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Credere

Don Mattia Ferrari Nei migranti c’è il volto di Dio

17/10/2024  Don Mattia Ferrari, cappellano della Ong Mediterranea Saving Humans, vive la sua vocazione come una missione a fianco degli ultimi: «Le polemiche contro chi accoglie gli stranieri», dice, «sono polemiche contro chi ci ha comandato di farlo, cioè Gesù»

 

di Daniela Bilanzuoli

 

Ogni giorno, nel Mediterraneo, si lotta per mettere in salvo vite umane. E quelle stesse vite, immerse in un mare di dolore e speranza, hanno “salvato” un giovane ragazzo. Si tratta di Mattia Ferrari, sacerdote di 30 anni, modenese, che ha trasformato il suo ministero in una missione di accoglienza e assistenza. Don Mattia è il cappellano di Mediterranea Saving Humans, una delle Ong più attive nel soccorso ai naufraghi. Ha da poco pubblicato il suo nuovo libro, intitolato appunto Salvato dai migranti, nel quale racconta la sua personale esperienza di vita che, tra momenti difficili e sostegno ai più deboli, è culminata nella collaborazione con l’associazione di volontariato. Una biografia che ha trovato in papa Francesco un sostenitore d’eccezione: ne ha scritto la prefazione.

Nato in una famiglia cristiana a Formigine, una cittadina della provincia di Modena, Mattia è cresciuto in un ambiente di fede vissuta e di servizio concreto per gli ultimi. «La mia famiglia mi ha insegnato ad amare come Gesù, a stare accanto agli emarginati», racconta. «Sono cresciuto a contatto con le suore Minime dell’Addolorata e con le Salesiane dell’oratorio Don Bosco, e piano piano ho sentito la chiamata a seguire Gesù in modo specifico come prete». La strada da percorrere, però, non è stata priva di difficoltà: a 18 anni la morte del suo amico Fabrizio, a causa di un attacco epilettico, porta Mattia a una crisi profonda. «In quel momento mi sono chiesto: “Qual è il vero volto di Dio?”», dice con onestà. Sarà poi l’incontro con gli ultimi a fornirgli quella risposta che terrà salda la sua fede.

Diventato prete, nel 2015 inizia a prestare servizio nella chiesa di Sant’Antonio, a Modena. Lì si approccia per la prima volta al mondo dei migranti: conosce Martin, un giovane nigeriano appena sbarcato. «Mi ricordo che entrò in sacrestia dopo la Messa, era solo e spaesato. In quel momento mi chiesi se fosse il caso di ignorarlo o amarlo… E alla fine, beh, ho scelto di amarlo», racconta. La parrocchia diventa così un luogo di accoglienza per i migranti: non solo un rifugio materiale, ma anche uno spazio di ascolto e dignità. Da quel momento la missione di don Mattia Ferrari è sempre più rivolta a loro: agli esclusi.

Leggi l’intervista completa a don Mattia Ferrari sul numero di Credere in distribuzione nelle edicole e nelle librerie religiose da giovedì 17 ottobre e nelle parrocchie da sabato 19 ottobre. Oppure acquista una copia digitale www.edicolasanpaolo.it/scheda/credere.aspx

Questo articolo è una collaborazione con la rivista Credere

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