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Cristiani perseguitati, una piaga mondiale

15/07/2019  Presentato un Rapporto commissionato dal Governo del Regno Unito. Segnali preoccupanti soprattutto dall'Asia e dal Medio Oriente. Dall'Iraq l'allarme del cardinale Sako.

Oggi l’ambasciatore del Regno unito presso la Santa Sede, Sally Axworthy, ha consegnato a monsignor Antoine Camilleri, Sottosegretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, il Rapporto commissionato dal Governo britannico sulla persecuzioni dei cristiani nel mondo. La cerimonia si è svolta a Roma, nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola.

Il Rapporto è stato commissionato lo scorso dicembre da Jeremy Hunt, il ministro degli esteri britannico che in questi giorni sta sfidando Boris Johnson per la guida del partito conservatore in seguito alle dimissioni di Theresa May. Hunt ha incaricato della preparazione del Rapporto Philip Mounstephen, vescovo anglicano di Truro.

Nella premessa del Rapporto si legge che la persecuzione religiosa “è un fenomeno globale, che sta crescendo in scala e in intensità”.  Si calcola, in base ai rapporti di varie Ong, “che un terzo della popolazione mondiale stia soffrendo di varie forme di persecuzione  e i cristiani sono il gruppo più perseguitato”.  Secondo il Rapporto della Ong Open Doors, 245 milioni di cristiani sono perseguitati in diversi paesi. “il numero dei paesi dove i cristiani soffrono a causa della loro fede è cresciuto dai 128 del 2015 ai 144 dell’anno seguente”, ha detto il ministro Hunt in occasione della presentazione del Rapporto.  I cristiani sono sotto attacco soprattutto in Asia e in Medio Oriente. “In Medio Oriente”, aggiunge il ministro Hunt, “è in dubbio la stessa sopravvivenza dei cristiani. Un secolo fa i cristiani erano il 20 per cento della popolazione mediorientale, ora sono meno del 5 per cento”.

Questa situazione è stata confermata a Roma, durante la presentazione del Rapporto, da Sua Beatitudine Louis Raphäel I Cardinale Sako, Patriarca cattolico caldeo di Babilonia. Sako ha ricordato che l’estremismo non è radicato nella società irachena e che per secoli i cristiani iracheni hanno convissuto in modo pacifico con i musulmani. “Oggi invece abbiamo confusione, anarchia e insicurezza. In Iraq girano milizie che sono meglio organizzate e meglio armate della polizia, senza contare del problema della corruzione”, ha detto il cardinale. “Noi cristiani lavoriamo sempre per il dialogo, non siamo estremisti e il nostro esodo dalla regione è una grave perdita per tutti, perché i cristiani sono sempre stati fra i meglio istruiti”.

Il cardinale Sako, che ha portato la sua testimonianza insieme a un prete pakistano e a una suora nigeriana, ha chiesto un intervento deciso della comunità internazionale contro la persecuzione dei cristiani e contro l’islamofobia nei confronti dei musulmani. Il cardinale Sako considera una “buona idea” l’intenzione del ministro Hunt di imporre sanzioni  nei confronti di chi compie violazioni dei diritti umani per colpire il credo religioso delle persone. Una decisione che, dopo Brexit, potrà assumere in piena autonomia.

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