Gaia Violo (28 anni) sceneggiatrice
L’avventura di Gaia Violo è iniziata molto prima di salire su quell’aereo che l’avrebbe portata a Los Angeles, dove attualmente vive e lavora come sceneggiatrice. La sua storia affonda infatti nelle sonnolente serate d’infanzia: quelle trascorse tra gli affetti, in famiglia, quando ancora ci si ritirava con lo spegnersi delle prime luci. In queste serate casalinghe ha preso forma la sua passione per la Settima Arte: l’ha ereditata dal nonno, con il quale si divertiva a guardare in Tv i grandi classici. Hitchcock, soprattutto.
Ed è lì che è incominciato tutto: la fascinazione per la scrittura, l’ambizione di andare negli States, il sogno di diventare sceneggiatrice. «Grazie a mio nonno, patito di film hollywoodiani, ho sempre associato la scrittura all’America», racconta Gaia Violo, «Appena ho potuto sono partita: ho iniziato per gradi, anche per non traumatizzare la famiglia. Ho frequentato prima il college a Londra, poi mi sono trasferita in America». Appena poteva passava però le estati in Italia: un po’ dai suoi, un po’ cimentandosi in esperienze formative e professionali, come la Summer School di sceneggiatura dell’Università Cattolica di Milano. Così oggi, a soli 28 anni, Violo è una delle poche sceneggiatrici italiane corteggiate dagli americani: ha firmato la serie Absentia di Amazon Prime Video e ora sta scrivendo, in team con altri autori, una nuova serie tv per Cbs. «Amo molto le storie cupe ma piene di speranza perché mostrano come la caduta non sia mai fine a sé stessa. Spesso viviamo con terrore il fallimento, come se fosse qualcosa di irreversibile, che ti definisce. Non è così. Anzi. Per crescere serve fallire».
Nella sua carriera, Violo ammette di aver dovuto «bere parecchia acqua, ma il ricordo è lieve perché c’era sempre qualcuno al mio fianco. Le conquiste non sono mai solitarie». A sostenerla ci ha pensato anche la fede: «Mi ha aiutato ad affrontare la solitudine: quando hai 17 anni e ti ritrovi su un aereo, in preda alla nostalgia, la fede è quella forza che ti permette di guardarti indietro senza per questo smettere di camminare avanti. Sai che non sei sola. Poi, certo, credere non è sempre facile: è un cammino personale, fatto di domande e momenti di crisi». Se il primo amore di Violo è stato il cinema, ora la nostra sembra attratta soprattutto da quel magma creativo rappresentato dalle serie: «In Tv puoi osare di più, i film invece hanno budget elevatissimi, pertanto gli studios sono meno disposti a correre rischi», spiega. «Inoltre, con l’avvento di Netflix, Amazon e Apple, la richiesta di storie è esplosa».