Discorso del Santo Padre
Saluto del Presidente Delegato Card. Raymundo Damasceno Assis
Questo pomeriggio, nel corso della quindicesima e ultima
Congregazione generale Sinodo straordinario sulla famiglia, il Santo
Padre Francesco ha rivolto ai Padri Sinodali e a tutti i partecipanti in
Aula il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Eminenze, Beatitudini, Eccellenze, fratelli e sorelle,
Con un cuore pieno di riconoscenza e di gratitudine vorrei
ringraziare, assieme a voi, il Signore che ci ha accompagnato e ci ha
guidato nei giorni passati, con la luce dello Spirito Santo!
Ringrazio di cuore il signor cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario
Generale del Sinodo, S.E. Mons. Fabio Fabene, Sotto-segretario, e con
loro ringrazio il Relatore il cardinale Péter Erdő, che ha lavorato
tanto anche nei giorni del lutto familiare, e il Segretario Speciale
S.E. Mons. Bruno Forte, i tre Presidenti delegati, gli scrittori, i
consultori, i traduttori e gli anonimi, tutti coloro che hanno lavorato
con vera fedeltà dietro le quinte e totale dedizione alla Chiesa e senza
sosta: grazie tante!
Ringrazio ugualmente tutti voi, cari Padri Sinodali, Delegati
Fraterni, Uditori, Uditrici e Assessori per la vostra partecipazione
attiva e fruttuosa. Vi porterò nella preghiera, chiedendo al Signore di
ricompensarvi con l'abbondanza dei Suoi doni di grazia!
Potrei dire serenamente che - con uno spirito di collegialità e di sinodalità - abbiamo vissuto davvero un'esperienza di "Sinodo", un percorso solidale, un "cammino insieme".
Ed essendo stato "un cammino" - e come ogni cammino ci sono stati dei
momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere
al più presto la mèta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler
dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono stati
momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori
veri (cf. Gv 10 e Cann. 375, 386, 387) che portano nel
cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli. Momenti di
consolazione e grazia e di conforto ascoltando e testimonianze delle
famiglie che hanno partecipato al Sinodo e hanno condiviso con noi la
bellezza e la gioia della loro vita matrimoniale. Un cammino dove il più
forte si è sentito in dovere di aiutare il meno forte, dove il più
esperto si è prestato a servire gli altri, anche attraverso i confronti.
E poiché essendo un cammino di uomini, con le consolazioni ci sono
stati anche altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni,
delle quali si potrebbe menzionare qualche possibilità:
- una: la tentazione dell'irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito);
dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò
che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la
tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei
cosiddetti - oggi- "tradizionalisti" e anche degli intellettualisti.
- La tentazione del buonismo distruttivo, che a
nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima
curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È
la tentazione dei "buonisti", dei timorosi e anche dei cosiddetti "progressisti e liberalisti".
- La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente (cf. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati (cf. Gv 8,7) cioè di trasformarlo in "fardelli insopportabili" (Lc 10, 27).
- La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la
gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi
allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di
Dio.
- La tentazione di trascurare il "depositum fidei", considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall'altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando
una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e
non dire niente! Li chiamavano "bizantinismi", credo, queste cose...
Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono né spaventare né
sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più grande
del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato - e addirittura
chiamato Beelzebul (cf. Mt 12, 24) - i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore.
Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci
fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo
movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant'Ignazio (EE, 6) se
tutti fossero stati d'accordo o taciturni in una falsa e quietista
pace. Invece ho visto e ho ascoltato - con gioia e riconoscenza -
discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di
saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la "suprema lex", la "salus animarum" (cf. Can.
1752). E questo sempre - lo abbiamo detto qui, in Aula - senza mettere
mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio:
l'indissolubilità, l'unità, la fedeltà e la procreatività, ossia
l'apertura alla vita (cf. Cann. 1055, 1056 e Gaudium et Spes, 48).
E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la
Maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per
versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini (cf. Lc 10,
25-37); che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o
classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica,
Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia.
Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele
al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di
mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15).
La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti
e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa
che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo,
anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a
riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo, con
il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste.
Questa è la Chiesa, la nostra madre! E quando la Chiesa, nella
varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è
la bellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso
soprannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo
affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e
imparare a seguire Gesù nella nostra vita, e questo non deve essere
visto come motivo di confusione e di disagio.
Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una
Chiesa in litigio dove una parte è contro l'altra, dubitando perfino
dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell'unità e
dell'armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha
sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il
mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori.
E, come ho osato di dirvi all'inizio, era necessario vivere tutto
questo con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si
svolge cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti.
Parliamo un po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi...
Dunque, il compito del Papa è quello di garantire l’unità della Chiesa; è
quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il
gregge - nutrire il gregge - che il Signore ha loro affidato e di
cercare di accogliere - con paternità e misericordia e senza false paure
- le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare
a trovarle.
Il suo compito è di ricordare a tutti che l'autorità nella Chiesa è servizio (cf. Mc
9, 33-35) come ha spiegato con chiarezza Papa Benedetto XVI, con parole
che cito testualmente: «La Chiesa è chiamata e si impegna ad esercitare
questo tipo di autorità che è servizio, e la esercita non a titolo
proprio, ma nel nome di Gesù Cristo ... attraverso i Pastori della
Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge: è Lui che lo guida, lo
protegge, lo corregge, perché lo ama profondamente. Ma il Signore Gesù,
Pastore supremo delle nostre anime, ha voluto che il Collegio
Apostolico, oggi i Vescovi, in comunione con il Successore di Pietro ...
partecipassero a questa sua missione di prendersi cura del Popolo di
Dio, di essere educatori nella fede, orientando, animando e sostenendo
la comunità cristiana, o, come dice il Concilio, "curando,
soprattutto che i singoli fedeli siano guidati nello Spirito Santo a
vivere secondo il Vangelo la loro propria vocazione, a praticare una carità sincera ed operosa e ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati" (Presbyterorum Ordinis, 6)
... è attraverso di noi - continua Papa Benedetto - che il Signore
raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida.
Sant'Agostino, nel suo Commento al Vangelo di San Giovanni, dice: "Sia dunque impegno d'amore pascere il gregge del Signore" (123,5); questa
è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore
incondizionato, come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a
tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani (cf. S. Agostino, Discorso 340, 1; Discorso 46, 15),
delicato verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per
manifestare l'infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti
della speranza (cf. Id., Lettera 95, 1)» (Benedetto XVI, Udienza Generale, Mercoledì, 26 maggio 2010).
Quindi, la Chiesa è di Cristo - è la Sua Sposa - e tutti i vescovi,
in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere
di custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori. Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttosto il supremo servitore - il "servus servorum Dei"; il
garante dell'ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di
Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da
parte ogni arbitrio personale, pur essendo - per volontà di Cristo
stesso - il "Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli" (Can. 749) e pur godendo "della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa" (cf. Cann. 331-334).
Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con
vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni
concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono
affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e
soffocano le famiglie.
Un anno per lavorare sulla "Relatio synodi" che è il riassunto
fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in questa
aula e nei circoli minori. E viene presentato alle Conferenze episcopali
come "Lineamenta".
Il Signore ci accompagni, ci guidi in questo percorso a gloria del
Suo nome con l'intercessione della Beata Vergine Maria e di San
Giuseppe! E per favore non dimenticate di pregare per me!
[03046-01.01] [Testo originale: Italiano]
Saluto del Presidente Delegato Card. Raymundo Damasceno Assis
Prima del discorso del Santo Padre, il Presidente delegato di
turno, Card. Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida
(Brasile), aveva rivolto al Papa le parole di saluto che riportiamo di
seguito:
Santo Padre, noi, qui convenuti, vorremmo ringraziarLa, a nome di
tutta la Chiesa, per questa splendida occasione che Lei ci ha dato,
convocando quest’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei
Vescovi. È stata un’opportunità preziosa per cercare insieme di
approfondire la riflessione su una realtà così centrale per la vita
della Chiesa e dell’intera umanità, qual è la famiglia.
Lei ci ha invitato a contemplare il Vangelo della Famiglia, ovvero
dell’amore umano vissuto secondo il disegno di Dio, come fonte
inesauribile di realizzazione umana, di bellezza, di gioia e di pace. Ma
non siamo stati radunati insieme al Vescovo di Roma e Successore di
Pietro soltanto per contemplare.
Come Pastori, abbiamo riflettuto su come curare le ferite che sono
prodotte da quelle forme di vivere l’amore umano che non corrispondono
pienamente al disegno di Dio. Come Chiesa, siamo spronati a cercare vie
per aiutare le famiglie a riscoprire se stesse come Chiese domestiche,
luogo privilegiato per vivere in profondità il Vangelo.
Il Sinodo continua... e noi, con la parresia dei Pastori, già
intravediamo insieme al Pastore universale della Chiesa la prossima
tappa di questo processo sinodale sulla famiglia. La forma di vita della
Chiesa, popolo di Dio peregrino, è proprio sinodale e anche la famiglia
cristiana si può dire che è come un sinodo in piccolo. Ma nel nostro
peregrinare abbiamo la certezza che Nostro Signore è in mezzo a noi.
Questo ci dà forza e anche ci colma di gioia. Ancora c’ è cammino da
fare insieme...! Abbiamo la fiducia, anzi la certezza, che troveremo vie
giuste per servire le famiglie nel loro vivere insieme e camminare
verso Dio. Questa certezza ci viene dalla presenza di Gesù Cristo e
dello Spirito in mezzo a noi.
Carissimi fratelli e sorelle, Eminenze ed Eccellenze, torniamo ora
nelle nostre Chiese particolari con la gioia di aver vissuto questa
esperienza sinodale con tanti frutti spirituali e pastorali.
Il Signore Gesù che ha voluto vivere su questa terra la meravigliosa
avventura di essere, anche Lui, membro di una famiglia, ci illumini e ci
benedica nel nostro camminare insieme!
[Testo originale: Italiano]