Arriva dal Bahrein l’appello forte a fermare la guerra in Ucraina. Concludendo il Forum per il Dialogo ra Oriente e Occidente, il Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayyeb, la guida suprema dei sunniti, aggiunge la sua «voce alle voci di tutti gli amanti del bene e della pace per chiedere: di fermare la guerra russo-ucraina e lo spargimento del sangue delle persone innocenti, che non hanno nulla a che fare con questa tragedia e non ne beneficiano; di alzare lo stendardo della pace invece che quello della vittoria, e di sedere al tavolo del dialogo e dei negoziati». Parlando prima di papa Francesco, il Grande Imam ha chiesto anche «la fine dei combattimenti in corso in varie parti del mondo, o almeno una tregua estesa, per ricostruire ponti di dialogo, comprensione e fiducia che portino la pace in un mondo pieno di ferite, poiché le alternative sono ulteriori terribili conseguenze per le persone in Oriente e in Occidente». Il Pontefice gli ha subito fatto eco ricordando che «dopo due tremende guerre mondiali, dopo una guerra fredda che per decenni ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, tra tanti disastrosi conflitti in ogni parte del globo, tra toni di accusa, minacce e condanne, ci troviamo ancora in bilico sull'orlo di un fragile equilibrio e non vogliamo sprofondare». Per questo è importante rinsaldare il dialogo tra Oriente e Occidente che paiono sempre più due mari contrapposti. Il Papa è partito proprio dall’esempio del mare, dal nome del Paese, letteralmente due mari. Il mare che può unire, ma che può anche essere contrapposto, il mare dell’accoglienza e quello del conflitto. «Un paradosso colpisce», dice Francesco. Ed è quello che «mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un'ingiustizia planetaria sempre più scandalosa, pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d'influenza e blocchi contrapposti.
Sembra così di assistere a uno scenario drammaticamente infantile: nel giardino dell'umanità, anziché curare l'insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e odio». Compito delle religioni è quello di lavorare insieme per far sentire la voce dei poveri e per collaborare per il bene di tutti. «In un mondo globalizzato si va avanti solo remando insieme, mentre, navigando da soli, si va alla deriva». E ancora, ha insistito: «Nel mare in burrasca dei conflitti teniamo davanti agli occhi il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, nel quale si auspica un fecondo incontro tra Occidente e Oriente, utile a risanare le rispettive malattie . Siamo qui, credenti in Dio e nei fratelli, per respingere “il pensiero isolante”, quel modo di vedere la realtà che ignora il mare unico dell'umanità per focalizzarsi solo sulle proprie correnti. Desideriamo che le liti tra Oriente e Occidente si ricompongano per il bene di tutti, senza distrarre l'attenzione da un altro divario in costante e drammatica crescita, quello tra Nord e Sud del mondo». Occorre prestare attenzione ai conflitti, ma anche alle «tragedie latenti dell'umanità, come la catastrofe delle disuguaglianze, per cui la maggior parte delle persone che popolano la Terra sperimenta un'ingiustizia senza precedenti», alla «vergognosa piaga della fame e alla sventura dei cambiamenti climatici, segno della mancanza di cura verso la casa comune». Su questi temi le religioni possono dare il buon esempio.
E infine, il Pontefice ha indicato tre priorità: le donne, i bambini e cittadinanza. Chiede «il riconoscimento della donna' nell'istruzione, nel lavoro, nell'esercizio dei diritti sociali e politici»; «la tutela dei diritti fondamentali dei bambini perché crescano istruiti, assistiti, accompagnati, non destinati a vivere nei morsi della fame e nei rimorsi della violenza»; «l'educazione alla cittadinanza perché si possa stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all'uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell'inferiorità».
E anche se oggi, «purtroppo, Oriente e Occidente assomigliano sempre più a due mari contrapposti», noi, conclude il Papa, «siamo qui insieme perché
intendiamo navigare nello stesso mare, scegliendo la rotta dell'incontro anziché quella dello scontro, la via del dialogo indicata da questo Forum: 'Est e ovest per la coesistenza umana».