Ribadisce obbedienza «alla volontà di papa Francesco, per il quale nutro amore e devozione filiale», afferma di non avere mai contestato la «legittima autorità» dell'attuale priore Luciano Manicardi. E si appella alla Santa Sede poiché «invano, a chi ci ha consegnato il decreto abbiamo chiesto che ci fosse permesso di conoscere le prove delle nostre mancanze e di poterci difendere da false accuse».
Enzo Bianchi rompe il silenzio dopo la decisione presa dai tre commissari invitati dal Vaticano che prevede che il Fondatore, che già nel gennaio del 2017 si era dimesso da priore, abbandoni il monastero per trasferirsi in un’altra dimora e consentire così al suo successore, fratel Luciano Manicardi, di guidare la comunità con maggiore libertà.
Bianchi prova a rilanciare il dialogo con la comunità monastica di Bose da lui fondata e che ora, per un decreto della Segreteria di Stato vaticana, deve lasciare «temporaneamente», come specifica lui stesso. In una nota Bianchi ricorda che «la visita apostolica condotta da tre visitatori ha avuto nei giorni scorsi il suo esito e le sue conclusioni. Io, fra Enzo Bianchi, il fondatore, suor Antonella Casiraghi, già sorella responsabile generale, fra Lino Breda, segretario della comunità, e fra Goffredo Boselli, responsabile della liturgia - dice - , siamo stati invitati a lasciare temporaneamente la comunità e ad andare a vivere altrove».
E aggiunge: «In questi due ultimi anni, durante i quali volutamente sono stato più assente che presente in comunità, soprattutto vivendo nel mio eremo, ho sofferto di non poter più dare il mio legittimo contributo come fondatore. In quanto fondatore, oltre tre anni fa ho dato liberamente le dimissioni da priore, ma comprendo che la mia presenza possa essere stata un problema. Mai però ho contestato con parole e fatti l'autorità del legittimo priore, Luciano Manicardi, un mio collaboratore stretto per più di vent'anni, quale maestro dei novizi e vice priore della comunità, che ha condiviso con me in piena comunione decisioni e responsabilità».
Per questo Bianchi invoca l'aiuto della Santa Sede: «In questa situazione, per me come per tutti, molto dolorosa, chiedo che la Santa Sede ci aiuti e, se abbiamo fatto qualcosa che contrasta la comunione, ci venga detto. Da parte nostra, nel pentimento siamo disposti a chiedere e a dare misericordia. Nella sofferenza e nella prova abbiamo altresì chiesto e chiediamo che la comunità sia aiutata in un cammino di riconciliazione. Ringrazio dal profondo del cuore i tanti fratelli e sorelle di Bose che in queste ore di grande dolore mi sostengono e le tante persone che mi e ci hanno attestato la loro umana vicinanza e il loro affetto sincero».