The Mandalorian di John Favreau è la punta di diamante di Disney +, la piattaforma streaming targata Disney, in Italia dal 24 marzo. Otto episodi, di cui il primo in onda domenica in chiaro su Italia 1, per immergersi in una galassia lontana lontana. Andare avanti tornando alle origini. Qui Star Wars ritrova la sua dimensione fanciullesca, guarda alla prima trilogia, al western “galattico”. Il Mandaloriano del titolo è un cacciatore di taglie senza nome, che attraversa l’universo con la sua corazza e una nave spaziale spesso in difficoltà. Potrebbe essere un cowboy, magari Clint Eastwood in un film di Sergio Leone, ma anche uno dei sette samurai di Kurosawa (un capitolo è proprio dedicato a I sette samurai, poi rivisitato dagli americani con I magnifici sette). Il guerriero ha il grilletto facile, una maschera sul viso. Ma l’incontro con Baby Yoda, l’emblema della dolcezza, lo porta a rivalutare le sue priorità.
Tra i due si instaura un rapporto molto simile a quello tra padre e figlio. Il percorso che segue Baby Yoda è come quello di un bambino che deve diventare adulto. È un “trovatello”, prende coscienza delle sue capacità, muove i primi passi nel mondo. Una parabola incentrata sulla crescita, nello stile Disney, ma senza dimenticare gli elementi fondativi di Star Wars: resistenza, ribellione, scontro con l’oppressore, e naturalmente il tema onnipresente della Forza. I jedi sembrano lontani, il focus è sulle persone comuni, su chi ha perso tutto a causa della guerra. Polvere, sabbia, metallo riempiono le scenografie, e le battaglie degli ultimi capitoli targati J. J. Abrams appartengono a un’altra dimensione. Qui sentiamo l’eco della Forza, di questo spirito che pervade tutte le cose, che da un punto di vista spirituale forse si fa ancora più misterioso. Dei due protagonisti si conosce poco, a unirli forse è la loro diversità, il fatto di essere orfani della propria gente, nati in un’epoca che li ha rigettati invece di accoglierli.
Lo sforzo produttivo dietro a The Mandalorian è notevole, e forse è per questo che la durata di ogni avventura è un po’ inferiore alla media, quasi sempre intorno alla mezz’ora. Ognuna è quasi autoconclusiva, a collegarle sono il Mandaloriano e Baby Yoda, creaturina sempre in pericolo ma dall’estro imprevedibile. Le sue orecchie lunghe si propongono come antidoto alla brutalità, gli occhi sinceri combattono il cinismo, e lo spirito infantile cerca di risvegliare la tenerezza di una realtà divisa tra la necessità e guadagno. Di sicuro Baby Yoda riscrive nuovi immaginari, e si è già imposto oltreoceano come il re del marketing. Disney + debutta in Italia con l’incedere di un gigante, pronto a conquistare, a proiettare nella fantasia, nell’intrattenimento che fa tanto bene al cuore in questi tempi bui. Una colorata sorpresa, con un cattivo d’eccezione: addirittura Werner Herzog, il grande regista di Fitzcarraldo. Ma l’epopea continua, la seconda stagione non tarderà (speriamo) ad arrivare.