«Se ci guardiamo attorno, in noi possono sorgere interrogativi inquietanti. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici? E che pensare dei problemi che anche voi, cari giovani, dovete affrontare, guardando al domani: la precarietà del lavoro, l'incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare per non esserne schiacciati?».
Sono gli interrogativi rivolti ai giovani da papa Francesco durante l’omelia della Messa celebrata nella Basilica di San Pietro in occasione della Giornata mondiale della gioventù che si celebra, come ogni anno, in tutte le diocesi del mondo nella solennità di Cristo Re, ultima domenica dell’anno liturgico. Una data voluta da papa Francesco mentre in passato la Gmg a livello diocesano si celebrava nella Domenica delle Palme.
«Si tratta di domande difficili, ma importanti», ha detto il Pontefice che ha proposto ai giovani di riflettere su tre aspetti, «che possono aiutarci a procedere con coraggio nel nostro cammino, attraverso le sfide che incontriamo: le accuse, i consensi e la verità».
Francesco si rivolge direttamente ai ragazzi: «Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi “sotto accusa” per il fatto di seguire Gesù. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perché siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri. Voi, però, non abbiate paura delle “condanne”, non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. Cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni: siate concreti, la realtà è concreta».
Ciò che resta, ricorda il Papa, «è altro: sono le opere dell'amore. Questo è ciò che rimane e che rende bella la vita! Il resto non conta. Perciò, vi ripeto: non abbiate paura delle “condanne” del mondo. Continuate ad amare!».
Il Papa si è poi soffermato sull'aspetto del “consenso” invitando i ragazzi a non lasciarsi contagiare «dalla smania oggi tanto diffusa di essere visti, approvati e lodati. Chi si lascia prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell'affanno. Si riduce a “sgomitare”, competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali pur di avere un po’ di approvazione e di visibilità. Ma Dio vi ama così come siete: davanti a Lui i vostri sogni puri valgono più del successo e della fama, e la sincerità delle vostre intenzioni vale più dei consensi».
Per questo il Papa ha inviato i giovani a non lasciarsi «ingannare da chi, allettandovi con promesse futili, in realtà vuole solo strumentalizzarvi, condizionarvi e usarvi per i propri interessi. Non accontentatevi di essere “stelle per un giorno”, sui social o in qualsiasi altro contesto!». Insomma, «non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici, ma la gratuità dell'amore».
Infine, a proposito della verità, Francesco ha indicato il rischio di rimanere «prigionieri di una grande menzogna: quella dell’io che basta a sé stesso, radice di ogni ingiustizia e infelicità». E anche, come scriveva il beato Pier Giorgio Frassati, prossimo santo, di non vivere più, ma «vivacchiare. Noi vogliamo vivere, non vivacchiare, e perciò ci sforziamo di testimoniare la verità nella carità, amandoci come Gesù ci ha amato», ha affermato il Papa, secondo cui «non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell'uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Cristo, Re giusto e misericordioso. Il Signore ci lascia liberi, ma non ci lascia soli: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere con gioia il cammino».
Poi, parlando a braccio, il Papa ha aggiunto: «Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, come avranno la faccia quando si presenteranno davanti al Signore? “Perché hai fatto quella guerra? Perché hai ucciso?” E loro cosa risponderanno? Pensiamo a questo. Anche a noi: noi non facciamo la guerra, non uccidiamo, ma “ho fatto, questo, questo, questo”, e quando il Signore ci dirà “perché hai fatto questo? Perché sei stato ingiusto in questo? Perché hai speso questi soldi nella tua vanità?” Anche a noi il Signore domanderà queste cose». Alla fine dell'omelia, Francesco ha ricordato un segno tipico di questa Giornata, il passaggio dei simboli dai giovani portoghesi, dove si è svolto l’ultimo incontro mondiale l’anno scorso a Lisbona, e quelli coreani, dove si svolgerà, a Seul, la prossima Gmg, nel 2027: «Al termine di questa Eucaristia, i giovani portoghesi affideranno i simboli della Giornata Mondiale della Gioventù ai giovani coreani: la Croce e l'Icona di Maria Salus Populi Romani», le parole del Papa, «anche questo è un segno: un invito, per tutti noi, a vivere e portare il Vangelo in ogni parte della terra, senza fermarci e senza scoraggiarci, rialzandoci dopo ogni caduta e non smettendo mai di sperare. Così, anche nelle difficoltà, troveremo la forza di andare avanti, senza temere le accuse, senza bisogno dei consensi, con la propria dignità, senza fare dei compromessi, contenti di essere per tutti, nell'amore, testimoni di verità».
A concelebrare con il Pontefice c'erano circa 275 tra cardinali, vescovi e sacerdoti. Al termine della celebrazione eucaristica, si è svolto il tradizionale passaggio dei simboli della Giornata Mondiale della Gioventù, dando inizio al loro pellegrinaggio verso Seul 2027. La Croce dei Giovani e l'Icona di Maria Salus Populi Romani, sono stati consegnati da una delegazione di giovani portoghesi a una delegazione di giovani coreani, accompagnati dai loro pastori.
I giovani coreani potranno così dare il via al pellegrinaggio dei simboli in Corea e in vari paesi dell'Asia, portandoli ovunque - nelle città, nelle campagne, fra i sofferenti, i carcerati, i poveri, con particolare riferimento ai giovani senza speranza - per recare a tutti vicinanza e consolazione. Questo pellegrinaggio è particolarmente significativo poiché si svolgerà in Paesi prevalentemente non cristiani.
La Croce venne affidata ai giovani da San Giovanni Paolo II in occasione del primo Raduno dei giovani, nel 1984, quarant’anni fa. Alla fine dell'Anno Santo della Redenzione, dopo aver chiuso la Porta Santa, papa Wojtyla consegnò la Croce alla gioventù del mondo con queste parole: «Portatela nel mondo, come segno dell'amore del Signore Gesù per l'umanità ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c'è salvezza e redenzione».
Dal 2003, la Croce è accompagnata dall'icona di Maria Salus Populi Romani, segno della tenerezza materna di Maria e della maternità stessa della Chiesa per tutta l'umanità.