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"Esterno Notte": il dramma di Moro diventa un'indagine sull'anima di un popolo

18/05/2022  Dopo aver riflettuto sui giorni drammatici del rapimento dal punto di vista delle vittime e degli aguzzini in "Buongiorno, notte", Marco Bellocchio sposta ora lo sguardo sui protagonisti (da Cossiga a Paolo VI) e sulla confusione di un Paese

Interno ed esterno. Nel 2003, con Buongiorno, notte, Marco Bellocchio aveva raccontato con maestria il rapimento di Aldo Moro. Il punto di vista era quello della vittima, degli aguzzini. È rimasta nella storia la passeggiata notturna del presidente per Roma, in un finale onirico, in cui le Brigate Rosse sembravano aver avuto pietà di lui. L’idea è stata ripresa anche nel bellissimo Marx può aspettare.

Oggi Bellocchio torna a interrogarsi sulla figura di Moro, su quei tragici giorni, attraverso un racconto fluviale e totalizzante. Esterno notte, presentato al Festival di Cannes, nasce come una serie. Sono sei episodi, per una durata totale di oltre cinque ore. In autunno saranno trasmessi sul piccolo schermo, ma adesso arriva al cinema, diviso in due parti, il 18 maggio e il 9 giugno.

Si tratta di un’esperienza unica, in cui lo sguardo si sposta all’esterno, come suggerisce il titolo. Che cosa è successo in quei giorni? Chi sono i responsabili? Bellocchio si concentra sui segreti, sui retroscena, dando vita a un affresco potente, molto emozionante. I protagonisti sono i tormenti di Francesco Cossiga, la sofferenza e i tentativi vani portati avanti da Papa Paolo VI, la follia dei brigatisti, l’attesa della famiglia, le fragilità di Aldo Moro stesso.

Esterno notte è un saggio, anche dai toni grotteschi, sull’anima di un popolo, sulle sue molte sfaccettature. Colpisce l’immagine di Moro durante la Via Crucis. Nel sogno viene mostrato schiacciato dalla croce, mentre i membri più influenti della Democrazia Cristiana lo seguono in silenzio. Le istituzioni vacillano, l’Italia è dilaniata, il compromesso storico fatica a concretizzarsi.

Bellocchio è un maestro, un osservatore attento. Gira con forza, intensità, è forse il miglior narratore delle fratture della nostra nazione. Pensiamo a Il traditore, a L’ora di religione, a un lontano capolavoro come I pugni in tasca, il vero ritratto del Sessantotto. Esterno notte cerca di far luce nell’ombra, riparte dal vagare nell’oscurità di Buongiorno, notte. Nelle prime sequenze Moro si è salvato, è in un letto di ospedale. A vincere, per un attimo, è la speranza. Poi a regnare è la confusione, la paura, la schizofrenia della politica, l’interesse che prevale sul sentimento.

Esterno notte brilla, scuote, incede con coraggio. Magistrale, da non perdere.

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