Ogni volta che Elon Musk apre bocca, uno Stato di diritto muore un po’. Ultimo exploit: attaccare i giudici di Roma che, con l’insolenza tipica della legalità, hanno osato annullare il trattenimento di alcuni migranti. Ma non basta essere uno degli uomini più ricchi del mondo per guadagnarsi il diritto di insultare i giudici italiani e sparare sentenze su decisioni giuridiche che, probabilmente, nemmeno comprende. «Questi giudici devono andarsene», ha sentenziato il nostro miliardario su X, forte del successo elettorale di Trump, cui ha cospicuamente contribuito, tirando la sua ennesima stoccata. Questa volta, nel mirino ci sono i giudici del tribunale di Roma, che hanno osato annullare il trattenimento di sette migranti trasferiti in Albania e rimandare la questione alla Corte di Giustizia Europea per chiarimenti. Ma cosa potrebbe mai sapere Elon Musk delle complesse leggi sull’immigrazione italiana o del peso delle direttive europee? Nulla, probabilmente.
Non è la prima volta che Musk si improvvisa difensore della "giustizia" — o meglio, della giustizia come piace a lui. Quando il ministro Matteo Salvini è finito sotto processo per il caso Open Arms, il buon Elon si è affrettato a difenderlo pubblicamente, scrivendo che “è scandaloso che sia sotto processo per aver fatto rispettare la legge.” E quando qualcuno ha osato ribattere, è andato oltre, definendo un giudice "pazzo" e suggerendo persino che dovrebbe finire lui in prigione per sei anni. Nel mondo in bianco e nero di Musk, la magistratura non serve a fare giustizia, ma a prendersela con chiunque osi contraddirlo.
Questa intrusione prepotente nella politica italiana e nei suoi delicati equilibri giuridici Musk non la riserva solo all’Italia. L’anno scorso ha attaccato le ONG tedesche attive nel Mediterraneo, accusandole di “raccattare immigrati illegali per scaricarli in Italia” e mettendo in dubbio il senso stesso delle missioni di salvataggio. La risposta del Ministero degli Esteri tedesco, semplice e netta: «Sì, e si chiama salvare vite». Ma quando Musk si mette in testa di parlare di migrazioni, umanità e diritti sembrano dettagli trascurabili. Conta solo il suo desiderio di fare "ordine", con i migranti da una parte e il mondo ricco e ordinato dall’altra.
L’affinità tra Musk e la destra italiana, in particolare quella meloniana, non è un segreto. L’anno scorso è stato ospite alla festa di Atreju, dove è arrivato con uno degli undici figli (avuti nei modi più svariati, compreso l'utero in affitto) in braccio e ha invitato «gli italiani e gli altri Paesi industrializzati a fare figli o la cultura dell’Italia, del Giappone e della Francia scomparirà». Per Musk, il calo demografico è un problema da risolvere tra “umani veri”, con buona pace di chi fugge da povertà e conflitti. Tra una stoccata agli ambientalisti e una contro la Commissione Europea, il miliardario si è congedato con un patriottico “viva gli umani”, come se solo i suoi potessero vantarsi di appartenere alla specie.
Sorprende, dunque, che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si sia affrettata a definire Musk “un valore aggiunto in questo tempo”. E a ribadire quanto sia importante avere un interlocutore come lui, dimenticando, forse, che non sono in pochi a considerare Musk un miliardario con un debole per il controllo globale, dall’etere ai social fino allo spazio.
Le reazioni, per fortuna, non sono mancate. «Vada a costruire i suoi regimi nello spazio» ha scritto l’eurodeputato Sandro Gozi, difendendo l’indipendenza della magistratura e ricordando che né l’Italia né l’Europa prendono lezioni di democrazia da nessuno, tanto meno da Musk. Anche Riccardo Magi, di +Europa, si è fatto sentire: «Chissà se i patrioti Meloni e Salvini difenderanno la sovranità italiana dalle ingerenze del miliardario americano Elon Musk, che chiede ai giudici di un Paese sovrano di andarsene?» E ancora: «Forse pensa di intimidire i giudici italiani, ma l’Italia non è ancora l’Ungheria né la Russia di Putin, né tanto meno gli Usa di Trump con la giustizia assoggettata al potere politico».
E poi c’è l’intervento del Csm, con il consigliere Ernesto Carbone, che mette in guardia: «Le parole di Elon Musk contro i giudici italiani sono pericolose. Questi nuovi oligarchi che sfruttano mondi nuovi (come lo spazio, l’etere, i social e le nuove tecnologie) per controllare la politica mondiale sono un pericolo per la democrazia». Musk, col suo portafoglio infinito e l’ego ancora più grande, sta mettendo in crisi un principio fondamentale: la magistratura non si tocca, né in Italia, né in Europa.
La domanda è: siamo disposti a tollerare che un uomo che sfugge a ogni controllo istituzionale ci dica come dobbiamo gestire le nostre leggi? E se lo mandassimo nello spazio, a bordo di uno dei suoi razzi?