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venerdì 04 ottobre 2024
 
anniversari
 

Don peppe Diana, ucciso per amore del suo popolo

18/03/2024  Condannando don Diana a morte, la camorra fece un autogol. Il suo martirio scosse le coscienze di un popolo stanco di essere angariato (di Maurizio Patriciello)

Don Giuseppe Diana, in prima fila al centro della foto, con padre Maurizio Patriciello (con la barba) ad Aversa durante la visita di Giovanni Paolo II, nel 1990.
Don Giuseppe Diana, in prima fila al centro della foto, con padre Maurizio Patriciello (con la barba) ad Aversa durante la visita di Giovanni Paolo II, nel 1990.

di padre Maurizio Patriciello

La camorra è una serpe velenosa, i camorristi fratelli criminali da redimere. Non è facile. Si difendono. Offendono. Umiliano. Uccidono. Pretendono i tuoi soldi, le tue aziende, la tua libertà. Invidiosi, ingordi, rapaci. Avvertono una sorta di lugubre attrazione verso il baratro. Guai a mettere loro il bastone tra le ruote. Ipocriti e bugiardi. Sanguinari e ingannatori. Vogliono essere temuti e riveriti. Opprimono il popolo, lo stesso popolo che don Peppe ama e del quale si fa voce. Per questo motivo si sentono umiliati nella vanità del loro essere malavitosi. Ma non sa, il parroco di San Nicola in Casal di Principe, che, se vogliono, “loro” lo faranno fuori? Perché non si accontenta di celebrare la Messa e recitare i Salmi? Se lo avesse fatto sarebbe stato osannato e protetto. Peppino li conosce bene, perché non dà segni di ravvedimento? Ostinato, come solo i santi e i folli sanno essere, il giovane parroco va dritto per la sua strada, l’unica tracciata dal Vangelo. Lui le mani se le sporca davvero, il puzzo delle pecore se lo porta addosso. Crede in un Dio che si è fatto veramente uomo, veramente ha lavato i piedi, veramente è stato trafitto e inchiodato al legno. Gli dissero: “Vattene”. Non se ne andò. “Allora, taci”. Non tacque. Gridò. “Fatti almeno i fatti tuoi”. Obbedì, stavolta. Si fece uno con il suo popolo. Lo uccisero. Vigliaccamente. Con spietata freddezza. In chiesa, poco prima della Messa del mattino. Era la festa di san Giuseppe del 1994. La camorra, cinica e spietata, mostrò il suo vero volto. Fummo sconvolti. Le ore che vanno dalla morte di Gesù all’alba del primo giorno dopo il sabato sono inenarrabili. Finalmente, lo scoppio della Vita: “Non è qui, è risorto”. Dopo il tempo delle calunnie – Don Peppe Diana era un camorrista titolò un giornale – esplose in tutta la sua sfolgorante bellezza la luce della verità. Risorgemmo. Condannando don Diana a morte, la camorra fece un autogol. Il suo martirio scosse le coscienze di un popolo stanco di essere angariato.

 
 
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