una battaglia di civiltà contro uno strumento normativo che ha mostrato di essere inefficace nel contrasto all’immigrazione illegale e che ha peggiorato la già gravissima crisi dell’intasamento giudiziario e del sovraffollamento delle carceri. Regolare i flussi migratori è necessario, ma per farlo occorrono politiche di sistema e credibilità internazionale e non mera repressione.
L’impegno degli intellettuali cattolici è quello di promuovere un’autentica cultura dell’accoglienza e dell’integrazione capace di combattere la “globalizzazione dell’indifferenza” denunciata a Lampedusa da papa Francesco. Perché nel Vangelo è scritto “ero straniero e mi avete accolto”, e non “ero straniero e mi avete chiesto il permesso di soggiorno”.