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sabato 07 settembre 2024
 
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Cop26, Albrizio, Legambiente: «Possiamo farcela se aiutiamo i Paesi poveri»

11/11/2021  «Solo se ricompensiamo i Paesi in via di sviluppo potremmo arrivare a dei risultati concreti contro il surriscaldamento del Pianeta. Sono ottimista, l'accordo arriverà, persino l'India può essere convinta»

Mauro Albrizio, direttore Ufficio europeo di Legambiente.
Mauro Albrizio, direttore Ufficio europeo di Legambiente.

Glasgow, Scozia

E’ l’enormita’ dello “Scottish Exhibition Centre”, dove viene ospitata la ventiseiesima conferenza dell’ONU sul clima che colpisce. I chilometri di hotel prenotati già da un anno per i delegati, che, a migliaia, di ogni provenienza etnica, affollano i padiglioni con le loro bottiglie ecologiche che si possono riempire d’acqua e i laptop caricabili in qualunque punto. E, anche se un tampone temporaneo negativo quotidiano e’ rigorosamente richiesto ogni giorno per accedere a questo sito e l’uso delle mascherine è obbligatorio, si respira un vero ritorno alla normalità in questa Glasgow piovosissima dove sventolano decine di “Saltires”, le bandiere scozzesi, mentre quelle britanniche sono assenti.

«E’ proprio il fatto che a questi negoziati sul clima partecipino tutte le parti interessate, governi, imprese, sindacati e associazioni della comunità civile come la nostra, che rende la COP 26 un summit di valore straordinario, l’unico sul clima davvero multilterale», dice Mauro Albrizio, direttore dell’ ufficio europeo di Legambiente. Mentre il summit si avvia verso la sua conclusione, quando l’accordo finale ci dirà se quell’ obbiettivo di non fa crescere di piu’ di 1,5 gradi la temperatura globale è ancora vivo e raggiungibile, Albrizio resta ottimista.

«Gli accordi volontari che i leader politici hanno presentato, durante la prima settimana, sulla deforestazione, la riduzione delle emissioni di metano del 30%, entro il 2030, e la scelta di 40 Paesi di abbandonare il carbone devono tradursi in fatti concreti. Anche se, ufficialmente, la COP finisce venerdì 12 novembre, secondo me, un accordo non arriverà fino a domenica 14. Utilissime sono state, in questi giorni, le marce e le proteste degli ambientalisti perchè hanno convinto i politici che i loro elettori prendono seriamente il problema del riscaldamento globale».

Il direttore europeo di Legambiente sa quale sarebbe “l’accordo di Glasgow” che salverebbe il pianeta.

«Prima di tutto è essenziale garantire finanziamenti ai Paesi più poveri, come previsto dall’accordo di Parigi, ovvero almeno 100 milliardi di dollari l’anno, per il periodo dal 2020 al 2026. I 100 milliardi arriveranno nel 2023, è in ritardo, ma il Terzo Mondo vuole essere compensato. Penso che questi 600 miliardi di dollari vadano garantiti entro il 2025. Vorrei anche un programma, fino al 2023, per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare l’impatto del cambiamento climatico. Così, nel 2028, quando è previsto un bilancio della situazione delle emissioni, potranno essere rivisti i piani nazionali così da arrivare alla COP 28 con un pacchetto di decisioni che ci consenta di ridurre le emissioni entro il 2030 e mantenere vivo l’obiettivo dei 1,5 gradi, ovvero non rendere la crisi climatica insopportabile per i Paesi più vulnerabili».

Insomma l’esponente di Legambiente non condivide il pessimismo di coloro che, dopo la decisione della Cina e dell’India, i maggiori inquinatori, di non raggiungere l’obbiettivo di zero emissioni prima del 2060 per Cina e 2070 per India, hanno dichiarato la COP 26 già fallita.

«Qui a Glasgow il premier Indiano Narendra Modi ha detto chiaramente che, se riceverà finanziamenti adeguati, raggiungerà la neutralità climatica entro il 2040 e non il 2070, come promesso», spiega Albrizio, «insomma il successo di Glasgow dipende dai Paesi ricchi, i 23 Paesi dell’ OCSE che devono garantire ai Paesi in via di sviluppo i fondi promessi a Copenhagen e poi a Parigi per aiutarli a raggiungere la neutralità climatica».

«Con finanziamenti adeguati», conclude Albrizio, «si sbloccherebbero i negoziati e si aprirebbe la strada a nuovi impegni nazionali per mantenere l’aumento di temperatura sotto i 1,5 gradi».

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COP 26, preghiere e manifestazioni a Glasgow per il summit sul clima
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