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martedì 05 novembre 2024
 
Anniversari
 

Enrico Mattei: «Noi lo ricordiamo così»

27/10/2019  A 57 anni dalla morte, avvenuta il 27 ottobre 1962, le persone che lo hanno conosciuto ripercorrono, in un incontro pubblico a San Donato Milanese, la vita dell’imprenditore “illuminato” dal volto umano, che ha contribuito, con le sue tenacia e lungimiranza, a costruire l’Italia del dopoguerra.

Una volta regalò a un autista, che portava la sua stessa taglia, due dei suoi migliori abiti. Un’altra fece tornare al lavoro un operaio che era stato licenziato, ma che aveva quattro figli da sfamare. Un’altra ancora, nel corso di una cena, raccontò, con dovizia di particolari, il suo recente viaggio in Cina, profetizzando, con decenni di anticipo, l’espansione del “gigante asiatico”. E poi il Capodanno in cui, circondato da collaboratori e dipendenti, non voleva togliersi la giacca per non mostrare le bretelle rosse che gli erano state regalate dall’allora primo ministro dell’Egitto Gamal Nasser: «Non posso farle vedere», si schermiva, «altrimenti cade il Governo». Aneddoti inanellati uno dopo l’altro, che si rincorrono come fotogrammi, tracciando il profilo di un uomo generoso, poliedrico, visionario, che ebbe il coraggio e la lungimiranza di trasformare l’utopia in una realtà.

A raccontarli, alla tavola rotonda dal titolo Enrico Mattei, l’uomo, varie persone che hanno conosciuto, sia  direttamente che attraverso lo studio e la documentazione, il fondatore dell’Ente nazionale idrocarburi (Eni) e che hanno voluto rendergli omaggio a 57 anni dalla morte, avvenuta il 27 ottobre 1962 a Bascapé, in provincia di Pavia, in un mai chiarito “incidente” aereo. E la commemorazione non poteva che essere qui, a San Donato Milanese, il paese in provincia di Milano che lui stesso aveva creato, facendolo emergere da quella che in precedenza era una palude. L’evento, organizzato dalla sezione locale dell’Associazione pionieri e veterani Eni (Apve), con il patrocinio del Comune, è stato introdotto da Sandra Scapinelli, coordinatrice dell’Apve, e moderato da Lucia Nardi, responsabile dell’archivio storico dell’Eni, con la partecipazione di Antonia Broglia, presidente del circolo culturale Giacomo Leopardi; Paolo Pissard, figlio di Mazzini Garibaldi, pioniere della ricerca petrolifera nel nostro Paese; Carlo Ferrarini, figlio di uno dei dipendenti dell’azienda. Un excursus che, attraverso le varie voci, ha ripercorso i “capitoli” più importanti della vita dell’imprenditore.

La sua azienda

Ai più Mattei (foto archivio Eni) è senz’altro conosciuto per aver fondato nel 1953, a Milano, l'Eni, a partire dalla riorganizzazione dell’Azienda generale italiana petroli (Agip). Grazie a lui, che ha osato sfidare l’oligopolio delle sette grandi compagnie petrolifere del mondo (le cosiddette “sette sorelle”), l’energia è arrivata in Italia. Un percorso tutt’altro che facile, come ammette lui stesso, che, nel 1960, in una puntata del programma televisivo Tribuna elettorale, racconta l’arroganza dei potenti paragonando l’Eni a un gattino in mezzo ai cani feroci: «All’inizio eravamo circondati da molti nemici che volevano soffocarci. Avevamo due alternative: soccombere o reagire. Abbiamo scelto la seconda strada e, con tanto lavoro, impegno e dedizione, piano piano ci siamo rafforzati fino a far diventare l’Eni quella che è oggi, un’azienda solida che guarda al futuro».  

Il rapporto con i collaboratori

Tenacia, fiuto per gli affari, propensione per l’innovazione, ma non solo. Anche una grande umanità, che si concretizzava nel rapporto con i suoi dipendenti, per i quali aveva fatto costruire a San Donato una sorta di villaggio aziendale, moderno e ben strutturato, in seguito ribattezzato Metanopoli, che ha iniziato a svilupparsi nel 1956, con l’edificazione del primo palazzo su via Emilia. «Nel corso degli anni sono stati costruiti le case dei dipendenti, gli uffici, il cimitero e la chiesa di Santa Barbara», ricorda Ferrarini. «E il centro sportivo, una struttura all’avanguardia, caratterizzata dall’eccellenza e dalla funzionalità degli impianti, tra cui otto campi da tennis, due piscine, un campo da calcio e una pista di atletica a sei corsie». «Si è trattato di un progetto urbanistico avvenieristico», gli fa eco Broglia, «in cui si è concretizzata la visione di una città aperta, con molte aree verdi e senza barriere». Oltre a questo, aveva anche costruito per i dipendenti il villaggio-vacanze di Borca di Cadore, nel cuore delle Dolomiti.

Il tempo libero

E dopo tanto lavoro, capitava anche a lui di godersi qualche giorno di ferie proprio qui, tra le cime. «In quelle occasioni venivano messe da parte le gerarchie aziendali, e si instaurava un clima di convivialità e condivisione», sottolinea Broglia. Come mostra il film Il caso Mattei, diretto da Francesco Rosi, l’imprenditore, nel poco tempo libero, amava dedicarsi anche alla pesca, proprio come faceva da ragazzo sul fiume Esino. Aveva anche una grande passione per gli animali, al punto che l’ex capo del Governo dell'Unione Sovietica Nikita Kruscev gli regalò addirittura un orso, che lui portò tra i boschi di Borca.

La formazione

Se conoscenza e competenze erano fondamentali per lui, «i suoi insegnamenti erano scevri dal culto di sé», racconta Pissard. «Per lui era di enorme importanza la formazione a tutti i livelli: da quella di base a quella post-universitaria». Gli esempi di sue iniziative in tal senso sono numerosi: dal collegio di Fidanza, un convitto per le bambine, alla scuola professionale per i gestori delle stazioni di servizio Agip, fino ai corsi di alta formazione per dirigenti tenuti a Borca. Anche per questo suo impegno sul fronte formativo, gli sono state conferite negli anni numerose lauree ad honorem. 

La famiglia

«Mattei era una persona riservata, che non amava mescolare il pubblico e il privato», premette Broglia. «Perciò tale ambito della sua vita non è facile da ricostruire». Si sa, tuttavia, che proveniva da una famiglia modesta, formata dal papà Antonio, un brigadiere dei carabinieri, dalla mamma Angela Galbani e da quattro fratelli. Una volta adulto, sposò Greta Paulas, ma i due non ebbero figli. Così Mattei riversò le sue premure e il suo affetto paterno sui nipoti, che amava coinvolgere anche nelle varie attività che riguardavano l’azienda.

I valori e la religiosità

Da giovane, Mattei entrò nella resistenza per liberare l’Italia dall’oppressione del nazi-fascismo, partecipando alla lotta partigiana nei boschi e sulle montagne. «Per tutta la vita restò legato ai valori di libertà e democrazia», ricorda Broglia. «Ma ci teneva anche alle tradizioni, come la festa paesana, la benedizione dei veicoli, il ricco pacco natalizio che faceva recapitare ai dipendenti. Era di fede cattolica, tant’è che in tutti i luoghi in cui la sua azienda era presente aveva promosso la realizzazione di una chiesa». In uno dei suoi numerosi discorsi, lui stesso aveva affermato: «Noi abbiamo fiducia nella Provvidenza: essa assiste sempre tutti e assiste il nostro Paese, che fiorisce e si rinnova».

 
 
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