Anche se il suo primo mestiere (e passione) era stato quello di giornalista, David Sassoli, morto a 65 anni nella notte tra il 10 e l’11 gennaio ad Aviano, dove era ricoverato dal 26 dicembre scorso, è stato uno che la politica l’ha respirata in famiglia sin da ragazzino.
Il papà Mimmo, giornalista e personaggio di proverbiale finezza e riservatezza, democristiano fiorentino del gruppo raccolto attorno a Giorgio La Pira e a Nicola Pistelli, è stato direttore del Popolo e de La Discussione ed è proprio nelle file della sinistra Dc che David muove i suoi primi passi. Molto amico di personaggi come Paolo Giuntella e Giovanni Bachelet, nel 1979 Sassoli arriva in piazza Nicosia pochi minuti dopo l’attentato delle Brigate rosse che costò la vita a due agenti, i poliziotti sono tesissimi e finiscono per picchiare quel ragazzo dai capelli lunghi che, per difendersi, urla invano “Sono democristiano!”.
Collabora con l’ufficio stampa della Dc ai tempi della segreteria De Mita, ma la sua vocazione è quella giornalistica. Il nome stesso, David, lo scelse il padre in omaggio a frate David Maria Turoldo .
Il suo primo scoop è del 1985 quando Sassoli va a Parigi, al Centre Pompidou per intervistare il terrorista di sinistra Oreste Scalzone, allora latitante. Ma finita l’intervista, vede avvicinarsi l’altra persona a cui il latitante aveva dato appuntamento dopo di lui: Gianni De Michelis, allora ministro del Lavoro. Una bomba finita in un articolo scritto per Famiglia Cristiana , con tanto di colloquio tra l’uomo dello Stato e il latitante (parlarono di amnistia) e successiva smentita maldestra da parte del Ministro.
Dopo la pubblicazione della notizia, il presidente della Repubblica Pertini si infuriò e lo scoop consentì a Sassoli l’assunzione al Giorno , osteggiata dal ministro De Michelis e caldeggiata da Clemente Mastella , allora uomo-stampa di De Mita.
Sassoli era nato a Firenze il 30 maggio 1956 ma già da adolescente si trasferì a Roma per via del mestiere di giornalista del padre. Dopo il diploma presso il Liceo classico Virgilio si iscrive alla facoltà di scienze politiche dell'Università "La Sapienza" , senza tuttavia terminare gli studi per dedicarsi completamente all'attività di giornalista.
La sua formazione giovanile si inserisce all'interno della tradizione del cattolicesimo democratico.
Sotto l'impulso di Paolo Giuntella Sassoli si impegna nella Rosa Bianca , associazione di cultura politica che riuniva gruppi di giovani provenienti dall'associazionismo cattolico (ACI, FUCI, ACLI). Da giovane frequenta anche l'Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani).
Negli anni Ottanta partecipa all'esperienza della Lega Democratica , un gruppo di riflessione politica animato da Pietro Scoppola, Achille Ardigò, Paolo Prodi e Roberto Ruffilli Inizia a lavorare al quotidiano Il Tempo , poi agenzia di stampa Asca , nella redazione romana de Il Giorno , per poi essere assunto in Rai nel 1992 che lo porterà, nel 2006, a diventare vicedirettore del Tg1.
Il suo esordio nella Tv di Stato avviene come inviato di cronaca nel TG3 dove segue per molto tempo gli avvenimenti riguardanti mafia, Tangentopoli e le inchieste sulle stragi italiane. In quel periodo collabora con i programmi di Michele Santoro Il rosso e il nero e Tempo reale . È stato anche tra i fondatori dell’Associazione Articolo 21 e nel 2004 viene eletto Presidente dell'Associazione Stampa Romana.
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Il videomessaggio di David Sassoli in occasione dell’EPPPI (Eventi di Progressione Personale a Partecipazione) “Confino senza confini” di Ventotene organizzato dall’Agesci del Lazio lo scorso maggio
Il debutto in politica nel 2009
La carriera politica inizia nel 2009 quando il Partito Democratico, su proposta del segretario Franceschini, lo candida al Parlamento Europeo come capolista nella circoscrizione dell’Italia centrale. Raccoglie 405.967 preferenze risultando il primo degli eletti e tra i più votati in Italia . Anche grazie al risultato delle elezioni, diventa capogruppo del Partito Democratico all'Europarlamento. In un'intervista dichiara di voler «dedicare il resto della sua vita alla politica».
Nel 2013 Sassoli si candida alle primarie del PD per stabilire il candidato sindaco di Roma alle elezioni amministrative di quell'anno. Ottiene il secondo posto con il 28% dei voti, davanti a Paolo Gentiloni, ma alle spalle del vincitore e futuro sindaco Ignazio Marino.
Intanto, prosegue la carriera in Europa e nel 2014 si ricandida e viene rieletto. Il 1° luglio viene scelto come vicepresidente del Parlamento Europeo. Rivolge la sua attenzione, in particolare, alla politica euro-mediterranea e alle tematiche relative le materie di bilancio. Come vicepresidente responsabile per la politica euro-mediterranea rappresenta il Parlamento in più occasioni ufficiali, sviluppando e intensificando un dialogo con le istituzioni dei Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente.
Il terzo mandato in Europa comincia nel 2019 quando il 3 luglio viene eletto Presidente del Parlamento europeo. È il settimo italiano a ricoprire la carica, con 345 voti al secondo scrutinio e con il sostegno dei gruppi europeisti. Durante il suo discorso di insediamento sottolinea l'importanza di recuperare e rilanciare lo spirito costituente dell'Unione e richiama il Consiglio dell'Unione europea alla necessità di discutere con il Parlamento la riforma del Regolamento di Dublino.
«Nessuno può accontentarsi di conservare l’esistente», è l’appello iniziale. E il suo impegno tra Bruxelles e Strasburgo è sempre stato quello di dare forza al progetto europeo, «l’unico in grado di dare risposte alle sfide globali che abbiamo davanti a noi» e nel quale «i cittadini hanno dimostrato di credere ancora». Si era dato come obiettivo quello di «rendere il Parlamento protagonista di una completa democrazia europea».
Fine tessitore, guardava a ciò che univa l’Unione senza dare forza alle spinte disgregatrici innescate dai vari populismi, soprattutto dei Paesi dell’Est: «Pensiamo più spesso al mondo che abbiamo, alle libertà di cui godiamo », disse sempre a inizio mandato come presidente, «e allora diciamolo noi, visto che altri ad Est o ad Ovest, o a Sud fanno fatica a riconoscerlo, che tante cose ci fanno diversi, non migliori, semplicemente diversi, e che noi europei siamo orgogliosi delle nostre diversità».
David Sassoli ricevuto in udienza da papa Francesco il 26 giugno scorso (Ansa)
La vita privata e la passione per i fiori e la musica classica
Sposato con Alessandra Vittorini , figlia dell'urbanista Marcello Vittorini, al vertice della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio de L'Aquila dal 2015, dalla quale ha avuto due figli, Livia e Giulio, ai quali ripeteva sempre che «conta più l’Europa dell’Italia».
Sassoli viveva a Roma ma appena possibile si spostava nella casa di Sutri, un delizioso paese medievale della Tuscia lungo la via Cassia, una trentina di chilometri a nord della capitale, per dedicarsi alla sue passioni: giardinaggio e buone letture.
I fiori, assieme alla Fiorentina di cui era grande tifoso e alla musica classica, era l’altra sua grande passione: «È capace di stare un’ora all’aeroporto di Amsterdam a cercare un particolare bulbo da piantare nella sua villa a Roma. E ci riempie di foto del suo giardino su Whatsapp», raccontava chi lo conosce bene. Il presepe napoletano, quello vero, che da diversi anni è installato in una stanza della villa di Sutri dove ogni novembre fa arrivare nuovi pezzi pregiatissimi da San Gregorio Armeno, per far crescere il presepe. Vuole solo personaggi con abiti di seta, occhi di vetro e faccia di porcellana.
E poi il pianoforte, e la lettura della storia, «quella romana, centrata su Cesare».
Tra i tanti messaggi di cordoglio arrivati in queste ore, quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che afferma che con la morte di Sassoli si «apre un vuoto nelle file di coloro che hanno creduto e costruito un'Europa di pace al servizio dei cittadini e rappresenta un motivo di dolore profondo per il popolo italiano e per il popolo europeo. Il suo impegno limpido, costante, appassionato, ha contribuito a rendere l'assemblea di Strasburgo protagonista del dibattito politico in una fase delicatissima, dando voce alle attese dei cittadini europei».
«Riposa in pace, orgoglioso italiano», ha scritto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen . A Strasburgo e Bruxelles le bandiere sono state poste a mezz’asta in segno di lutto.