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Commozione e qualche lacrima. Un lungo applauso. Nella chiesa della Fraterna Domus a Sacrofano i delegati dell’Azione cattolica accolgono sorpresi e felici la notizia che durante il prossimo giubileo Pier Giorgio Frassati dovrebbe essere canonizzato. A dirlo, quasi a bassa voce, ma dal pulpito, è il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del dicastero delle Cause dei Santi. «Un santo sociale», lo definisce, dopo aver tratteggiato anche le figure di Armida Barelli che fece tantissimo per le donne, per i loro diritti e la loro partecipazione alla vita del Paese «Nella stagione del ritorno alla democrazia nel nostro Paese dopo la devastazione della guerra», dice citando il messaggio della Cei in occasione del ritiro per la sua beatificazione, «spronava le donne, per la prima volta chiamate al voto, a “capire quali sono i principi sociali della Chiesa per esercitare il nostro dovere di cittadine” perché “siamo una forza, in Italia, noi donne”». «Era una femminista?», si chiede. «No, era Armida Barelli». E poi tratteggia la figura di Giuseppe Toniolo, «l’economista di Dio», come è stato definito. Parla di Giuseppe Lazzati e dle suo impegno per la democrazia. E di Pier Giorgio Frassati, «la cui canonizzazione ormai si profila per il prossimo anno giubilare», ricorda le parole di Giovanni Paolo II che lo «chiamò uomo delle Beatitudini» e disse pure che «nell’Azione Cattolica egli visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza e s’impegnò ad amare Gesù e a scorgere in lui i fratelli che incontrava nel suo sentiero o che cercava nei luoghi della sofferenza, dell’emarginazione e dell’abbandono per far sentire loro il calore della sua umana solidarietà e il conforto soprannaturale della fede in Cristo». E poi, al termine del suo discorso «il Papa riassunse così la giornata terrena del beato Piergiorgio: «”Tutta immersa nel mistero di Dio e tutta dedita al costante servizio del prossimo”».
Il cardinale chiede di quale santità ha bisogno il mondo di oggi. E indica i modelli nei testimoni della fede di cui l’Azione cattolica è ricca. Perché «non c’è bisogno di nuovi ministeri istituiti per portare avanti il proprio compito laicale». Bisogna chiedersi come spendersi nella quotidianità, nel tessuto sociale. E ancora portando come esempio Frassati aggiunge: «Nella sua santità c’è un valore di continuità con la tradizione della sua terra: egli, infatti, si è innestato nel lavoro di difesa della fede, attraverso la carità profusa nel campo dell’emarginazione, prodotta dall’allora nascente contesto industriale. C’è pure, tuttavia, un elemento di novità ed è il fatto di avere cercato di confrontare il valore della fede con tutto l’arco dell’esperienza umana, operando caritatevolmente in ogni ambito: negli ambienti dell’università, del lavoro, della stampa (Pier Giorgio raccoglieva abbonamenti non per il quotidiano di suo padre, ma per quello cattolico), dell’impegno politico e partitico, e dovunque era necessario difendere le libertà sociali, cercando sempre di concepire e fomentare l’associazionismo, come amicizia cristiana destinata alla nascita di un cattolicesimo sociale». C’è bisogno, su questo esempio e come ha detto anche papa Francesco nell’incontro del 25 aprile, di vivere le esperienze dell’Aci«come momenti di comunione, momenti di corresponsabilità, momenti ecclesiali, in cui contagiarsi a vicenda con abbracci di affetto e di stima fraterna». Perché alla fine, per credere in Dio, come scrive nella sua opera Chi crede non è un essere borghese, Jean de Saint-Cheron, basta ricordare le parole del gesuita Gerard Manley Hopkins, vissuto nel 1800. Quando gli fu chiesto «come fare per credere in Dio? Hopkins si limitò a rispondere: faccia l’elemosina!».




