Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 13 ottobre 2024
 
dossier
 

«L'impegno a ridurre energia elettrica prodotta con carbone è un passo avanti positivo»

05/11/2021  Parla monsignor Brian McGee, vescovo di "Argyll and the Isle”, che copre l’estremo nordovest della Scozia: la (lenta, faticosa, ma originale e incoraggiante) traduzione concreta dei principi della Laudato si'; l'azione ecumenica circa l'ecologia integrale; l'attenzione ai poveri e alla giustizia sociale.

Monsignor Brian McGee, 56 anni, vescovo scozzese della diocesi di “Argyll and the Isle”, con papa Francesco, 85 anni il 17 dicembre.
Monsignor Brian McGee, 56 anni, vescovo scozzese della diocesi di “Argyll and the Isle”, con papa Francesco, 85 anni il 17 dicembre.

Glasgow, Scozia - «La Cop26 può essere un esempio di quella comunità di cui ha parlato papa Francesco nel suo messaggio ai capi di Stato riuniti a Glasgow. E’ notevole che tutti i Paesi del mondo si ritrovino insieme per identificare un problema e trovare il modo per risolverlo con un’attenzione particolare ai più poveri. Certo passare dalla teoria alla realtà è sempre difficile». Così il vescovo cattolico scozzese, monsignor Brian McGee, 56 anni, responsabile della diocesi di “Argyll and the Isle”, che copre l’estremo Nordovest della Scozia parla del summit ambientale di Glasgow arrivato alla sua quarta giornata.

«Bisogna considerare tutti gli aspetti di quello che viene raggiunto ed annunciato alla Cop. Per esempio l’accordo sull’eliminazione del carbone, con almeno 23 nazioni impegnate ad eliminare questo pericoloso combustibile fossile, raggiunto, tra gli altri, anche da Cina, Spagna, Singapore, Nepal, Cile, Ucraina, Indonesia, Vietnam, Polonia, Corea del sud ed Egitto certo rappresenta una svolta positiva ma migliaia di persone perderanno il loro posto di lavoro come risultato”, continua il vescovo McGee, “E’ importante non dimenticarsi il concetto di “transizione giusta”, pensare a chi deve pagare il prezzo della trasformazione della nostra economia in una direzione verde per aiutare I Paesi più poveri ad adattarsi alle energie pulite, E’ un concetto che è stato affrontato in diverse presentazioni della “Green Zone”, la zona della Cop 26 dove sono stato in questi giorni e dove vi sono incontri e stand delle charities cristiane come “Cafod” e “Christian Aid”».

Secondo il responsabile della diocesi di “Argyll and the Isles” il messaggio di papa Francesco, letto ai capi del mondo riuniti a Glasgow dal cardinale Parolin, mette l’accento proprio su questo. «Il Santo Padre ci ha incoraggiato a vedere la questione ecologica anche come una questione di giustizia, a pensare e salvare non soltanto le piante, gli animali e il pianeta ma anche I più poveri. Ha anche sottolineato come esista la tentazione di pensare che la questione ecologica vada risolta dai capi di stato del mondo mentre ciascuno di noi deve chiedersi che cosa può fare in prima persona”, dice ancora il vescovo McGee.

Secondo il vescovo scozzese la Cop 26 è un’esperienza molto positiva per la Chiesa cattolica di queste isole. «Ci ha incoraggiato a capire meglio le difficoltà davanti alle quali ci troviamo come umani e come siamo chiamati a curare I nostri fratelli e le nostre sorelle e, da questo punto di vista, ci può galvanizzare nel nostro viaggio di fede. Abbiamo avviato un programma di studio dell’enciclica “Laudato Si” in tutte le scuole cattoliche che ha aumentato la nostra consapevolezza della crisi ambientale. Penso anche che tutte le iniziative ecumeniche che sono state promosse, proprio in vista della Cop, come la veglia interreligiosa, alla vigilia dell’inizio del summit ambientale, domenica 31 ottobre, la marcia di sabato 6 novembre e la messa Cattolica di domenica 7 novembre abbiano alimentato la nostra vita di comunità cristiana in modo significativo».

 

Scettico sull’accordo finanziario, la mobilitazione di aziende private che rappresentano 130.000 miliardi di dollari di asset, il 40% dei capitali finanziari mondiali, mobilitati attraverso la neonata “Glasgow Financial Alliance for Net Zero” per cercare di mantenere la temperatura globale entro 1,5 gradi è il famoso economista di Cambridge Lord Eatwell, 76 anni.

L’accordo, che dovrebbe passare alla storia come uno dei più importanti risultati della Cop 26, prevede che oltre 450 istituzioni finanziarie in 45 Paesi investano in progetti di finanza verde da presentare entro I prossimi diciotto mesi e da aggiornare ogni cinque anni.

“Si tratta di un tentativo di rendere più difficile il finanziamento di quelle industrie che vengono considerate inquinanti”, spiega Lord Eatwell, “ma il problema è che questi finanziamenti, che vengono resi più difficili, sono di tipo secondario, ovvero non vengono venduti direttamente dalle società ai propri azionisti ma ad altri clienti, attraverso investitori intermedi, e avranno un effetto molto indiretto l’impatto del quale sarà difficile da valutare soprattutto sulle aziende più importanti”.

Bisogna essere realisti. Ottenere un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere richiede tempo. Non si può di colpo fermare tutte le miniere di carbone perchè migliaia di persone rimarrebbero senza energia”, spiega il professor Remedios, 57 anni, direttore del “Centro nazionale per le osservazioni sulla terra”, che misura le emissioni di anidride carbonica nello spazio e collabora da vicino con il governo britannico, “Le Cop non rappresentano un traguardo finale ma aprono la strada alle Cop successive. Gli impegni, le promesse, le negoziazioni continueranno nei prossimi anni e gli scienziati sono in grado di monitorare gli effetti che questi cambiamenti stanno avendo grazie al meccanismo chiamato “Global Stocktake”, previsto dall’accordo di Parigi. Si tratta di un meccanismo per vedere l’impatto che le promesse hanno davvero. Il primo è previsto per il 2023 e il secondo per il 2028”.

“Gli accordi raggiunti sulla deforestazione, con la quale con oltre 100 paesi si sono impegnati di fermare la distruzione delle foreste e a rigenerare le parti che sono già state danneggiate entro il 2030, quello per la riduzione delle emissioni di metano e quello per chiudere le miniere di carbone sono passi nella direzione giusta”, conclude l’esperto, che ha presentato la sua ricerca nella “Green Zone” dello “Scottish Exhibition Centre”, “E’ interessante che, anzichè avere un unico impegno complessivo, il governo britannico abbia scelto la strada di tanti accordi minori, più facili da ottenere per I politici, ed è quindi difficile dire quanto successo questa conferenza avrà fino a che si sarà conclusa”.

Multimedia
COP 26, preghiere e manifestazioni a Glasgow per il summit sul clima
Correlati
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo