«Le disperate condizioni della città di Taiz sono un esempio di quanto sta avvenendo in tutto lo Yemen». Lo dice Karline Kleijer, coordinatore dell’emergenza Msf nel Paese Mediorientale. «Le parti in conflitto a Taiz mostrano regolarmente una totale mancanza di rispetto per la protezione dei civili, delle strutture sanitarie, del personale medico e dei pazienti. I nostri pazienti, su entrambi i lati dei fronti, raccontano di essere stati feriti dai bombardamenti mentre preparavano il pranzo in cucina, feriti dagli attacchi aerei mentre andavano a lavorare i campi, mutilati dalle mine mentre radunavano il bestiame e puntati dai cecchini nelle strade davanti alle loro case».
In Yemen la guerra sta avendo un impatto devastante sulla popolazione civile, sia per il numero delle vittime dirette sia per il collasso dei sistemi sanitari. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Medici senza frontiere sull’assistenza medica in tempo di guerra, diffuso a livello internazionale.
Il rapporto si concentra in particolare sulla situazione di Taiz, la terza città più grande del Paese, essa stessa lungo la linea del fronte, dove da quasi due anni la popolazione vive in un continuo stato di paura e sofferenza. Un triste esempio della necessità urgente di assistenza sanitaria, in particolare cure mediche di base, a cui le équipe dell’organizzazione umanitaria cercano di rispondere.
Anche i servizi sanitari a Taiz sono entrati nel mirino delle violenze, con ospedali danneggiati direttamente da bombardamenti e sparatorie, una clinica mobile di Msf raggiunta da un attacco aereo e diverse ambulanze colpite da spari, confiscate o assalite con la forza da uomini armati. Gli operatori sanitari sono stati attaccati mentre andavano al lavoro, molestati, detenuti, minacciati e costretti a lavorare con la pistola puntata. «Se mi sento al sicuro mentre lavoro in ospedale? Non mi sento mai al sicuro», dice il coordinatore del pronto soccorso di un ospedale pubblico a Taiz. «Non c’è alcun rispetto per le strutture mediche. Il nostro ospedale è stato colpito e bombardato molte volte».
Il sistema sanitario al collasso
Ospedali danneggiati e carenza di staff e forniture essenziali hanno causato il sostanziale collasso del sistema sanitario, compromettendo gravemente l’accesso alle cure mediche salvavita per la popolazione. La paralisi del sistema sanitario, insieme alle sempre più difficili condizioni di vita, ha causato un peggioramento della salute delle persone, con conseguenze particolarmente gravi per i gruppi vulnerabili, come le donne incinte, i neonati e i bambini piccoli. La maggior parte delle famiglie oggi vive in assenza o con scarsa energia elettrica e insufficienti quantità di cibo e acqua. Molti sono stati costretti ad abbandonare le loro case per scappare dai combattimenti e ora vivono in ripari di fortuna o edifici sovraffollati, spesso con servizi igienici inadeguati e senza materiali essenziali come materassi, coperte o attrezzi per cucinare.
Nel 2016, le équipe Msf dell’ospedale materno-infantile e nei reparti materni a Taiz, hanno assistito più di 5.300 parti, fornito più di 31.900 consultazioni prenatali, condotto più di 2.600 consultazioni post-parto e inserito più di 2.500 bambini gravemente malnutriti nei programmi di alimentazione terapeutica. Da quando sono scoppiate le violenze, nella città sono stati curati più di 10.700 feriti di guerra.
«Nel report», insiste Msf, «rilanciamo gli appelli a tutte le parti in conflitto perché assicurino la protezione dei civili e del personale sanitario e permettano ai feriti e ai malati di accedere alle cure mediche. Chiediamo anche alle organizzazioni internazionali e ai governi donatori di aumentare la loro risposta umanitaria in Yemen e garantire che gli aiuti arrivino a tutte le persone che ne hanno bisogno».
Del resto, le drammatiche condizioni evidenziate nel report non riguardano solo Taiz. Nei dieci governatorati dello Yemen dove opera Msf, le équipe testimoniano le stesse situazioni: «Gli yemeniti sono vittime delle conseguenze dirette e indirette di questa guerra distruttiva».
La condanna di Save The Children: "Crimini imperdonalibili"
Dal canto suo, Save the Children, in un comunicato, condanna l’attacco aereo condotto dalla coalizione a guida saudita nei pressi della capitale Sana’a. Un raid portato a termine mentre era in corso un funerale, che ha provocato la morte di almeno un bambino e il ferimento di altri.
«Si è trattato di un attacco terribile. Sappiamo che almeno un bambino è stato ucciso e i nostri team hanno appena visitato un ospedale dove hanno visto due bambini gravemente feriti, tra cui una piccola di appena un anno con ferite allo stomaco e ustioni sul volto», dice Grant Pritchard, vice direttore di Save the Children in Yemen. «La zia della bambina ci ha detto che la mamma è stata uccisa durante l’attacco e che altri due piccoli risultano dispersi tra le macerie».
«Attacchi come questo», aggiunge, «vengono perpetrati ormai da due anni da tutte le parti in conflitto, senza che nessuno venga punito per queste azioni. A pagare il prezzo più alto della violenza in Yemen sono soprattutto i bambini e le loro famiglie. Il conflitto in corso ha già provocato la morte di circa 1.500 bambini e in migliaia sono rimasti mutilati. Le bombe colpiscono le case, cadono sulle scuole e sugli ospedali. Siamo di fronte a crimini imperdonabili».