Quando ieri a pranzo è iniziata una discussione sull’efficacia del nuovo detersivo – che sembra elevata – la mia mente stava già fuggendo altrove. Mi sono trovato però bruscamente riportato al dialogo familiare quando mia figlia ha iniziato a sottolineare le forti valenze ecologiche del nuovo acquisto. Incuriosito sono così andato a leggere l’etichetta sulla confezione e ho scoperto che il detersivo viene elaborato a partire dalla saponificazione di olii alimentari post consumo (ovviamente filtrati e deodorati). Per di più la confezione è in bioplastica, ottenuta a partire dalla canna da zucchero; l’etichetta in carta riciclata; e il costo è assolutamente comparabile con quelli di detersivi “classici” di grandi marche. Ho così iniziato a riflettere su come finalmente una delle parole chiave della sostenibilità stia effettivamente entrando nella vita quotidiana di ognuno di noi, se solo dedichiamo un po’ di attenzione ai nostri acquisti, al di là di ciò che offrono i suadenti scaffali del supermarket. L’economia circolare si sta infatti imponendo come una delle frontiere importanti sulle quali operare per contenere il prelievo di materiali ed energia dal nostro fragile pianeta e ridurre quindi il nostro impatto su di esso. Con tale approccio, infatti, si trasformano in “materie prime secondarie” quelli che una volta erano semplicemente “rifiuti”. Si riduce così la quantità di materiali da smaltire (col relativo impatto ambientale) e allo stesso tempo si limita il prelievo di materie prime direttamente provenienti dall’ambiente. Il modello cui si ispira tale prospettiva è quello che troviamo nell’ambiente stesso, in cui nulla è davvero rifiuto, ma tutto diviene risorsa per qualcos’altro. Vi troviamo una circolarità virtuosa che la nostra economia tradizionale – troppo lineare nel passare dalla produzione di beni al loro consumo alla loro trasformazione in mera spazzatura – ha saputo valorizzare troppo poco, trasformandosi spesso in cultura dello scarto. È questa solo una delle direzioni lungo le quali procede quella transizione ecologica cui più volte abbiamo dedicato attenzione. Certo, essa appare particolarmente ricca di senso anche allo sguardo del teologo; se ogni realtà creata condivide in qualche misura quella parola di benedizione che Dio pronuncia sulla sua creazione, questa pratica di circolarità si sforza di valorizzarla e custodirla fino in fondo. Mentre il tempo di Quaresima già porta il nostro sguardo verso la Pasqua, torna così alla mente il Salmo 118 che canta l’opera di Dio grazie alla quale «la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo». È come se nella Pasqua Dio stesso desse futuro alle realtà scartate del mondo della vita, offrendo loro nuove potenzialità e futuro. A noi di far nostro e valorizzare per quanto possibile un simile atteggiamento facendo pervadere da esso le nostre pratiche personali e la stessa vita economica.