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«Gesù ci dice che voi siete il sale della terra, la luce del mondo. E oggi le vostre voci, l'entusiasmo, le vostre grida, che sono tutti per Gesù, si possono ascoltare fino alla fine del mondo». Papa Leone decide, a sorpresa, di incontrare i giovani. Fa un largo giro in papa mobile, sfruttando il corridoio di salito usato per il pellegrinaggio verso la Porta Santa per arrivare a Porta Pia, e poi saluta, in più lingue, i ragazzi. Sono oltre 120mila. Dice loro: «Oggi inizia un cammino, il Giubileo della speranza e il mondo necessita di messaggi di speranza. Voi siete questo messaggio e dovete continuare a dare speranza a tutti. Nei prossimi giorni avrete l'opportunità di essere una forza che può dare con la grazia di Dio, un messaggio di speranza, una luce alla città di Roma, all'Italia e a tutto il mondo. Camminiamo insieme con la nostra fede in Gesù Cristo. E il nostro grido deve essere la pace nel mondo». Fa dire a tutti: «Vogliamo la pace nel mondo. Preghiamo per la pace e siamo testimoni della pace di Gesù cristo, della riconciliazione». Poi dà appuntamento a Tor Vergata. Prima monsignor Fisichella aveva pronunciato a braccio l’omelia della messa di apertura ufficiale del Giubileo. Il pro-prefetto del dicastero dell'Evangelizzazione propone l’immagine di Marta e Maria come esempio di fede e di libertà. Commenta il Vangelo di Giovanni e spiega che il brano ci dice che «la fede è un incontro, un incontro però che non stabiliamo noi». Infatti nel brano precedente «l’evangelista Giovanni ci dice che Marta e Maria avevano avvisato Gesù, che Lazzaro stava male e Gesù ritarda la sua visita, rimane ancora qualche giorno prima di mettersi in cammino. Sembrerebbe strano, quando una persona ti viene detto è malata la prima cosa che fai è partire immediatamente. Gesù no. Gesù dice ai discepoli di aspettare». Questo, spiega il pro prefetto, ««insegna a noi qualcosa di importante. La fede è un incontro, ma il primo che ci viene incontro è Gesù. Lui ci viene incontro quando vuole, come vuole, nel tempo stabilito da lui, non da noi. Noi siamo chiamati solo a rispondere. Una volta che vediamo che viene incontro a noi, siamo chiamati anche noi a metterci in cammino verso di lui».
E Marta corre, non cammina, «sente tanto desiderio di incontrare il Signore che va di corsa verso di Lui. Ecco perché Marta è segno della nostra fede, segno che quando il Signore vuole incontrarci deve trovare in noi le persone vigilanti, pronte, pronte a correre verso di Lui, senza esitare. Perché la fede, ed è una seconda caratteristica, è una scelta di libertà, una libertà con la quale vogliamo metterci alla sequela del Signore».
E Lo seguiamo «dove Lui vuole condurci, lo seguiamo là dove Lui ha stabilito per ognuno di noi la vera felicità. una scelta di libertà che si manifesta anche nell’atteggiamento di Marta e di Maria». E loro dicono a Gesù «Lazzaro sta male», non gli dicono «vieni e compi un miracolo». Perché «Gesù deve decidere lui quello che è opportuno fare, non solo il tempo, ma anche le modalità, i modi con le quali ci viene incontro perché dobbiamo rispettare la libertà di Dio. Siamo tanto gelosi della nostra libertà, ma dobbiamo sapere che quando Dio ci viene incontro dobbiamo rispettare la sua libertà. Una libertà di un Dio che non ci abbandona, di un Dio che non può abbandonare mai, in nessuna occasione, quelli che ama. E noi siamo amati da Dio. Ecco perché non saremo mai soli, non potremo mai essere abbandonati, perché Gesù è il nostro compagno di strada». Ma, sottolinea monsignor Fisichella, «ogni gesto di libertà comporta una rinuncia». Ricorda il giovane ricco che voleva seguire i Signore, ma era centrato su se stesso e quindi, quando Gesù gli chiede qualcosa di più «non è più capace di un gesto di vera libertà, non sa rinunciare, non può compiere quindi un atto di libertà».
E invece «siamo realmente liberi nel momento in cui compiamo qualche rinuncia, ma soprattutto quando questa rinuncia è finalizzata ad incontrare il Signore e a doverlo seguire». Infine «la fede», spiega, «è anche l’ascolto. Ce lo insegna l’apostolo Paolo: la fede viene dall’ascolto. Marta ha ascoltato quello che Gesù le diceva ed è stata capace di fare anche la sua professione di fede. Io credo che tu sei il Cristo, credo nella risurrezione perché tu, tu Gesù, tu sei la risurrezione e la vita. Da nessun’altra parte possiamo trovare la felicità se non in lui, il senso della nostra vita se non in lui». Noi crediamo che «chi era morto è ritornato in vita», dice Fisichella. «Questo noi annunciamo, di questo siamo testimoni: che la risurrezione è una vita nuova per ciascuno di noi. Non abbiate mai paura di essere testimoni di Cristo risorto, perché questo è ciò che ci rende credenti, cristiani. Cristo è risorto e noi lo abbiamo visto, noi crediamo in Lui». Questa testimonianza diventa anche azione «Marta è l’esempio di una donna che ha tanto agito nella sua vita, tanto da meritare anche un benevolo rimprovero da parte di Gesù. Marta, Marta, tu ti preoccupi di tante cose. Maria che sta qui seduta accanto a me, che ascolta la mia voce, è invece colei che ha scelto la parte migliore. Ma oggi Marta ci dice che la fede diventa azione, diventa testimonianza concreta, diventa vita. Vita che si muove a secondo di quello che è l’insegnamento di Gesù nelle parole che ci ha lasciato». Dunque «dobbiamo dar da mangiare a chi ha fame, dar da bere a chi ha sete, essere presenti quando qualcheduno ha bisogno di noi, che è malato, è in carcere. essere presenti a restituire dignità quando uno non è più vestito della propria dignità, essere pronti all’impegno per restituire ad ognuno che viene meno il diritto fondamentale alla dignità della sua vita. Siamo chiamati a dare coraggio, a dare consolazione, a dare a tutti coloro che piangono un sorriso». Richiama le beatitudini che sono «la testimonianza che il Signore ci chiede di dare al mondo di oggi, perché questa è la speranza che attende».
Viviamo, insiste, «un periodo di grande violenza e la violenza, amici miei, non è soltanto nei territori di guerra- La violenza è nelle nostre strade e nelle nostre città, è accanto a noi, nelle scuole. Dare certezza della speranza che l’amore vince sempre, che la bontà supera la violenza, che abbiamo bisogno di essere costruttori di pace ogni giorno, nella semplicità della nostra vita. Se noi costruiamo la pace, il mondo avrà la pace».
E invita i giovani a ricordare «la parola che Papa Leone ci ha dato domenica scorsa dalla finestra, dandoci il saluto che ci attende tutti a Tor Vergata sabato e domenica. Ci diceva il Papa: «Per incontrare Cristo, per questo vi attendo, incontrare Cristo, ed essere da lui rinsaldati nella fede e nell’impegno di seguirlo con coerenza».



