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martedì 17 settembre 2024
 
diritto umanitario
 

Dal 22 gennaio armi nucleari messe al bando, ma l’Italia non c’è

20/01/2021  Il Trattato entra in vigore dopo la ratifica di 50 Paesi, la soglia minima richiesta. Le norme, adottate da una conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, vietano lo sviluppo, i test, la produzione, l'immagazzinamento, il trasferimento, l'uso e la minaccia delle armi atomiche. La riflessione di don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi.

«A 30 anni dall’inizio della prima guerra del Golfo rischiamo di dimenticare. I morti, innanzitutto, che ora chiamiamo “danni collaterali”. E poi le bombe intelligenti, l’uranio impoverito, il fosforo bianco. In una parola: non capiamo la follia della guerra, “avventura senza ritorno”». Don Renato Sacco, coordinatore nazionale della sezione italiana di Pax Christi affida a Famiglia Cristiana un’amara riflessione sull’anniversario di Desert Storm, che il settimanale cattolico pubblica nel numero in edicola.da giovedì 21 gennaio.

I conflitti, ammonisce il sacerdote, «vanno visti sempre dalla parte delle vittime, altrimenti si diventa carnefici. Ricordare questi trent’anni vuole dire ricordare anche l’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra”». E a proposito del nostro Paese, don Sacco sprona il nostro Paese ad aderire quanto prima al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari che a livello mondiale entra in vigore il 22 gennaio, dopo esser stato ratificato da oltre 50 Paesi (in primis il Vaticano). «È una data storica perché quanto ripetuto più volte da papa Francesco (“Non solo l’uso, ma anche il possesso di armi nucleari è immorale”) ora è stabilito anche da norme internazionali. Certo, la questione delle atomiche non è risolta. C’è un lavoro enorme ancora da fare, tutti insieme. L’Italia, per esempio, non ha ancora aderito a questo trattato. E sul suolo italiano ci sono circa 60-70 bombe nucleari. E dovrebbero arrivare le nuove micidiali B61-12».

«È grave che si continuino a spendere soldi per le armi che servono a fare la guerra e a uccidere persone. Da sola, l’Italia ha una spesa militare di circa 40 mila euro al minuto», conclude don Renato Sacco

 
 
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