A Roma e in Italia si continua a morire per il freddo mentre aumentano coloro che sono costretti a vivere per strada trovando riparo in sotterranei, baracche, parchi e qualche macchina abbandonata. Solo a Roma sono dodici gli homeless deceduti da novembre ad oggi. «Morti per il freddo, per le dure condizioni della vita in strada e per l’isolamento, aggravato dalla minore circolazione delle persone a causa della pandemia», come ha scritto il quotidiano della Santa Sede l’Osservatore Romano, dopo la morte di una donna di 54 anni che viveva in un misero rifugio. Domenica scorsa papa Francesco all’Angelus ha ricordato una di queste persone morte: Edwin, un nigeriano di 46 anni: «La sua vicenda s'aggiunge a quella di tanti altri senzatetto recentemente deceduti a Roma nelle stesse drammatiche circostanze», aveva detto: «Preghiamo per Edwin: ci sia di motivo quanto detto da S. Gregorio Magno che dinanzi alla morte per freddo di un mendicante affermò che quel giorno non si sarebbero celebrate messe perché era come Venerdì Santo. Pensiamo a Edwin, a cosa sentì quest'uomo, 46 anni, nel freddo, ignorato da tutti, abbandonato anche da noi. Preghiamo per lui».
Uomini e donne che vengono ricordati domenica 31 gennaio dalla Comunità di Sant’Egidio a 38 anni da quel 31 gennaio 1983, quando Modesta Valenti, una donna di 71 anni, senza fissa dimora, si sentì male alla Stazione Termini e morì senza ricevere i soccorsi necessari. La prima di tanti “amici per la strada” le cui “morti ingiuste (di freddo, di stenti, di malattie non curate, per atti di violenza) non vogliamo dimenticare”, spiega la Comunità nata nel quartiere di Trastevere 52 anni fa. Insieme a Modesta vengono ricordati i nomi e le storie di tutti coloro che sono morti “per strada” perché dalla «memoria dell'ingiustizia nasca una città più umana e più attenta ai poveri”. La prima celebrazione nella Basilica di Santa Maria in Trastevere alle 12. Seguono, in diversi quartieri di Roma, e non solo, preghiere e celebrazioni.
L’inverno, quest’anno, arriva nel cuore di una pandemia ancora in corso che ha aggravato la condizione di chi vive per strada accentuandone l'isolamento. Di fronte al freddo – che «certamente, in questa stagione, non può considerarsi un’eccezione – occorre agire in fretta scavalcando l’ordinaria, colpevole, burocrazia che dispensa gli aiuti con il contagocce”. Basta pensare – denunciava Sant’Egidio qualche settimana fa - che, agli 800 posti letto offerti durante tutto l’anno, il Comune di Roma è «riuscito finora ad aggiungerne solo alcune decine in più per l’inverno, mentre la Caritas e le altre associazioni accolgono complessivamente 1.700 persone, cioè il doppio”. Da qui anche la richiesta alle istituzioni della «disponibilità immediata di edifici e stabili di pronto utilizzo, del Comune o dello Stato, nonché di alberghi e altre strutture attualmente chiuse per il Covid-19 – anche con la messa disposizione di appositi contributi per i proprietari – e, più in generale, una sinergia con la società civile che in questi mesi ha mostrato generosità negli aiuti a chi è più fragile». Oltre all’accoglienza ordinaria Sant’Egidio ha anche aperto, per l’ospitalità notturna, la chiesa di San Callisto a Trastevere e avviato alcuni progetti (tra cui “Housing First” e “Riparto da casa”) per fornire risposte alloggiative alle persone fragili e ai senza dimora. E proprio in questi giorni l’avvio di due nuovi posti per l’accoglienza notturna: la chiesa del Buon Pastore a via della Lungara da tempo inutilizzata per il culto e una palestra dell’Università popolare dello sport, in zona Tuscolana, e nel quartiere Ostiense, in collaborazione con la Comunità di San Paolo.
E sempre domenica nell'anniversario della tragica morte di Modesta una delegazione di Sant'Egidio, di diverse associazioni impegnate con i senzatetto e delle stesse persone senza dimora, si reca nel luogo dove Modesta è morta, per una commemorazione (inizio alle 15,30), che vuole essere, ogni anno, «segno di speranza in una città più umana». Hanno assicurato la loro presenza monsignor Giampiero Palmieri, vicegerente della Diocesi di Roma; don Ben Ambarus, direttore della Caritas diocesana; Marco Mancini, portavoce delle Ferrovie dello Stato e Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio. In tante città la Chiesa è impegnata nell’essere vicino alle persone più fragili come a Trento dove, per per volontà dell'arcivescovo, monsignor Lauro Tisi è stata messa a disposizione la chiesa di San Massimiliano Kolbe in località Centochiavi. In accordo con la parrocchia, l’aula liturgica, attualmente non utilizzata per il culto, da qualche giorno è stata trasformata in un grande dormitorio, in grado di ospitare, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19, fino a quaranta posti letto. «È una decisione che abbiamo preso senza alcuna titubanza, non appena verificata la fattibilità. La Chiesa trentina, in pieno accordo con i servizi pubblici di assistenza, intende fare tutto il possibile perché nessuno si trovi costretto a passare la notte al freddo”, ha spiegato monsignor Tisi.