Le nuove generazioni credono ancora? Come vivono la fede i giovani? La religione ha ancora a che fare con la loro vita quotidiana, le loro scelte, i loro valori? A guardare le statistiche, i nati dopo il 1980 sono «la prima generazione incredula», secondo la celebre definizione del teologo don Armando Matteo. Cioè sono la prima generazione, dopo due millenni di cristianesimo, non più interessata alla domanda «Dio ha qualcosa da dire alla mia vita?». Non sono anticlericali, semplicemente il problema religioso li lascia indifferenti.
Ma non è così per tutti i “Millennials”. Tra di loro, anche se sono una minoranza, ci sono persone che credono nell’esistenza di un essere superiore e creatore, pregano, cercano di comprendere qual è la volontà di Dio riguardo alla loro vita, frequentano più o meno assiduamente una comunità di fedeli e si rispecchiano in una serie di valori che derivano dalla loro fede. E, poiché l’Italia è sempre più un Paese globalizzato e multiculturale, non sono solo giovani cattolici ma anche cristiani delle altre confessioni, ebrei, musulmani...
COSA VUOL DIRE CREDERE?
Cosa vuol dire, dunque, avere trent’anni e credere oggi in Italia? A questa domanda risponde un podcast in cinque puntate che ha debuttato il 15 aprile ed è realizzato dal Festival Biblico, la rassegna culturale promossa dalla Società San Paolo (che è anche l’editore di Credere) e dalla diocesi di Vicenza.
«Abbiamo pensato che fosse interessante provare a capire anche cosa succede in Italia dove oramai convivono fedi e spiritualità anche molto differenti tra loro», spiega Roberta Rocelli, direttrice generale del Festival. «Perché osserviamo che la questione religiosa pare tutt’altro che superata e, invece, trova un inaspettato terreno fertile proprio nella parte più giovane della popolazione. Ecco perché abbiamo deciso di chiederci in cosa credono oggi i trenta-quarantenni, se la dimensione sacra ha risvolti e legami con quella familiare, affettiva e lavorativa, come la religione entra in gioco nell’esperienza di vita quotidiana, e se la religione è un elemento che dà senso al nostro vivere quotidiano: che rapporto hanno con la fede i ragazzi e le ragazze che passano ore sui social, gli italiani di seconda e terza generazione, le ragazze che indossano il velo come segno di orgogliosa appartenenza?».
Ne è nata l’inchiesta audio in cinque puntate del titolo Credo, prodotto da Piano P, la piattaforma italiana dei podcast giornalistici, con il Festival Biblico, e letta dalla giovane giornalista Laura Cappon, 34 anni, che appartiene a sua volta alla generazione protagonista del reportage. Si tratta, spiega Cappon, di «un viaggio intimo, in presa diretta, nell’Italia di oggi». Ogni puntata, aggiunge la giornalista, è dedicata «alle esperienze e alle esigenze delle comunità religiose più numerose nel nostro Paese: cattolici, ortodossi, valdesi, ebrei e musulmani».
CERCARE LA VOLONTÀ DI DIO
Nel primo episodio, disponibile on line dal 15 aprile, si parte dai giovani cattolici, con le storie di Alessandra, 31 anni, insegnante di religione, che vive in Veneto, è sposata con un giovane musulmano originario del Gambia ed è mamma di due figli piccoli, e di Valentina, 30 anni, insegnante di musica e archivista, nata e cresciuta in Umbria in una famiglia praticante ma che ha vissuto un ulteriore passo importante nella propria fede quando, studentessa a Milano, ha incontrato la realtà di Comunione e liberazione, da cui poi si è allontanata. Le due giovani raccontano la loro ricerca spirituale, il rapporto non sempre facile con le comunità di riferimento e la centralità che ha nella loro vita la presenza del Dio di Gesù Cristo.
Nella prima puntata interviene anche Paolo Rappellino, giornalista di Credere. La serie di podcast proseguirà con la pubblicazione, una volta a settimana, delle successive quattro puntate. I podcast si possono ascoltare e scaricare gratuitamente dal sito www.festivalbiblico.it.