Cari amici lettori, abbiamo dedicato la copertina a papa Francesco e alla sua presenza al vertice dell’Onu sul clima, la Cop28 di Dubai. Si tratta della prima volta di un Papa a un simile appuntamento, che rischia purtroppo di trascinarsi stancamente e di non prendere decisioni coraggiose («efficienti, vincolanti e monitorabili», secondo Laudate Deum n. 59) di fronte alla “crisi” ecologica e sociale che vive il nostro pianeta. Sul tema abbiamo interpellato la presidente del Movimento Laudato si’, Lorna Gold, e due esperti, Luca Mercalli e Laura Tintori, che ci hanno dato delle letture illuminanti su quanto sta accadendo a livello climatico e ci hanno fatto riflettere sulle potenzialità del viaggio del Pontefice a Dubai l’1-3 dicembre (pagine 16-21).
Mi preme sottolineare, in particolare, un aspetto evidenziato in modi diversi dai nostri tre interlocutori: dentro a una problematica gigantesca, che tocca la politica, l’economia e la società, il Papa porta non solo le ragioni ambientali ma anche le ragioni dei poveri, i più esposti alle gravi conseguenze della crisi ambientale (per alluvioni, siccità e conseguenti migrazioni). In altre parole, egli porta un “supplemento d’anima” e uno sguardo profetico globale, oggi più che mai necessario: una visione etica, svincolata da interessi di parte e preoccupata invece del bene di tutti. Perché – e questo dobbiamo ricordarlo – la crisi climatica ha un enorme impatto sociale in termini di esasperazione delle disuguaglianze, impoverimento, migrazioni ecc.
Oltre alle ragioni appena dette – che rientrano in quelle che Francesco stesso ha spiegato come “motivazioni spirituali” ispirate alla Bibbia e alla tradizione giudeo-cristiana sul creato (Laudate Deum 61-73) –, ci sono anche le ragioni della speranza e della fiducia, che non vengono meno e provano ogni passo possibile, favorendo il coinvolgimento di tutti i protagonisti del “dramma”. «Dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico», afferma il Pontefice, «perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico.
Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta» (Laudate Deum 53-54). Un sussulto di speranza, che può venire solo da chi ha convinzioni alte, che altrove sembrano latitare. Un sussulto, però, che richiede anche a noi di fare la nostra parte. Francesco riconosce «gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato», che «stanno creando una nuova cultura» e «un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale».
Tali sforzi, per quanto piccoli, potranno avere un impatto significativo a lungo termine (Laudate Deum 71-72). «Facciamo un’opposizione feroce agli sprechi», ci ha detto nell’intervista Luca Mercalli. «A cominciare dai negozi col riscaldamento acceso e le porte spalancate. È un problema di cultura generale: indigniamoci». Certo, magari la speranza è tenue. Ma tocca anche a noi alimentarla “dal basso”, se vogliamo che i grandi della terra la prendano sul serio.