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venerdì 13 dicembre 2024
 
L'analisi
 

«Stop alle bombe esportate in Arabia Saudita, una buona notizia nel giorno di Gandhi»

30/01/2021  Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Chisti, commenta la decisione del Governo che blocca l'invio di ordigni a Riad:  «Il coronamento di una lunga battaglia non violenta che allarga il cuore proprio oggi in cui si ricorda il sacrificio del Mahathma ucciso il 30 gennaio 1948»

Il 30 gennaio 1948 veniva ucciso il Mahatma Gandhi. Non si vuole qui parlare di lui, ma ricordarlo sì. Come maestro, profeta e testimone della resistenza nonviolenta, praticata attraverso la disobbedienza civile. Mi piace partire dal ricordo di questo grande piccolo uomo, per dire che oggi c’è un’altra bella notizia. A pochi giorni dal 22 gennaio, con l’entrata in vigore del Trattato che rende illegali le bombe nucleari (il 24 ottobre scorso era stato ratificato dal cinquantesimo Stato, l’Honduras, il primo era stato il Vaticano). La bella notizia è questa: il Governo Italiano blocca l’export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Sì, in pochi giorni due belle notizia, che danno speranza e ossigeno alla pace. Certo non è scoppiata la pace e non si realizza come d’incanto il sogno di Gandhi o di altri profeti, e neanche il sogno di Isaia. Ma la decisione di questi giorni è un passo importante, che rinnova speranza e che ci fa dire: allora è possibile! «Cancellato dal Governo italiano con una decisione storica - si legge nel comunicato di tante associazioni, tra cui Amnesty International Italia e Rete Italiana Pace e Disarmo - grazie alla pressione della società civile l’invio di oltre 12.700 bombe. Con un atto di portata storica, che avviene per la prima volta nei 30 anni dall’entrata in vigore della Legge 185 del 1990 sull’export di armi, - continua il comunicato -  il Governo Conte ha deciso di revocare, non solo sospendere, le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti».  

Non dimentichiamo che l’Arabia Saudita da anni bombarda lo Yemen, un Paese che sta vivendo, secondo l’ONU, la più grave crisi umanitaria del mondo. “Tra gli ordigni ritrovati dai ricercatori dell’Onu figurano anche le bombe prodotte dalla RWM Italia. Una decisione che pone fine – una volta per tutte – alla possibilità che migliaia di ordigni fabbricati in Italia possano colpire strutture civili, causare vittime tra la popolazione”. E’ stato un impegno costante di diversi anni e con tantissime persone, associazioni, movimenti, istituzioni che ci hanno creduto e non hanno mai smesso di annunciare la pace e denunciare la guerra e la sua preparazione. Ne abbiamo parlato sui giornali. Il quotidiano Avvenire è stato credo il primo a pubblicare le foto di qualche bomba inesplosa con l’inequivocabile  n. A 4447, a conferma che quella bomba era stata venduta con l’autorizzazione del Governo Italiano. Ma anche il Manifesto,  Famiglia Cristiana e TV2000 (quest'ultima ha mandato in onda servizi con interviste realizzate proprio a Domusnovas, vicino a Iglesias, dove c’è lo stabilimento della Rwm Italia, filiale italiana del produttore di armamenti tedesco Rheinmetall).

 

È un riconoscimento al gesto di obiezione di coscienza di Giorgio Isulu che con la moglie e 4 figli, ha rifiutato il lavoro alla RWM. Una scelta di vita, di coraggio e mitezza, non sbandierata ma vissuta con coerenza nel profondo della propria coscienza illuminata dalla fede. Un riconoscimento al lavoro del Comitato riconversione RWM per la pace e il lavoro sostenibile, che si batte da anni per una ri-conversione della fabbrica che produce bombe e non accetta di sottostare al ricatto lavorativo, in una delle zone più povere d’Italia. Ne abbiamo abbiamo parlato nelle diverse marce per la Pace del 31 dicembre. Proprio alla fine del 2019 eravamo a Cagliari, anche per esprimere vicinanza a chi è impegnato per la pace in quella regione e anche ai Vescovi della Sardegna che in un documento del dicembre 2018 parlavano “delle armi costruite nel nostro territorio regionale e usate per una guerra, che ha causato e continua a generare nello Yemen migliaia di morti, per la maggior parte civili inermi”. La decisone del Governo è anche un riconoscimento al lavoro di esperti, di studiosi, di giornalisti e di politici, ai quali è facile rivolgere ogni tipo di critica soprattutto in questi giorni. Invece va riconosciuto il lavoro costante e cocciuto di alcuni di loro. Anche se non mi sembra ci sia mai stato un politico italiano che abbia osato alzare la voce o dissentire in qualche modo davanti alla ricca Arabia Saudita. Se non ricordo male solo Oscar Luigi Scalfaro, in visita ufficiale a  Riyad nella veste di Presidente della Repubblica, anticipò il rientro in Italia, annullando alcuni impegni, perché in quel Paese non gli era consentito partecipare alla Messa. Non mi risulta che altri politici abbiamo fatto gesti simili, spinti  da motivi umanitari, politici o religiosi. Davanti ad affari di milioni di euro, pecunia non olet.

Certo non sarà difficile sentire frasi del tipo: “Ma se non le vendiamo noi, le vendono altri”. “Ecco, così l’Italia perde posti di lavoro in questo tempo di crisi”. “E poi perché bloccare solo l’Arabia, e non ad es. l’Egitto?” Tutte domande serie, legittime, ma che non tolgono valore all’obiettivo raggiunto. Anche se solo un piccolo passo, è di straordinaria importanza. Certo l’impegno continua anche per chiedere che si blocchi l’export verso l’Egitto e altri Paesi. Intanto un primo risultato storico è stato raggiunto. Ne gioiranno tutte le persone che hanno lavorato per l’approvazione della legge 185/90 che vieta la vendita di armi a paesi in guerra o che violano i diritti umani. Anche chi non c’è più, come ad es. Eugenio Melandri, Graziano Zoni e don Tonino Bello. Fu proprio don Tonino, Presidente di Pax Christi, a dire, appena approvata la legge, che forse andava cambiata, che ci voleva un articolo solo: “Le armi non si vendono, non si comprano e non si producano”. Ma siamo certi anche loro oggi faranno festa in Cielo per questo risultato raggiunto. Era sempre don Tonino a dire che la Pace è cammino, e a volte cammino in salita.

Ecco allora i passi, anche piccoli ma importanti. Ed è importante camminare insieme, unire le forse di tutti per un obiettivo comune. E’ un cammino che sconfigge la logica del business, degli interessi, del lavarsene la coscienza e del non sentirsi responsabili. Come ha detto papa Francesco a Redipuglia il 13 settembre 2014: “La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica… L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9).   E aggiungeva: “Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?” Il cammino continua. La pace è possibile.

 
 
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