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mercoledì 18 settembre 2024
 
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Niente segno della pace e acqua santa, così il Coronavirus "cambia" la Messa

31/01/2020  La Comunione solo nelle mani, niente acqua santa all’ingresso delle chiese, bandito il segno della pace e gli abbracci. Le prescrizioni dei vescovi del Sud-est asiatico, dalla Malesia alle Filippine, da Singapore a Hong Kong, per evitare il contagio tra i fedeli

Una preghiera in alternativa alla partecipazione alla Messa, la comunione distribuita sulle mani anziché in bocca, niente scambio del segno della pace e più attenzione all’igiene personale e alla pulizia delle chiese. Sono alcune delle indicazioni che diverse conferenze episcopali del Sud-est asiatico hanno dato ai fedeli per evitare il contagio del coronavirus durante le celebrazioni.

Intanto la Commissione sanitaria nazionale (Nhc) cinese ha stilato il bilancio provvisorio dell’epidemia: 213 morti e 2.000 nuovi casi di infezioni confermate in Cina. 42 delle 43 nuove vittime sono state registrate nella provincia dell’Hubei da dove è iniziato il contagio. Gli ultimi dati dell’Nhc segnalano una stabile crescita in Cina di decessi e di nuovi casi, malgrado la stretta delle regole sulla quarantena imposta una settimana fa nell’Hubei e alla sua capitale Wuhan, focolaio dell’epidemia. Per l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) si tratta di un’emergenza sanitaria mondiale.

FILIPPINE, NIENTE SEGNO DELLA PACE

Nel Paese c’è un primo caso di infezione, come ha spiegato il ministro della Sanità, Francisco Duque III in conferenza stampa nei giorni scorsi. Si tratta di una donna cinese di 38 anni, di Wuhan, arrivata a Manila il 21 gennaio via Hong Kong, e che ora si trova ricoverata in ospedale.

Mercoledì scorso la Conferenza episcopale (Cbcp) ha pubblicato alcune direttive. In una circolare inviata a tutte le diocesi del Paese, padre Marvin Mejia del Segretariato generale dichiara che «la comunione dev’essere distribuita sulla mano dei fedeli, per contribuire a prevenire ulteriori paure». Il sacerdote aggiunge che sono scoraggiate anche altre forme di contatto tra i partecipanti alla Messa, come tenersi le mani per la preghiera del Padre nostro o stringerle durante il “segno di pace”. La Cbcp esorta le parrocchie a cambiare regolarmente l'acqua santa all’ingresso delle chiese e installare “stoffa protettiva” sulle griglie dei confessionali. I vescovi filippini lanciano infine un’Oratio Imperata per le persone colpite dal virus e la prevenzione di un’epidemia globale. La preghiera sarà recitata nelle messe feriali e in quelle festive dopo la comunione, in ginocchio, a partire dal 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore.

SINGAPORE, RINVIARE gli incontri e niente acqua santa

  

A Singapore, finora le autorità sanitarie hanno confermato 10 casi di contagio. Le autorità hanno messo al bando gli arrivi dalla Cina negli sforzi per bloccare la diffusione del coronavirus. Allo stesso tempo, il divieto di ingresso vale per coloro, anche non cinesi, che si saranno recati in Cina negli ultimi 14 giorni.

L’arcidiocesi invita i fedeli ad essere «socialmente responsabili» e ad «adempiere alle disposizioni ed alle misure di controllo disposte dal governo»; in un avviso pubblicato sul proprio sito web, dichiara: «Salviette imbevute di alcool devono essere disponibili vicino agli ingressi di chiese e confessionali. La comunione dev’essere ricevuta solo a mano fino a nuovo avviso. La comunione al calice dev’essere sospesa. Niente acqua santa all'ingresso delle chiese, poiché questa potrebbe essere un veicolo per l'infezione».

La nota consiglia di rinviare a data destinarsi iniziative non essenziali per la vita della comunità, come programmi ed incontri nelle parrocchie e nelle associazioni cattoliche. Per quanto riguarda i corsi di catechismo, l’arcidiocesi afferma che insegnanti e studenti sono tenuti a misurarsi la temperatura prima di ogni lezione.

I VESCOVI DELLA MALESIA: UN ATTO SPIRITUALE AL POSTO DELLA MESSA

In Malaysia, al momento sono sette le persone che hanno contratto l’infezione. I tre vescovi della provincia ecclesiastica della Malaysia peninsulare hanno sottoscritto alcune raccomandazioni pastorali. Mons. Julian Leow (arcivescovo di Kuala Lumpur), mons. Sebastian Francis (vescovo di Penang) e mons. Bernard Paul (Melaka-Johor) dichiarano: «Persone che presentano sintomi simil-influenzali restino a casa ed evitino luoghi pubblici, comprese le chiese. Quanti non sono in grado di partecipare alla messa per questi motivi, sono incoraggiati a compiere un atto di comunione spirituale (offrire una preghiera a casa, accompagnata dal desiderio di essere in unione con il Signore)».

I vescovi chiedono ai fedeli di pregare per tutte le vittime dell'epidemia e per il personale medico incaricato di curarle. «La Chiesa locale – concludono – continuerà a monitorare con attenzione gli sviluppi della situazione; pubblicherà ulteriori aggiornamenti e linee guida, se e quando lo riterrà necessario. Invitiamo tutti i fedeli a mantenere la calma, a fidarsi degli annunci ufficiali e a seguire le precauzioni generali emanate dal ministero della Salute».

HONG KONG, A MESSA MASCHERINA OBBLIGATORIA

  

Domenica scorsa si sono svolte ad Hong Kong le prime messe con l'obbligo di mascherina e con una serie di disposizioni messe a punto dalla diocesi per evitare contagi. Era già accaduto in passato per la Sars, sempre in Cina, quando si arrivò addirittura a sostituire i raduni per la recita del rosario con riunioni telefoniche. La diocesi di Hong Kong ha deciso di far indossare mascherine prima di entrare in chiesa, niente acqua santa all'ingresso, microfoni ripuliti subito dopo il loro uso. Ma il virus ha anche qualche impatto sulla liturgia vera e propria: nello scambio della pace si annuisce con la testa ma sono proibite le strette di mano, e più che mai gli abbracci.

Il sacerdote è chiamato a lavarsi le mani prima e dopo l'Eucarestia, usare mascherine chirurgiche e posizionare l'ostia «delicatamente sul palmo della mano» evitando il più possibile il contatto fisico diretto. «Tutti i sacerdoti, il personale cerimoniale e i membri della chiesa devono seguire queste linee guida per garantire il benessere pubblico e ridurre al minimo la possibilità che il nuovo virus si diffonda nella comunità», è l'invito della diocesi dell'ex colonia britannica che chiede anche di tenere aperte, quanto più possibile, porte e finestre delle chiese per consentire la circolazione dell'aria; viene anche raccomandato di pulire regolarmente i pavimenti della Chiesa, gli inginocchiatoi e le stanze delle confessioni.

IN QUALI PAESI IL RISCHIO È Più ALTO?

L'Italia è il diciannovesimo Stato al mondo che riceve più viaggiatori aerei dalle aree più a rischio di diffusione del Coronavirus. A dirlo è uno studio dell'Università di Southampton che ha analizzato i flussi delle città e delle province della Cina continentale mettendole a confronto con gli arrivi in diverse nazioni del mondo. Lo studio ha riguardato un periodo di tre mesi, che rappresentano quell'arco di tempo che va da 15 giorni prima del capodanno lunare, a 2 mesi e mezzo dopo. L'analisi è stata fatta sui viaggi aerei tra febbraio e aprile 2018 seguendo i dati di Iata, l'International Air Travel Association. Sul podio delle nazioni a maggior rischio ci sono Thailandia, Giappone e Hong Kong. Poi, a seguire, Taiwan, la Corea del Sud, gli Stati Uniti d'America e tre Paesi del Sudest asiatico: Malaysia, Singapore e Vietnam. Decima, l'Australia. La prima nazione europea è la Germania (quindicesima). Dopo di lei il Canada, il Regno Unito e gli Emirati Arabi. L'Italia, diciannovesima, viene prima di Russia (ventesima) e Francia (ventunesima). Se la Thailandia ha un fattore di rischio pari a 15.03 e la seconda classificata, il Giappone, di 11.57, il fattore di rischio italiano è 1.13. In un'analisi del fattore di rischio per città, i primi tre posti sono ricoperti da Bangkok, Hong Kong e Taipei. La prima città europea è Londra (diciannovesima), seguita da Parigi (ventisettesima) e Francoforte (trentesima).

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Coronavirus, a San Pietro i fedeli con la mascherina
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