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sabato 17 maggio 2025
 
 

Folli: "Quella ferita ancora aperta nel Pd"

22/01/2015  Per il principe dei commentatori politici Renzi dovrebbe lavorare per "un atto riparatore" nei confronti di Prodi e di Bersani. Ma non necessariamente il Quirinale

“L’affare dei 101 non è una cosa da nulla”, commenta Stefano Folli, editorialista politico di Repubblica ed ex direttore del Corriere della sera, da sempre molto attento alle dinamiche del Quirinale. “Per colpa dei 101 si è arrivati all’affossamento di Prodi, alla rielezione di Napolitano e alla sconfitta politica di Bersani, che ha dato le dimissioni da segretario del partito. Quella dei 101 è una ferita che ancora sanguina dentro il Partito democratico. In qualche misura bisognerebbe sanare questa ferita”.
E se non viene sanata, che succede?
“Se non viene sanata c’è il rischio che il Partito democratico si possa lacerare di nuovo, sul ricordo di una ferita non sanata. Occorrerebbe un atto riparatore nei confronti di Prodi”.
Il Quirinale come atto riparatore?
“Non necessariamente il Quirinale. Ma è evidente che c’è un problema politico. In qualche misura Renzi se lo è posto. Non a caso il premier ha inviato Prodi per un colloquio a Palazzo Chigi, il 15 dicembre scorso, prima di Natale. Quello era un gesto che significava che Renzi si rende conto che Prodi è un nodo politico da sciogliere”.
Il Movimento Cinque Stelle di Grillo, terzo attore della partita per il Quirinale, ha qualche chance nella partita del Quirinale?
 “Mi pare proprio di no. Il successore di Napolitano lo scelgono i due protagonisti del Patto del Nazareno, nell’occasione ribattezzato Patto del Quirinale”.
C’è un altro ostacolo che parrebbe insormontabile nei confronti di Prodi: Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha sempre posto il veto nei confronti del suo avversario politico più diretto, tra l’altro l’unico che lo abbia sconfitto, in due occasioni, nel ventennio berlusconiano.
“Se la carta di Renzi fosse Prodi, Berlusconi direbbe di sì. Il Cavaliere farà di tutto per non creare difficoltà a Renzi. Il che non significa che è in grado di portargli tutti i voti del Centrodestra. La stessa Forza Italia è divisa al suo interno. Quanti sono i voti sicuri che Berlusconi può portare a Renzi? Non lo sappiamo, così come non sappiamo quanti sono i voti fedeli a Renzi tra i grandi elettori nel Pd”.
Perché il Cavaliere non porrà veti su Prodi? Qual è la posta in gioco del Patto del Quirinale? “La posta in gioco è il futuro politico e aziendale di Berlusconi stesso. Grazie all’alleanza con Renzi il Cavaliere potrà garantire la sopravvivenza della sua galassia mediatica e continuerà ad essere un comprimario di prim’ordine del sistema politico, gestendo una nuova Forza Italia al 10-15 per cento. Tutto questo gli garantisce anche un ruolo pubblico. Non è cosa da poco”.
Difficile pensare che Renzi voglio far salire al Colle un personaggio che a lui possa sembrare ingombrante. Basterebbe guardare alla composizione del suo governo…
 “E’ vero, Renzi è politico di forte personalità politica ed è probabile che cercherà una persona che non sia più forte di lui. Ma i due ruoli, se osserviamo la situazione oggettivamente, sono diversi e non si devono sovrapporre. Noi abbiamo un sistema esposto facilmente a crisi di governo. Dobbiamo pensare a una personalità capace di gestire queste crisi con senso delle istituzioni e capacità di valutazione politica. Non si tratta di scegliere una personalità forte, che faccia ombra a Renzi, ma di una figura adeguata che faccia un altro mestiere, con un ruolo forte di garanzia del quadro politico, di rappresentanza in Europa e nel mondo”.
Che significa ruolo di garanzia?
“Per dirla in parole povere ma efficaci, bisogna essere autorevole, in modo che quando parli, anche in un contesto europeo, ti stanno a sentire”.
Nel delineare l’identikit del successore di Napolitano si parla di un cattolico, in nome di una tradizionale alternanza al Quirinale. Anche se a ben vedere quest’alternanza tra Ciampi e Napolitano non c’è stata.
 “Io credo che nella partita del Quirinale quest’alternanza non sia molto considerata. Non è più come una volta. Non è un elemento importante. Semmai varrebbe il principio che dopo Napolitano bisognerebbe rivolgersi a una personalità con un’altra cultura politica per un’esigenza di equilibrio culturale e istituzionale. Non dimentichiamo però che Renzi è espressione del mondo cattolico e questo è un ulteriore elemento da considerare. La cosa importante è che la diarchia Quirinale-Palazzo Chigi rappresenti il ventaglio delle culture del Paese”.

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