Un assalto stupendo, un duello degno dei moschettieri di Dumas per spettacolarità, agilità, determinazione: Filippo Macchi è la rivelazione del fioretto azzurro. La sua medaglia d'argento contro il campione in carica Cheung Ka Long ha riscattato una giornata storta e l'eliminazione del favorito Tommaso Marini, nonché le delusioni delle ragazze, rimaste individualmente giù dal podio a dispetto del ranking che le vedeva tra le migliori. Eppure ci sarebbe stato di che recriminare, e tanto. A caldo, Macchi era uscito ombroso, al termine di una gara finita sul 15-14 (l'ennesima per la scherma azzurra a Parigi, una maledizione), persa per una stoccata, per altro molto controversa che gli arbitri hanno faticato a decidere e che aveva mandato su tutte le furie Stefano Cerioni, l'istrionico e geniale schermidore degli anni Ottanta, oggi preziosissimo maestro e Ct degli azzurri.
Ma il giorno dopo il suo post è una lezione di sportività: «Manco lo so io! Avevo già preparato il post, il testo recitava: “il sogno di ogni bambino, l’obiettivo di ogni atleta” E invece? E invece no perché torno a casa con una bellissima medaglia d’argento ma che mi lascia ad una stoccata dal famoso “obiettivo di ogni atleta”.
Ne ho sentite di ogni, ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna.
Eppure a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Ho 22 anni, una famiglia stupenda, degli amici strepitosi e una fidanzata che mi lascia costantemente senza parole. Sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta che pratica sport e proprio perché pratico questo sport ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate, sempre! Conosco entrambi gli arbitri, non mi viene da puntare il dito contro di loro e colpevolizzarli del mio mancato successo anche perché non porterebbe a nulla se non a crearmi un alibi.
Quello che è successo appartiene al passato, ormai è andata, quello che succederà in futuro dipenderà da me! Io sono una persona che ambisce sempre al massimo, che non si accontenta mai e proprio perché non mi accontento mai non sono stato in grado di gioire immediatamente della medaglia ottenuta.
Tempo fa, una persona a me cara, nonché una grandissima campionessa mi disse: "una medaglia si festeggia sempre!”. Ed effettivamente questa medaglia si merita gioia e felicità e quindi smaltiamo la delusione, che è tanta, e godiamoci ciò che è stato. Ci sarà tempo per tornarci sopra per capire gli errori che ho fatto e cercare di migliorare ancora di più.
D’altronde la vita è fatta di ostacoli, a volte si superano, altre volte ci si inciampa e si cade ma la differenza la fa chi ha la forza di rialzarsi.
Ora ci aspetta una gara a squadre importantissima e io con i miei compagni, nonché amici, abbiamo tantissima voglia di dare il massimo e superarci». Se esiste lo spirito olimpico, soffia in queste parole: 110 e lode.